Il recente decreto stipulato il 26 ottobre, ufficializzato dal Presidente Conte per contrastare l’espandersi dell’epidemia Covid-19, ha imposto in tutto il territorio nazionale la chiusura obbligatoria di teatri e cinema, per il momento fino al prossimo 24 novembre (salvo ulteriori complicazioni che potrebbero prolungarne lo stop). La drastica decisione é stata accompagnata anche dall’obbligo per tutti gli esercizi commerciali di chiusura anticipata alle ore 18.00, ai danni ovviamente, per la maggior parte, di ristoranti, bar, pub che si stanno ora mobilitando per consegnare a domicilio i propri prodotti.
La decisione sta ovviamente facendo ampiamente discutere: se da un lato la nuova ondata di contagi sembra inarrestabile, visti i numeri in costante incremento delle ultime settimane, dall’altro lato esercenti ed imprenditori vedono loro negata una importante possibilità di guadagno. A questo proposito si stanno verificando, in numerose città italiane, manifestazioni e sommosse sotto forma di protesta contro il governo (a Napoli, Roma e Torino i casi più eclatanti). Inoltre, alcuni esercenti si stanno opponendo alla decisione del governo, in quella che può essere considerata una forma di “disobbedienza dal basso, che ha il sapore della resistenza” (come titola Repubblica), mantenendo infatti aperto il proprio esercizio sfidando apertamente le normative del governo.
É questo il caso del Multiplex Fasano di Taviano, in Salento, che non sembra intenzionato a chiudere la propria sala cinematografica, anche a costo di ricevere pesanti multe. Il gestore ha dichiarato a Repubblica: “Non esistono evidenze scientifiche di focolai da Covid-19 dovuti a cinema e teatri, che sono da sempre luoghi sicuri: viene garantita la distanza di sicurezza, l’uso delle mascherine, la sanificazione dei posti a sedere ed il continuo ricambio d’aria. Abbiamo deciso quindi di adottare un comportamento di disobbedienza civile e terremo aperto il cinema fino a quando non vi sarà una chiusura forzata. Noi resteremo aperti perché il cinema é una forma di evasione e di arte che garantisce intrattenimento e apporto terapeutico in un periodo di forte stress psicologico generale.”
Ad accompagnare questa discussa decisione, tutto il mondo dello spettacolo italiano, a partire da attori, musicisti, ballerini fino a addetti o gestori di sale cinematografiche o addirittura occupati nei circhi e nei luna park, stanno protestando animatamente: negli ultimi giorni, in migliaia si sono riversati in strada in diverse città italiane per manifestare il proprio disappunto contro il DPCM, richiedendo a gran voce, per tutti coloro occupati nel settore della cultura, ammortizzatori che possano essere resi disponibili fino al termine dell’emergenza globale, reddito di continuità garantito ed una stabilizzazione del posto di lavoro dei precari.
Il clima sociale a livello generale in Italia non é quindi certamente dei migliori: tutto il Paese é ora in attesa di ricevere ulteriori informazioni nelle prossime settimane e direttive da parte del Governo.
Nato ad Udine e studente di Comunicazione, Tecnologie e Culture digitali all’Università La Sapienza di Roma. Appassionato di cinema, serie tv, sport ed attualità. Con esperienze pregresse per 4 testate giornalistiche, il mio sogno è intraprendere un percorso di giornalismo internazionale.