fonte foto: Milano Guida
A soli 25 km da Milano e a due passi dal fiume Ticino, sorge Robecco sul Naviglio. Una piccola città piena di storia ed avvolta tra i miti e le leggende locali. Con poco meno di 7000 abitanti, si trova su uno dei cinque Navigli più importanti, per giunta il più antico.
Un po’ di storia
Conosciuto come luogo ideale in cui i nobili milanesi soggiornavano nelle loro lussuose residenze estive, in realtà le sue origini risalgono all’antica Roma. Infatti, era un accampamento romano il cui scopo era controllare il fiume e tutti i guadi. Un primo vero nucleo abitato lo vedremo sorgere solo dopo il XII secolo, quando il Naviglio Grande fu scavato. Questo nonostante i numerosi abbattimenti di fortezze circostanti voluti dall’imperatore Federico II, intento ad assediare Milano.
Di lì a poco, Robecco sarebbe diventata un vero e proprio paradiso per signori. Il luogo ideale in cui costruirsi la propria villetta estiva e dare vita a dei latifondi davvero redditizi. Alcune famiglie che lì vi costruirono residenze furono i Barzi, i Borromeo, i Casati e i Pietrasanta. Un ruolo centrale tra questi lo ebbe il cardinale Carlo Borromeo, che durante la peste del 1576 (e non solo) fece da mediatore tra le varie faide che si erano venute a creare tra i nobili locali. Intanto, il borgo, diventato comune, continuava a crescere, e nel corso dei secoli andava inglobando anche il comune di Lugagnano e il Castellazzo de’ Barzi, oggi “ridotto” a frazione di Robecco.
Nel Novecento, purtroppo, come molte altre città italiane, Robecco fu teatro di rappresaglie e di massacri da parte dei nazifascisti. Tuttavia, nel 1978, il borgo ha potuto godere di una finestra sull’Italia grazie al film di Ermanno Olmi L’albero degli zoccoli. Questo fece sì che buona parte della cittadina fosse “ricostruita” e fatta tornare all’antico splendore.
Il borgo e le leggende
Un altro motivo per cui Robecco sembra essere conosciuto è per via delle leggende locali che sono arrivate fino a noi. Una di queste riguarda proprio il cardinale Borromeo. Infatti, si dice che egli, molto malato, si stava dirigendo da Arona verso Milano su di una chiatta. Sarebbe morto il giorno stesso, anziché il seguente, se non si fosse fermato all’Antica Osteria del Ponte. Qui poté riposarsi e gli fu dato un magico intruglio di erbe e sali che gli avrebbero consentito di sopravvivere ancora, fino al suo arrivo in quel di Milano.
Fonte: Milano Guida
Cosa vedere a Robecco sul Naviglio
L’attrazione principale di Robecco sono senza ombra di dubbio le ville e i palazzi nobiliari. Ce ne sono almeno nove, uno più bello dell’altro. E non solo: non mancano architetture religiose e altro ancora, come il centro storico assolutamente suggestivo! Comunque, ne citeremo solo alcuni per ragioni di “spazio”.
Uno dei palazzi più belli è senza ombra di dubbio il Palazzo Archinto, conosciuto anche come Castello, voluto dall’omonimo nobile banchiere Carlo Archinto. Probabilmente doveva essere molto più bello di quanto non lo sia già oggi: il signore, infatti, aveva fin troppe manie di grandezza e forse sognava una dimora assai più sontuosa. Un complesso di quattro palazzi con un nucleo centrale molto più grande e un vasto ambiente semicircolare che doveva accogliere le carrozze. Purtroppo, però, egli finì in bancarotta e non poté ultimare, dunque, il suo grande progetto. Tuttavia, possiamo comunque ammirare uno dei quattro edifici del magnifico progetto.
La villa più grande e più suggestiva rimane comunque Villa Gaia, conosciuta altrimenti come Villa Borromeo Visconti Biglia Confalonieri Gandini. Fu costruita sopra i ruderi di un forte medievale e al suo interno vi sono ben tre cortili, un giardino all’inglese e numerosi affreschi cinque e settecenteschi. I suoi interni conservano una miriade di arredi e ornamenti che vanno dal Rinascimento al XVIII secolo, e come se non bastasse vi è anche un grosso scalone d’onore, che in passato fungeva da rampa per cavalli.
Costruita sempre su un fortilizio altomedievale, la Villa Gromo di Ternengo. Ha una forma a U e presenta un grande cancello monumentale, un cortile d’invito molto lungo, un portico e un belvedere che si affaccia sull’immenso giardino di ben 16 ettari. Accanto alla villa si possono ammirare una rimessa per carrozze, una limonaia e, nei pressi della corte, i ruderi di un torrione che fu riconvertito in colombaia.
Abbiamo poi la Villa Terzaghi, considerata “la più eccentrica”. Infatti, rispecchia in pieno lo stile barocchetto lombardo. La villa è divisa in due parti: la casa nobile e l’area destinata ai servi, situata presso dei cortili rustici. Architettonicamente è divisa in tre parti, in cui al centro sorge un piccolo portico. Pare che accanto all’edificio sorgesse una piccola cappella, ma di essa rimangono solo dei muri, in quanto fu bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale.
Infine, la Villa Dugnani (nome completo: Villa Cittadini Dugnani Benini Bossi). Un caso particolare poiché rispetto a tutte le altre ville è costituita da dei rustici “protetti” da un muro di cinta che fa da terrapieno. Inoltre, è costruita interamente in mattoni ben in vista. Eccetto per un delizioso porticato che si affaccia sul Naviglio. Porticato che ci consente di accedere anche al giardino rialzato.
Oltre alle ville, vi è un particolare monumento che rende Robecco una cittadina assai singolare. Sto parlando del Ponte degli Scalini, costruito nel XIX secolo per collegare due contrade locali, quella di San Girolamo e quella di Brisa. Fu eretto a sostituzione di un vecchio ponte galleggiante che veniva preparato in occasione della tradizionale processione a San Giovanni Battista, patrono del borgo.
Fonte: Milano Guida
Una volta esplorato questo borgo suggestivo, sappiate che nelle immediate vicinanze potete trovare le località di Magenta, di Corbetta e di Abbiategrasso. In più, approfittate della distanza irrisoria con la grande città di Milano. Un giro nella “capitale della moda e dell’economia” non fa mai male!
Classe 1996. Sono appassionata di molte cose, tra cui la fotografia.
Nasco in un borgo del Centro Italia e quando ne ho la possibilità faccio dei piccoli viaggi (o gite fuori porta, come preferite) nei luoghi più disparati della mia terra, ossia proprio l’Italia Centrale.
Quella di Hermesmagazine è la mia prima esperienza in assoluto da pubblicista; dietro le quinte ho curato, insieme ad altre persone, i testi di alcuni articoli per il sito leviedelcinema.it (Rassegna del film restaurato che si tiene non molto lontano da casa mia). Nel tempo libero gestisco una piattaforma personale in cui ho catalogato i miei scatti in giro per il Centro Italia (e non solo) e in cui scrivo qualcosa riguardo i miei spostamenti.