Le palafitte preistoriche oggi

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Se siete anche voi amanti della storia e delle scoperte archeologiche, avrete sicuramente, almeno una volta, desiderato respirare la stessa aria, la stessa atmosfera dei vostri antenati. Camminare in luoghi riportati alla luce dopo secoli di vita e toccare con mano la sensazione di essere per un momento catapultati in epoche diverse rappresentano il summit esperienziale per chi coltiva la voglia di viaggiare nel tempo, di vivere un’avventura nel passato, che è notoriamente il desiderio intimo, scottante , di chi ha la curiosità e l’intenzione di imparare dalla storia per vivere al meglio l’oggi. 

 

Il mondo delle fonti storiche ha materiale ricchissimo sul quale basarsi per ricostruire la storia dell’umanità e per restituirci la dimensione della grandezza dell’uomo che attraverso il tempo, ha modificato abitudini, culture, linguaggi, attrezzature e sfruttamento delle risorse, fino ad arrivare ad essere così perdutamente lontano dai suoi avi.

 

Tra le epoche più affascinanti, senza dubbio, troviamo la preistoria, che proprio per la sua lontananza, rende lo studio e i ritrovamenti di ciò che in quell’era si utilizzava, particolarmente attraente. Uno di questi sono le famose palafitte, le case degli uomini del neolitico.

 

Le “palafitte” erano antichissime case della preistoria: organizzate in gruppi o in villaggi, erano dunque, delle capanne sostenute da pali e dotate di una piattaforma lignea orizzontale che si erigevano direttamente su un lago, una palude, un corso d’acqua oppure sulla sponda di uno di essi. Come materiali da costruzione, oltre a pali di legno e tronchi d’albero, venivano impiegati paglia e canne. Vivere in villaggi come questi aveva diversi vantaggi: permetteva di adattarsi alle variazioni dei livelli dei corsi d’acqua o dei laghi, consentiva di rimanere vicino alle fonti di acqua e di cibo e di difendersi da nemici e animali selvatici. Le palafitte restituiscono quindi un’immagine precisa e dettagliata del mondo della prime comunità agricole dell’umanità.

 

Esistono oggi dei luoghi in cui sono state ritrovate testimonianze di queste antiche costruzioni: essi rappresentano delle vere e proprie fotografie di vita quotidiana, in quanto ci raccontano le pratiche agricole e di allevamento degli animali domestici degli uomini primitivi. Le palafitte sono ancora presenti oggi in Oceania e in alcune parti della costa dei Mosquito nel nord-est del Nicaragua, nel nord del Brasile, a sud dell’Asia orientale, in Nuova Guinea e in Africa Occidentale.

 

In Italia nelle Alpi, edifici simili, conosciuti come raccard, sono ancora in uso ma vengono utilizzati come semplici granai. In Inghilterra, i granai sono immessi su delle pietre chiamate staddle stones, che sono molto simili a delle palafitte, e sono elevati rispetto al terreno per evitare che topi e ratti arrivino al grano. I granai sulle palafitte sono anche una caratteristica comune in Africa occidentale, ad esempio, nelle regioni di lingua Malinke del Mali e Guinea. Tra le tipologie più note dai libri di storia, sono annoverate: la palafitta “su bonifica” (o semplicemente “Bonifica”) realizzata in sponda allo specchio o al corso d’acqua, su un’impalcatura appoggiata al terreno, e la “palafitta aerea”, eretta su impalcature aeree sospese sopra il pelo dell’acqua.

 

I siti archeologici dove si possono visitare le palafitte sono evidentemente, situati nelle immediate vicinanze di laghi o zone particolarmente umide, in ambienti caratterizzati da una grande abbondanza di acqua.

 

Le Palafitte oggi in Italia

 

Le aree archeologiche italiane sono una testimonianza degli insediamenti palafitticoli di comunità preistoriche databili tra il 5000 e il 500 a.C. e mostrano l’utilizzo di risorse terrotoriali e marine, rappresentativo della cultura risalente al periodo compreso tra il Neolitico e l’età del bronzo in Europa. In particolare, si trovano attorno al Lago di Garda e a quello di Varese, e dislocati in cinque regioni, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.

 

In Lombardia e più precisamente sul lago di Varese sono state identificate le strutture palafitticole più antiche, risalenti all’inizio del Neolitico, mentre nell’area del lago di Garda si trova la maggiore concentrazione di palafitte con più di 30 abitati dislocati sia sulle sponde del lago, sia nei bacini intramorenici. Piccole palafitte sono state rinvenute anche nei laghi alpini del Trentino-Alto Adige e nei bacini del Piemonte. 

Tante e splendide, quindi, le località italiane in cui è possibile immergersi nella cultura preistorica, a cominciare dal grazioso Isolino Virginia a Biandronno, nel Lago di Varese; aree archeologighe visitabili sono poi presenti a Polcenigo, Desenzano del Garda, Manerba del Garda, Peschiera del Garda, Muscoline, Piadena, Cavriana, MonzanbanoCadrezzateAzeglio e Viverone, Arona, Ledro, Fiavè, Peschiera del Garda, Cerea e Arquà Petrarca presso il Laghetto della Costa. Gli insediamenti sono stati iscritti nella lista del Patrimonio mondiale in quanto rappresentano un gruppo unico eccezionalmente ben conservato di siti archeologici culturalmente ricchi, che costituiscono una delle fonti più importanti per lo studio delle prime società agrarie della regione.

I villaggi di palafitte dell’arco alpino presentano tipologie strutturali che, anche se identificabili su un modello unitario, si diversificano sia per il posizionamento della struttura sia per le tecniche di costruzione che a loro volta variano in base alle caratteristiche dei terreni, del clima e delle specifiche esigenze degli stanziati. 

Indubbiamente oltre a questi magnifici e suggestivi edifici, a rendere importanti questi luoghi è stato anche il rinvenimento di frammenti di vasellame, punte e lame e altri utensili particolarmente utili alla documentazione delle attività degli abitanti delle palafitte. Lo scavo dei siti palafitticoli, quindi, oltre alla puntuale analisi degli abitati ha consentito anche il recupero di numerosi reperti, spesso in ottimo stato di conservazione (pettini in osso, ambre, aghi e arnesi per la tessitura, zappe, aratri, resti di cibo, statuette votive, crogioli, asce, punte e lame), che testimoniano le abitudini e le attività praticate dall’uomo preistorico europeo e contribuiscono alla individuazione delle influenze e delle contaminazioni culturali tra diverse aree regioni continentali.

 

Un sito speciale

 

Esiste un luogo, in Trentino, bello e affascinante come tutti gli specchi d’acqua che appartengono a questo incredibile territorio. Il lago di Ledro è caratterizzato da uno splendido celeste delle acque e dal panorama naturale che lo circonda tutto intorno.

 

Eppure, questo luogo, ha nascosto per secoli un affascinante segreto: le fondamenta di un villaggio di palafitte risalente all’Età del Bronzo. Se vi state chiedendo come si viveva 4000 anni fa, una visita nella Valle di Ledro potrà darvi le risposte che cercate. Qui le palafitte, ora patrimonio Unesco, abbracciano le acque cristalline e color cobalto del lago. Le palafitte sono state scoperte solo nel 1929, in seguito ad un abbassamento del livello del lago dovuto ai lavori per la costruzione della centrale idroelettrica del Ponale. Fu però il successivo abbassamento del livello lacustre, che si verificò intorno al 1936, a portare alla luce l’intero villaggio suscitando l’interesse della comunità archeologica internazionale.

 

Le Palafitte di Ledro rappresentano oggi una delle testimonianze palafitticole più importanti d’Europa, riconosciute nel 2021 come Patrimonio Mondiale dell’UNESCO insieme ad altri 110 siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino. Il villaggio è oggi diventato un vero e proprio percorso didattico alla scoperta del mondo di 4000 anni fa. Le strutture, va detto, sono state ricostruite e, oltre a conservare i reperti e gli utensili dell’epoca del bronzo, svolgono la funzione di contenitori tematici. Esiste, infatti, la capanna dello sciamano, quella dell’artigiano e quella del capovillaggio. Tutte mostrano attraverso reperti dell’epoca del Bronzo, -tra i quali frecce, archi e altri utensili, -com’era la vita all’interno della comunità.

 

Adiacente al villaggio, è stato costruito un museo, oggi sezione territoriale del Muse: qui sono esposti tutti i reperti trovati nei pressi delle palafitte durante gli scavi effettuati negli anni. Ceramiche, stoviglie, strumenti per la caccia, per la pesca e l’agricoltura mostrano le abitudini dei nostri antenati. Il Consorzio Turistico della Valle di Ledro organizza oggi tantissime attività in questa zona e in passato ha anche offerto la possibilità, attraverso un concorso, di dormire nelle palafitte o di assaporare una cena preistorica.

 

In conclusione, se l’era moderna vi sta stretta e sentite il bisogno di allontanarvi da virus pandemici e didattica online, potete -almeno leggendo questo articolo, in attesa di tempi migliori adatti a viaggiare- prendere una boccata d’aria non inquinata, così come certamente lo era nella preistoria.


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