Ben ritrovati mie cari impasticcati e bentornati alla seconda pasticca letteraria sul nostro Nicolai Lilin. Se vi siete persi la prima correte subito a leggerla e poi successivamente tornate qui, per poter approfondire due libri dello scrittore in questione. Uno l’ho letto su gentile concessione di Biscotto, l’altro è ancora in fase di lettura, ma secondo me, merita un approfondimento doveroso in questo ultimo periodo storico.
Educazione Siberiana, come cresce un criminale
Con “Educazione siberiana” edito da Einaudi nel 2009), Nicolai Lilin, a soli 29 anni, raccontava la sua vita a tratti straordinaria, a tratti difficile, diversa per codici e stili da noi occidentali. Il luogo in cui è ambientato il libro è la Transnistria, regione poco conosciuta dell’ex Unione Sovietica, vicino alla alla Moldavia, autoproclamatasi indipendente dalla Russia nel 1990, ovvero dopo la caduta del muro di Berlino.
Dove ci troviamo?
Di questo paese si conosce ben poco perché sembrava una regione inesistente visto che formalmente non era riconosciuta dal alcun Paese – al contrario di altre entità fuori ONU fu l’unico Stato a regime socialista a porre la falce e il martello nella bandiera nazionale. L’ambientazione perfetta per la storia sconcertante e, per certi versi affascinante narrata tra le pagine di questa “autobiografia”.
“C’è chi si gode la vita, c’è chi la soffre, invece noi la combattiamo”.
Urca Siberiani
La trama
Nicolai “Kolima” nasce e vive a Bender, la capitale della Transnistria, nel quartiere Fiume Basso, secondo la tradizione siberiana, dove il codice d’onore degli abitanti è regolato da un’educazione di tipo criminale. L’educazione siberiana è, secondo il nostro punto di vista, un ossimoro: criminali onesti. Una sorta di Robin Hood comunisti insomma. Ma, scherzi a parte, questa criminalità di cui si racconta in realtà da una giustizia violenta, s’innesta con i valori, quali l’amicizia, la solidarietà e questa violenza, è parte necessaria e naturale (Il posto giusto per me) di questo tipo di comunità.
Figli e Nonni Siberiani
I figli dei criminali adulti frequentano la scuola, ma non quella dei muri, e delle lezioni, bensì quella della strada che li abitua alla violenza e all’aggressione come prima reazione ad infrazioni e comportamenti sbaglianti, davanti alle precise regole della comunità. I criminali anziani sono coloro che insegnano ai giovani l’uso delle armi, della violenza, come necessità-virtù. E che danno anche un’impronta umana alla cattiveria, mostrando il senso di giustizia.
La Siberia e la cura verso i più fragili
Quello che più mi ha colpito, però, è il grande rispetto e la cura verso i disabili, i più fragili siano essi bambini, ragazzini o anziani. Il libro scorre le sue pagine passando per la cultura dell’arte dei tatuaggi. Perché è proprio la pelle che racconta il destino dell’individuo con i suoi disegni, ma anche con le sue cicatrici fisiche ed emotive.
È un mondo chiuso la cui trasmissione dei valori assume una sacralità antica e le sue radici affondano nella notte dei tempi: “Homo homini lupus”. Questo giovane, dall’esperienza di un anziano, è un agglomerato di antichi codici d’onore, che cozzano e non vanno assolutamente d’accordo con la civiltà odierna alla quale siamo abituati, perché una vita violenta avvicina alle bestie, ma anche una vita pacifica, dove però i valori sono solo materiali, è una vita del tutto disonesta.
La scrittura di Nicolai Lilin
Una scrittura semplice ed immediata, una sorta di cronistoria quella di Lilin che ci dà la possibilità di conoscere queste realtà sconosciute, che solo da poco stanno perdendo la loro unicità, ma anche identità e si avviano verso l’occidentalizzazione forzata. “Educazione siberiana” è una lettura diversa inconsueta, interessante, un’ennesima testimonianza dell’infinità gamma dei comportamenti umani e di quanto l’abisso del male sia estremamente profondo, buio, di difficile comprensione, ma a volte molto più benevolo di quanto sembra.
L’ultimo zar – La vera storia di Vladimir Putin
Fonte: Piemme
In questo ultimo periodo, prima di sparare a zero su una guerra della quale conosco poco mi sto imbattendo in tante letture che mi aiutino a fare chiarezza su quanto sta accadendo e le motivazioni. Tra questi libri c’è proprio l’ultimo libro di Lilin con la storia dall’infanzia all’uomo che tanto il mondo teme in questo ultimo periodo: Putin. Conoscere è importante, prima di affermare una propria tesi ed io, nonostante la legittima paura che ho di una guerra alle porte, mi domando cosa spinga un uomo a dover far del male alla povera gente per la mera sete di potere. O solo per evitare un’occidentalizzazione in un paese che proprio come la Transnitria non vuole. O vuole? Qual è la risposta?
Un’autobiografia storica
La controversa e complicata storia di Vladimir Putin è al centro del nuovo libro del nostro Nicolai Lilin, Putin, L’ultimo zar, edito da da Piemme. Lilin prende le redini della situazione storica e personale dell’uomo, che in questo momento ci fa più paura e la mette a nudo. Nato il 7 ottobre 1952 da un padre fabbro e una madre casalinga, il giovane Putin si forma per le vie della bella Leningrado dove impara a restituire i pugni che riceve.
L’importanza del guardare l’uomo o il politico?
Il talento maggiore di quest’uomo politico consiste nella sua capacità di adeguare la sua comunicazione ad ogni possibile scenario. L’abbiamo visto, nel suo discorso: se è riuscito a garantirsi negli anni un’immensa popolarità, l’appoggio dell’esercito, degli oligarchi e della chiesa ortodossa, anche se non ha fatto nulla per migliorare le condizioni della povera gente e sotto il suo dominio la corruzione ha dilagato, qualcosa deve aver fatto. Ma cosa? Cosa di buono e cosa di cattivo? Insomma questo altro non è che un ritratto con poche luci e molte ombre scritto da chi sotto Putin è cresciuto, ed è diventato adulto.
Non sto cercando un colpevole e neppure una vittima. Sto cercando un motivo di fronte a tutto questo. E anche se la guerra è sbagliata, io vi consiglio di leggere questo libro, perché, se la guerra è sbagliata, anche l’ignoranza lo è molto di più.
In ultimo vi consiglio questo video, che ho ascoltato fino all’ultimo e vi fa capire, cosa anche l’Europa, propria come la Russia forse sta sbagliando. Serve dialogo, pace e un atteggiamento non violento.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.