Fonte foto: Pinterest
Ben trovati miei cari impasticcati, oggi sempre per le pasticche di novembre, la nostra Pasticca in fabula sarà dedicata, alle fiabe e alla morte. Siete pronti ad addentrarvi in questo cammino (un pò ostico) novembrino? L’avete con voi la cioccolata, la copertina e la voglia di “andare oltre”? Se si, allora continuate la lettura di questo articolo.
“Le Fiabe dicono più che la verità. E non solo perché raccontano ai bambini che i draghi esistono, perché questo i bambini lo sanno già, ma anche perché affermano che si possono sconfiggere”.
Gilbert Keith Chesterton
Parto con il farvi riflettere su questa frase. Credo che ormai sia stato sdoganato il concetto di “sola fiaba Disney” in quanto la vera storia di molti dei principi e delle principesse più famose nel mondo della letteratura dell’infanzia non è andata sempre e poi tanto bene. Ve la ricordate la pasticca dedicata a Collodi e al suo Pinocchio?.
Ovvero che questo felici e contenti, non è mai stato troppo “felici e contenti”, però ecco, a qualcosa di simile ci si può sempre arrivare: con l’impegno, con lo studio, con la formazione, con gli errori, con gli ostacoli e con i cambiamenti.
La morte nella letteratura dell’infanzia
Anche la letteratura per l’infanzia pullula, sin dai primordi, dalle fiabe classiche, quelle che conosciamo della tradizione popolare, tra i protagonisti di rilievo, di aneddoti riguardanti la nostra signora morte. Pensiamo solo a tutte quelle madri delle principesse (vedi Biancaneve) che muoiono e lasciano spazio alla regina cattiva, che diventa poi la nuova moglie (cattiva matrigna del padre). Sin dall’inizio di ogni racconto, la madre, anche se presente è sempre messa in secondo piano, e per quale motivo? Perché il protagonista deve cavarsela da solo, o trovare qualcuno al di fuori della famiglia che lo aiuti nel “diventare grande”.
Come raccontare la morte ai bambini
.La morte, lo sappiamo fa tantissima paura. La mietitrice di anime seppur in epoche antiche veniva “vissuta” come un fenomeno normale, tanto che in epoca vittoriana si usava fare foto al defunto. Ai giorni d’oggi invece è bandita dalla cultura e dagli argomenti di conversazione, aggirata, elusa, evitata ma in realtà è una delle domande se non la domanda più ricorrente e più complicata che i più piccoli ci pongono, alla quale però dovremmo trovare le risposte adeguate. Molti autori e molti libri ci vengono in aiuto in questo caso.
Fiabe che
L’essere orfani di uno o di entrambi i genitori è motivo ed un tema davvero ricorrente anche nelle narrazioni e nei romanzi per ragazzi o nelle fiabe che più conosciamo: qualche esempio potrebbero essere David Copperfield (1850) di Charles Dickens, Il giardino segreto (Burnett, 1910), Oliver Twist che cambierà la sua vita dopo la dipartita dei suoi genitori e della madre del cugino.
«La narrativa (dalla fiaba al romanzo) sembra indicare nell’orfanezza una condizione a un tempo disagiata e privilegiata: l’assenza di figure parentali da un lato è causa di sofferenze, ma dall’altro consente un’ampia autonomia di crescita e di ricerca individuale.»
Grandi
La morte è presente in Cappuccetto Rosso scritta nel 1857 dai fratelli Grimm, dove è il lupo che soccombe, in Hansel e Gretel sempre dei Grimm, dove la strega cattiva viene arsa nel forno, in Pollicino fiaba del 1697, di Perrault, con l’orco che sgozza, per sbaglio, le sue sette figlie e, davvero triste e drammatica, la storia di Lavinia La Piccola Fiammiferaia di Andersen, anch’essa orfana, che morirà sola, assiderata dal freddo l’ultima notte dell’anno.
Da novembre al Canto di Natale
Fonte foto: Rizzoli, Il canto di Natale
Un’altra storia della quale abbiamo parlato in una delle pasticche che inizia proprio con una dipartita è quella del Canto di Natale e di un viaggio in piena notte di vigilia di Scrooge che tormentato dall’amico di sempre Marley entrerà in contatto con gli spiriti del Natale Passato, Natale presente e del Natale futuro (che fra la l’altro avrà proprio le sembianze della morte). Una storia quella di Charles Dickens che sa davvero di “morte” come rinascita per l’anima.
Ovviamente il tema è molto ampio, ma sicuramente in questa pasticca, troverete gli spunti adatti se come me avete intenzione di “andare oltre” e conoscere più a fondo, non solo la visione letteraria ma anche la vostra.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.