Lo Studio Ghibli e la rivoluzione sociale tramite la figura femminile

Hayao Miyazaki e la rivoluzione sociale tramite la figura femminile

Hayao Miyazaki, regista, animatore, sceneggiatore, fumettista e produttore che con oltre 50 anni di lavoro è diventato l’animatore giapponese più famoso al mondo. Un successo tutto legato all’animazione tradizionale, a tempi lunghi di narrazione che lasciano spazio al quotidiano. In questa cornice dove il tempo viene spesso scandito da pasti e interazioni sociali, che maturano con il tempo e permeate di rispetto reciproco fra i personaggi, si sviluppano tematiche molto attuali.

La figura femminile

Primeggia sugli altri sin da principio il ruolo della figura femminile che è sempre forte anche nelle sue fragilità ma soprattutto indispensabile per lo svolgimento della trama e l’esito finale della storia. Grazie ad un reale equilibrio fra i ruoli, in cui le figure femminili possono esprimere forza e perspicacia, anche le figure maschili possono rivelare il lato accogliente di condivisione in cui spesso sono la coerenza e la fermezza a caratterizzarli. E così che grazie al clima che si viene a creare fra pari nascono amori semplicemente bellissimi. Si tratta di amori: forti, coinvolgenti, unici e indissolubili anche quando rimangono platonici.

Il primo lungometraggio di Hayao Miyazaki è datato 1984 e vede come protagonista Nausicaa, la principessa della valle del vento. Una principessa che arriva volando su un aliante con una maschera antigas sul viso, l’unica che entra ed esce dalla foresta tossica con disinvoltura per carpirne i segreti e aiutare il suo popolo. Osserva e studia incessantemente per riportare la pace senza tralasciare mai di valorizzare le persone che la circondano. Infatti ogni singolo individuo viene trattato da Nausicaa come persona unica e indispensabile proprio come ogni altra creatura vivente. Il suo slancio di fiducia verso un mondo di pace le infonde il coraggio di affrontare una morte quasi certa dalla quale risorge venendo riconosciuta dal suo popolo come il cavaliere leggendario destinato a riportare prosperità ed equilibrio.

Un anno dopo l’uscita di Nausicaa della Valle del Vento viene fondato lo Studio Ghibli che a partire da il Castello nel cielo datato 1986 a oggi combatte gli stereotipi e porta all’attenzione problemi legati a: degrado sia sociale che ambientale a suon di principesse e ragazze sempre affiancate da una controparte maschile pronto tanto a sostenere quanto a essere salvata.

La naturalezza dell’emancipazione femminile è spiegata con una grande delicatezza in Kiki consegne a domicilio del 1989.

Azione resa possibile grazie ad un abile escamotage, lo spostamento del focus dall’idea di donna stereotipata a quello della figura della strega. Kiki è un’innocente e giovane strega di 13 anni che deve iniziare il suo percorso iniziatico trasferendosi per un anno in una città lontana da casa e dai propri cari. Inoltre nel lungometraggio si trovano vari paragoni, portati all’attenzione dello spettatore, fra Kiki e il suo essere stata cresciuta in modo libero e genuino, con le ragazze la cui intelligenza emotiva è stata messa da parte a favore del consumismo.

Equilibrio fra elemento “maschile” ed elemento “femminile”

Probabilmente lo stravolgimento della visione consueta fra maschile e femminile più forte che lo Studio Ghibli e stato capace di creare, sempre grazie ad Hayao Miyazaki,  è in la Principessa Mononoke, lungometraggio dato alle sale il 12 luglio 1997. San è stata cresciuta dai lupi è selvaggia, istintiva, una guerriera che non si fa scrupoli nel combattere gli uomini dei quali disprezza la cupidigia più di ogni altra cosa. La controparte di San è Ashitaka, un ragazzo gentile e riflessivo che si innamora di San. Grazie a lui San scopre che anche nel cuore degli esseri umani può esserci amore sincero anche se questo non la porterà a lasciarsi addomesticare: lei rimane sino alla fine la selvatica Principessa Mononoke, figlia dei lupi e protettrice della foresta.

Mentre in due fra i più famosi: La città incantata (luglio 2001) e Il castello errante di Howl (novembre 2004) la forza delle due protagoniste Chihiro e Sophie è una forza gentile della quale le protagoniste sono del tutto inconsapevoli. La loro forza viene vista e in qualche modo accompagnata dalle loro controparti maschili: Haku e Howl. Anche in questo caso, nonostante l’inconsapevolezza, sono le azioni delle protagoniste a salvare e rendere liberi i coprotagonisti maschili.

La città incantata è anche il lungometraggio che fa conoscere al mondo lo studio Ghibli e permette a Miyazaki di entrare ufficialmente nell’Olimpo dei registi. Si tratta del primo lungometraggio giapponese ad essere insignito sia del premio Oscar che dell’Orso d’Oro. C’è da puntualizzare però che ci sono molte storie, delle quali non abbiamo parlato, che sono più che degne di essere guardate e oggi facilmente reperibili anche su Netflix. Ne è un ottimo esempio Ponyo sulla scogliera dove Ponyo, una giovane e intraprendente creatura marina magica che in barba a sirenette, perdita di voce e arricciaspiccia disneyane, prende in mano la sua vita a soli cinque anni per inseguire il suo amore. Lo fa con l’impeto di una bambina usando la propria forza di volontà per farsi crescere braccia e gambe umane.