Bodypainting: dipinti che prendono vita

Fotografi:Andrea Gasparotti, Henk Van Rijssen, Andrea Maggiolo, Enrico Uboldi, Andrea Melato.

Si pensa all’arte come ad un quadro statico o ad un opera messa lì per raccontare una storia, una storia che prenderà vita nella mente delle persone. Ma se invece, ci fosse un modo per rendere l’arte un qualcosa di fluido e in movimento, come? Attraverso un corpo, o meglio attraverso il bodypainting. A parlarcene sarà Diana Verona, artista di scena e visiva. 

Inizia con il raccontarmi chi sei, da dove vieni e quali sono le tue passioni, al di là del tuo lavoro.

“Naomi, grazie, ed eccomi! Sono un’artista di scena, e visiva…ma a tal proposito credo svelerò qualcosa di più qualche domanda più avanti…Sono nata a Brescia e vivo a Gussago. Le mie passioni sono semplicemente il mio lavoro…ma proverò ad essere più esaustiva. Sono affascinata da molte forme d’arte, soprattutto quando si manifestano con carisma e personalità, in particolar modo amo l’universo pittorico, scultoreo, fotografico, teatrale e scenografico. Difficile essere precisa…ciò che muove la creatività è molto vasto e poco misurabile.” 

 In che cosa consiste esattamente il tuo lavoro?

“Interpreto ed esprimo racconti epidermici, creando performance danzate, attraverso il mio corpo interamente dipinto. È l’arte del bodypainting e del teatro-danza che si fondono.”

 A che tipo di clientela ti rivolgi?

“Principalmente agenzie di spettacolo, per produzioni ed eventi aziendali, concerti, manifestazioni ma anche videoclip, rappresentazioni teatrali, spot tv…”

Hai fatto un percorso formativo specifico per acquisire le competenze necessarie? Cosa ti ha portata a fare quello che fai?

“Nasco con la passione del disegno della pittura e della ginnastica artistica, porto avanti parallelamente i miei studi fino a formarmi in entrambi i canali, quello atletico e quello artistico. Mi diplomo all’istituto d’arte e poi mi laureo in belle arti, dopodiché porto a termine anche i miei studi atletici conseguendo il diploma professionistico performativo nel mondo del musical. Grazie alle competenze acquisite incomincio a lavorare in primis nel settore dello spettacolo. In questo ambiente comincio a prestarmi come truccatrice per i colleghi performer, e mi si aprono le strade del face & bodypainting…”

Come viene percepito il tuo mestiere? È inusuale o abbastanza diffuso?

“Direi inusuale, conosciuto da tutti come “trucco” o “make up”, ma sviluppato in maniera cosi esponenziale da ricoprire interamente il corpo, ogni singolo centimetro di pelle. Fa parte della sfera pittorica, ma è mediaticamente di nicchia, nonostante da 22 anni coinvolga artisti da 50 paesi del mondo in un festival che celebra la pittura su corpo denominato “world bodypainting festival” ed al quale prendo parte attivamente da 5 anni come model performer.”

Le persone sono diffidenti oppure reagiscono con entusiasmo quando scoprono che lavoro fai?

“Non ho mai incontrato reazioni di diffidenza, anche se il corpo è interamente vestito…di solo colore, ho sempre ricevuto espressioni di stupore, sguardi affascinati, interesse nello scoprire questa arte tanto immortalata da sapienti occhi fotografici, quanto affascinante nella sua natura del live action.”

Hai avuto a che fare con persone particolari a causa del tuo lavoro? Raccontami qualche episodio divertente.

“Posso dire di aver incontrato i più disparati soggetti, ho fatto conoscenza con personalità bislacche, e sono sempre immersa da menti estrose, canalizzatissime nella propria dimensione creativa che talvolta sembra essere senza fine. Troppe da raccontare, alcune super impegnative e per le quali non basterebbe un’intervista scritta…ma restiamo in leggerezza…Un’esperienza simpatica è stata conoscere un personaggio insolito, sulla settantina, interamente nudo e coperto solo da un mini gonnellino home made, che aggirandosi con una macchina fotografica abbastanza retrò, da buon ospite del festival mondiale di bodypainting, scattava estasiato ogni millimetro colorato dell’evento, con gli occhi sgranati e un sorriso stampato da una vita che sapeva di figlio dei fiori. Si fermava ti guardava, non parlava, annuiva, gesticolava, indicava col dito indice le parti del tuo corpo dipinto che trovava interessanti e ti chiedeva con garbo di poterle scattare, sempre senza fiatare ma con gli occhi pieni di orgoglio per i suoi click. Ormai era un personaggio conosciuto dell’evento.”

Ti è capitato invece di sentirti a disagio a causa di un cliente?

“No, non che io mi ricordi…ma me lo ricorderei se fosse accaduto…sicuramente una regola fondamentale è sentirsi a proprio agio con il proprio corpo, focalizzare l’attenzione sul concept e la performance proposta, che è esattamente l’intento con il quale un professionista di spettacolo dovrebbe affrontare ogni ingaggio lavorativo. Dico dovrebbe, perché chiaramente come in ogni ambiente, c’è sempre chi va oltre la linea di confine.”

Questo tipo di attività ha un buon riscontro economico?

“Non sempre, dipende dal contesto, dall’azienda, dall’entità dell’evento, dal focus che il datore di lavoro sceglie di dare al tuo ingaggio…o più semplicemente a volte si tratta del valore che viene dato all’ingaggio in relazione alla conoscenza che il datore di lavoro stesso ha delle dinamiche che concorrono alla realizzazione step by step di un bodypainting. Ad esempio, non tutti sanno che un bodypainting integrale richiede circa 7 ore di lavoro no stop, se eseguito da un professionista specializzato. Così come la realizzazione di una performance danzata richiede studio musicale, ore di montaggio, prove, creazione coreografica ecc.…”

Cosa consigli a chi vorrebbe intraprendere la tua carriera lavorativa?

“Di avvicinarsi principalmente per passione, per scoprire quanto valga la pena impegnarsi con serietà, e per conoscere i tempi, la tenuta fisica richiesta, il lavoro di posa artistica sugli scatti fotografici, le performance, lo studio coreografico e interpretativo, il video, sul quale spesso sono richieste abilità di improvvisazione in base al tipo di location nella quale sei chiamato a performare…o banalmente il fatto di soffrire più o meno il caldo a livello estivo o autunnale… il controllo della sudorazione, l’allenarsi a tenere la pipì…e la doccia di almeno mezzora, (quando non hai accessori in lattice o applicazioni prostetiche) tutti aspetti che, se ami ciò che fai, valgono tutto il sacrificio necessario anche in capo al mondo!

Ma è anche giusto conoscere, sapere a cosa si va incontro, e spronare a provarci, sempre!”

Se tornassi indietro, sceglieresti ancora di fare questo mestiere?

“Si diecimila volte si, senza esitazione alcuna. Indescrivibile l’opportunità che dona tutto questo “teatro visuale”, consapevole di essere sempre me stessa, ma ogni volta con un nuovo colore una nuova forma un nuovo essere da interpretare qui e ora. La fantastica storia di un racconto epidermico fruibile agli occhi di un pubblico eterogeneo.”

La pandemia attualmente in atto ha modificato in qualche modo il tuo lavoro?

“Si chiaramente (e purtroppo) ho interrotto il lavoro di bodypainting in quanto trattasi di contatto stretto tra artista e modella, inoltre pennelli accessori spugne applicazioni vengono assolutamente e costantemente a contatto. Tra le altre cose, perché un lavoro di bodypainting integrale avvenga in maniera esaustiva, è fondamentale che il make up del viso non sia coperto dalla mascherina.

In compenso il mio lavoro non si è mai fermato in quanto sono fondatrice e direttrice artistica di una realtà associativa che forma atleti danzatori acrobati, anche di livello agonistico. Ma di questo magari avremo occasione di parlarne poi, chissà, magari in una prossima intervista…”

Dove possiamo trovarti? Segnala eventuali pagine social e siti

“Sono presente su instagram come @dianaverona ed @asddlight

Su facebook @dianaveronaartista ed @asddlight

Ho un sitoweb, www.asddlight.it oppure www.acrodance.it ,di cui, in particolare alla pagina “performance” si può visionare una presentazione fotografica di una selezione di bodypainting.”