Comfort food. Molti di voi si chiederanno cos’e. In effetti è un argomento poco trattato, ma al quale tutti noi siamo legati. Il comfort food è un alimento, a cui ognuno di noi attribuisce un valore consolatorio. Che possa trattarsi di un pezzo di cioccolato, di una pizza o di uno spaghetto con i frutti di mare. Non importa quale sia, l’importante è che in un attimo possa confortarvi e farvi riprendere da una brutta giornata o da un periodo no.
La maggior parte delle persone quando ha problemi, o sta attraversando un periodo decisamente negativo, sfoga sul cibo. Il cibo consolatorio, l’unico che ci sarà sempre nel momento del bisogno. Ebbene, in seguito ad una ricerca è emerso che in realtà il comfort food è diverso a seconda delle persone. Sicuramente cioccolata, pizza e patatine fritte sono tra i comfort food che riscuotono maggior successo. Probabilmente perché si tratta di cibi che rendono felici un po’ tutti. Infatti, secondo uno studio psicologico questi alimenti possono attivare nel cervello umano il sistema di ricompensa, che dà gratificazione e un senso temporaneo di elevazione emotiva. Come già accennato, però, ognuno ha il proprio comfort food del cuore: c’è chi alla pizza e alle patatine fritte preferisce salsicce e friarielli, pasta al forno, zuppa di pesce, gelato. Ognuno ha un proprio comfort food al quale è legato e al quale attribuisce anche un valore sentimentale e talvolta nostalgico.
Da dove deriva in termine?
Il termine Comfort Food probabilmente fu coniato nel 1966, quando fu pubblicato un articolo sull’obesità sul Palm Beach Post. Qui era riportato:
“Quando gli adulti sono sottoposti a un forte stress emotivo, consumano quello che potrebbe essere chiamato comfort food, ovvero del cibo che per loro ha una forte correlazione con la sicurezza dell’infanzia, fra cui l’uovo in camicia che preparava la mamma per loro o il famoso brodo di pollo”.
Negli Stati Uniti, ancora oggi, il consumo di comfort food è visto come risposta allo stress emotivo e quindi una delle principali cause dell’obesità.
In realtà, in Italia seppure ci siano casi di obesità, il comfort food è visto realmente come cibo consolatorio, qualcosa a cui ricorriamo per sentirci meglio, una coccola che scalda il cuore nei momenti tristi della nostra vita.
Marcel Proust nel suo romanzo “Alla ricerca del tempo perduto” descrive perfettamente quali siano gli effetti nostalgici e consolatori, che hanno alcuni alimenti:
«Sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii. Un delizioso piacere m’aveva invaso e subito m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita… non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale.»
Amante della scrittura e del cibo. Scrivo da quando ho memoria, mangio più o meno da sempre. Giornalista Pubblicista dal 2017, con la nascita di Hermes Magazine ho realizzato un mio piccolo, grande sogno. Oggi, oltre a dedicarmi a ciò che amo, lavoro in un’agenzia di comunicazione come Social Media Manager.