Renato Zero: la leggenda della musica italiana

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Il vero nome di Renato Zero è Renato Fiacchini

 

Considerato come un meritevole “cantattore”, per le sue note capacità istrioniche e chansonnier dalle grandi potenzialità, nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato 43 album di cui 30 in studio, 8 live e 5 raccolte ufficiali.

 

Ha scritto complessivamente più di cinquecento canzoni (di cui molte, ad oggi, sono inedite), affrontando tematiche disparate, oltre che numerosi testi e musiche per altri interpreti. È uno dei cantautori italiani più popolari e di maggior successo.

Renato Zero è l’unico artista ad essere riuscito ad avere album al numero 1 della classifica italiana in cinque decenni diversi (anni 70,80,90, 2000 e 2010). In tutta la sua carriera, Zero è stato 48 settimane al primo posto della classifica italiana.

 

Ma percorriamo dall’inizio la sua storia.

 

Una breve biografia

 

Nacque il 30 settembre del 1950 da Ada Pica, infermiera e Domenico Fiacchini, poliziotto. Al lieto evento però, seguì subito un problema di salute. Il piccolo Renato era affetto da  una forma di anemia emolitica neonatale che lo costrinse a subire  una trasfusione completa di sangue. Si legge che  proprio in seguito a questo trauma, il bambino e poi ragazzo, probabilmente influenzato dalla preoccupazione dei genitori per la sua salute, abbia sviluppato un morboso attaccamento alla vita, di cui per altro, ha fatto un capolavoro che rimarrà alla storia. 

 

Dopo le scuole medie decise di intraprendere un percorso artistico iscrivendosi all’Istituto statale Rossellini di cinematografia e televisione. Al terzo anno però interruppe gli studi e fece prevalere uno spiccato spirito imprenditoriale iniziando a vivere del suo talento. Da autodidatta, coltivò le passioni della musica, del ballo, canto e recitazione, le stesse che lo hanno reso quell’artista eclettico che conosciamo.

 

I primi passi nel mondo della musica furono, però, stentati: incise il primo 45 giri Non basta mai. In mezzo ai guai, prodotto da Gianni Boncompagni nel 1967, ma vendette solo 20 copie e fu un flop clamoroso.

 

La prima apparizione sul palcoscenico risale al 1968, quando partecipò come concorrente al Beat Raduno. In questa occasione, conobbe altri artisti del momento come Loredana Bertè e Mia Martini, che divennero sue grandi amiche e colleghe. E’ da qui che nacque il suo personaggio: travestimenti, ballo e canto in show che cominciarono ad animare la vita notturna romana, erano, tuttavia, apprezzati ancora solo da poche persone.

 

Le origini del suo pseudonimo

 

La frase che più spesso si sentiva ripetere, infatti, era “Sei uno zero”, e così, forse per un sentimento di rivalsa e scaramanzia, scelse Zero come pseudonimo. Mai scelta fu così fortunata, perchè presto iniziò la sua scalata al successo.

 

Negli anni ’70 ci fu la consacrazione della sua identità artistica. Parrucche, paillette, tanta cipria bianca sul volto lo resero un personaggio unico. Fu quello il momento di pezzi come “Mi vendo” e “Il cielo”.

 

Successi televisivi in Rai e numerosi album contribuirono alla sua affermazione, ma negli anni ’80 arrivò una profonda crisi: il lavoro discografico “Zero” non riscosse consensi.

 

La nascita dei Sorcini

 

In seguito, però, negli stessi anni, nacque il fenomeno dei “Sorcini”, l’appellativo usato da Renato Zero per chiamare i suoi fan. Il nome è dovuto ad un’espressione utilizzata dal cantautore durante un inseguimento in motorino da parte di una folla di ammiratori. Alla vista di tante persone dietro di lui, Renato Zero esclamò in dialetto romano “sembrano tanti sorci” e dal quel momento i suoi fan vennero chiamati sempre così.

 

La ribalta

 

Nel 1991 tornò sul palcoscenico, scegliendo quello di Sanremo, con il brano Spalle al Muro, scritto da Mariella Nava, e la sua esibizione si concluse con uno standing ovation. Guadagnò il secondo posto nella classifica finale, dopo quello vincitore di Riccardo Cocciante, “Se stiamo insieme”

 

La canzone Spalle al muro descrive il lento declino dell’età ed in particolar modo la critica che la gioventù moderna fa all’anzianità. La parola più presente infatti, nel testo, è “vecchio”, quasi a sottolineare la poca considerazione che si ha della persona non più giovane. Il brano  fu inserito nell’album dal vivo Prometeo e stampato su vinile anche come singolo promozionale.

 

I successi
 
 

Il cielo (1977)

Fa parte del quarto disco “Zerofobia”. Il cielo è stata reinterpretata nel 1995 da Fiorello e dalla grandissima Mina nel 1999 nell’album Mina n°0.

 

Triangolo (1978)

E’ una delle più celebri canzoni del cantautore italiano pubblicata nel 1978 e inserita nel quinto album, Zerolandia. Il brano deve la sua notorietà alla grande presenza di frasi ambigue e alla trasgressività del testo.

 

Nei giardini che nessuno sa (1994)

Fa parte dell’album “L’imperfetto”, pubblicato nel 1994 e che ha venduto oltre 350.000 copie. “Nei giardini che nessuno sa” è uno dei singoli più amati e conosciuti del cantautore.

 

I migliori anni della nostra vita (1995)

E’ una canzone scritta da Maurizio Fabrizio e dal paroliere Guido Morra e cantata da Renato Zero nel 1995. È tratta dall’album “Sulle tracce dell’imperfetto”. Renato Zero l’ha inserita quasi sempre fra le canzoni di chiusura in tutte le tournée svolte dal 1996. “I migliori anni della nostra vita” Molti artisti italiani ne hanno fornito una versione personale, fra questi Riccardo FogliMinaMango e Umberto Smaila.

 

Cercami (1998)

E’ stato il secondo singolo estratto dall’album “Amore dopo amore”, pubblicato a giugno 1998 e rimasto per otto settimane nella top 20 delle classifiche radiofoniche italiane. “Cercami” ha venduto oltre 15mila copie aggiudicandosi il Disco d’oro

 

Noi di Hermes Magazine abbiamo pensato di festeggiare il 70esimo compleanno di  Renato Zero con  questo articolo, che vuole essere un omaggio alla sua arte, alla sua genialità, al suo indiscusso talento. Ma lui l’ha pensata più in grande, dato che non è certo il tipo da far passare un tale evento in silenzio.

E’ in cantiere, infatti, un grande progetto che ovviamente vede al centro la sua passione più sfrenata: la musica. Un progetto monumentale con tre album pubblicati in tre tempi diversi e ad un anno di distanza da “Zero Il Folle”, ultimo progetto discografico della sua carriera. Come anticipato da “Il Messaggero”, i tre album saranno un seguito proprio di “Zero il Folle” e di “Zerovskij”, concepito per i 50 anni di carriera. La scelta di proporre tre nuovi capitoli della sua storia artistica  nasce dalla necessità di non interrompere un percorso creativo che accompagna la sua “fervida immaginazione

 

Il primo album sarà pubblicato il 30 settembre (giorno del suo compleanno) Il viaggio proseguirà con il rilascio del secondo disco il 30 ottobre e si concluderà il 30 novembre con un’altra uscita. La produzione dell’album dovrebbe essere affidata a Phil e Numa Palmer, così come hanno dichiarato in una recente intervista.

 

Renato Zero ha annunciato il suo ritorno con un tweet:

STO ARRIVANDO! Questa volta mi sono fatto in tre, pur di non lasciare pause inutili alla mia fervida immaginazione. E il vostro cuore non ha mai smesso di pulsarmi accanto. 3, 2, 1, ZERO e la favola continua…”.

 

Auguri Renato, buon compleanno.


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