Intervista a Paolo Roversi: il Bukowski “de noi altri”

Leggere Paolo Roversi, sopratutto quando non sai assolutamente nulla di questo scrittore, ti fa entrare in un mondo letterario totalmente differente da quello fin’ora incontrato. Non c’è nulla di banale, nel suo modo di esprimere e di raccontare, ma nonostante ciò la semplicità e la capacità di dare ai suoi personaggi una dinamicità, tale da renderli “uno di noi” non è da sottovalutare.

 

Questo articolo non vuole essere una mera pubblicità di un libro o una recensione su quanto ho letto bensì, un’intervista sentita ad un autore, che ha fatto un salto di qualità riconoscendosi umile ed estremamente umano persino nella stesura delle sue storie. Il libro che ho letto s’intitola “Taccuino di uno sbronza” ed è un libro che rimanda alla figura Bukoskiana rivista all’italiana. Un certo Carlo Boschi, una sera, come addio al nubilato, si concede una di quelle ciucche colossali, che ti portano al camposanto oppure ti cambiano la vita, oppure ti fanno solo vedere quello che sei veramente ovvero, per quanto riguardo Paolo: il Bukowski “de noialtri”.

Ho incontrato e gli ho fatto qualche domanda.

 

Parlaci un po’ di te… da quanto tempo sei Paolo Roversi che scrive? Raccontaci da dove viene la tua passione e cosa ti da lo scrivere?

 

Il mio primo romanzo risale al 2006, s’intitola “Blue Tango” ed è una storia che ha come protagonista Enrico Radeschi, il mio personaggio haker che poi diventerà l’eroe di tanti romanzi. Ora siamo a quota sette (già pubblicati e disponibili nell’economica Feltrinelli) l’ottavo uscirà nella primavera dell’anno prossimo. La passione per la scrittura nasce dal fatto che “ho sempre scritto”. Sono stato giornalista, sono stato un cronista e ad un certo punto ho deciso che invece di raccontare le storie per gli altri (perché questo è quando fai il giornalista: qualcuno ti racconta e ti affida la sua storia e tu la trascrivi), avevo voglia di raccontare le mie di storie e da lì ho cominciato ad inventare Radeschi e tante altre storie…

 

Hai altre passione oltre alla scrittura?

 

Si, ho altre passioni oltre alla scrittura. Io sono quelli che molti chiamano “Nerd”, ovvero un appasionato di tecnologia, di quello che c’è di nuovo in quel mondo e che riguardano internet, i social network, per meglio dire mi piace molto tutto ciò che è collegato al computer.

 

Letture che ti ispirano? Libri che ti hanno cambiato la vita?

 

I libri che mi hanno cambiato la vita sono sicuramente quelli di Bukowski. Quando ho conosciuto il vecchio Buk (come lo chiamiamo noi appassionati) è scattata una scintilla in me. Quando avevo diciannove anni mi è capitato il suo primo romanzo tra le mani “Post Office” ed è stata una folgorazione. Non tanto per i temi che trattava, ma per il modo in cui scriveva e raccontava. Per la sua prosa, per la velocità di narrazione, insomma lui veramente mi portava dentro alla storia e mi ha fatto pensare: beh se ci sono autori come lui che sanno trasmettere tutto questo, la scrittura è un sogno da tentare.

 

Libri che ti hanno scosso la vita? In male ed in bene?

 

Una volta, quando avevo pubblicato diversi libri mi è capitato tra le mani “Il potere del Cane” di Don Wislow che secondo me è un capolavoro assoluto ho vacillato perché mi sono chiesto: “Se qualcuno è in grado di scrivere un romanzo così, wow, forse tutti gli altri dovrebbero aspettare a scrivere, o meglio dovrebbero scrivere quelli che sono così bravi.”Un’altro libro che mi è rimasto impresso è “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez. Questi libri sono due capolavori assoluti che ti lasciano un po’ senza fiato e ti fanno riflettere sul tuo modo di scrivere, ed è giusto che sia così, bisogna sempre porsi delle domande sulla propria scrittura e ovviamente andare avanti e fare sempre meglio.

 

Sei solo uno scrittore o ti occupi anche di altro?

 

Come ti dicevo sono un appassionato di tecnologia, per anni ho fatto il programmatore ed è una passione che continuo a coltivare in parallelo.

 

Oltre a “Taccuino di una sbronza” hai scritto molto altro…. Parlaci dei tuoi libri e del tuo ultimo lavoro?

 

Oltre a “Taccuino di uno sbronza” ho scritto altri dodici romanzi. Sono sopratutto romanzi gialli che è la mia grande passione. Ce ne sono sette con questo giornalista haker protagonista, Enrico Radeschi. Ne ho scritti altri due sulla mala di Milano che raccontano la vita del capoluogo negli anni 60, 70, 80 che sono “Milano criminale” e “Solo il tempo di morire” e un paio di thriller che ho pubblicato sempre con Sem edizioni che sono romanzi molto adrenalinici. Uno è “Addicted” da cui verrà tratto anche un film e l’altro è “Psyko Killer”.

 

Raccontaci del Taccuino, quella che ho recensito è una seconda edizione? L’hai rivista dalla prima?

 

“Taccuino di una sbronza” è un romanzo che è nato bene. E’ nato che era giu tutto apposto. Ha avuto però diverse stesure (perché è un romanzo che ha più di dieci anni) e dalla prima volta che c’ ho messo mano non è più cambiato. L’unica cosa che integra questa nuova edizione è la post fazione che vi invito a leggere perché racconta propria la genesi e l’amore per Bukowski.

 

Come scrivi un libro? Parti da un’idea? Parti dal finale? Hai già in mente storia ed eventi oppure scrivi come viene?

 

Sono uno che col tempo ha imparato che la scaletta è fondamentale. Innanzitutto ci deve essere un’idea forte, perché ogni romanzo parte da quella e quest’idea forte poi è corroborata ad una serie di domande che ti fai: “come svolgo?” “cosa succederà dopo?” “cosa accadrà?”. Da qui faccio una sorta di scaletta e quest’ultima provo a dividerla in capitoli, così quando comincio a scrivere ho già un percorso chiaro e corretto. Scrivere un giallo, sapendo già dove sono i colpi di scena e l’assassino alla fine aiuta parecchio.

 

Sei più Romeo o Carlo Boschi?

 

Romeo o Carlo? Mah, io direi che tutto sogniamo di essere Carlo ma in realtà siamo Romeo. Questa è anche un po’ la sintesi del romanzo. C’è sempre quello un po’ sopra le righe, scapestrato a cui tutti ci vorremmo un po’ ispirare, ma in realtà siamo altro.

 

Personaggio femminile in cui ti rivedi del Taccuino… Linda o Sara?

 

Mi rivedo in entrambe, perché quando scrivo cerco d’indossare i panni di tutti i personaggi di cui racconto, perché siano credibili. Per cui nel momento in cui raccontavo di Sara ero lei e nel momento in cui raccontavo di Linda ero Linda.

 

Tu, Paolo Roversi cosa diresti a Buk se avessi modo di incontrarlo… in una vita parallela?

 

Mah, a Buk non direi assolutamente niente, lo inviterei a bere una birra, e brinderei alla sua salute!

Ringrazio Paolo Roversi per avermi concesso questa intervista ed edizioni SemLibri per avermi fatto avere una copia gratuita del suo romanzo: “Taccuino di uno sbronza”