Epica classica: narrazione tragicomica sulle origini con copertina sexy di Afrodite

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Che noia lo studio della letteratura. Vita, morte e miracoli di gente che mai leggeremmo nella nostra breve esistenza, se solo fossimo liberi di non esser istruiti dallo Stato. Ma partiamo dalle origini dei mali: lo studio mnemonico. Qui a nessuno giova alcunché la conoscenza delle date, men che meno delle analisi strutturali. La maggior parte di noi non è mica accademica, eppure bramiamo di letture e sonorità poetiche mentre mangiucchiamo i biscottini.

 

Lungi dal violare l’intento della rubrica – incurisirvi in meno di un minuto -, passiamo al sodo.

 

Epica

 

Che derivi dal greco épos lo sanno pure i muri, e che significhi “(narrazione) di gesta eroiche” è abbastanza deduttivo. Ma sapete perché i poemi epici erano, per l’appunto, scritti in rime? I nostri avi sapevano già quanto fosse complesso ricordare le storielle, tanto più laddove si fosse voluto impartire delle morali ai giovani. Ed ecco la soluzione: scriviamole in rime! La logica è la stessa della filastrocca che imparaste a otto anni e mai più dimenticherete. Inoltre le rime permettevano anche l’accompagnamento con la cetra, uno strumento musicale a corde molto ma molto in voga presso i greci.

 

Caratteristiche tecniche

 

Calmi, nessun tecnicismo bieco, però due cosette vanno sottolineate. Iliade, Odissea e Eneide – i tre maggiori poemi epici della storia, oltre all’Antico Testamento – sono stracolmi di epiteti tipo “Elena bella chioma” e patronimici, ovvero aggettivi formati parzialmente dal nome del padre del soggetto a cui si riferisce: Pelide Achille (da Peleo).

 

Gli Dèi

 

Gli Dei erano il punto di forza della letteratura epica greco-romana. Come avremo modo di vedere nelle prossime puntate, furono proprio gli dei dell’Olimpo a rappresentare la differenza con la divinità unica – sia ella cattolica o islamica – nell’epica medievale dei vari Rolando, Orlando, e compagnie cantanti. Ma che facevano ‘sti dei? Poco e niente. Vivevano beati sul monte Olimpo che era perennemente circondato dalle nubi, ogni tanto scendevo tra gli uomini per non annoiarsi, antropomorfizzandosi, ma mica erano liberi di fare ciò che volevano, tutt’altro: erano sottoposte al Destino, la cosiddetta Nera Moira. Capito il meccanismo per i greci, capirete anche quello per i romani, per cui ecco l’elenco delle principali divinità: Zeus (Giove per i Latini) regolava i fenomeni atmosferici – sfido chiunque a dire di non averlo mai visto rappresentato nell’atto di scagliare un fulmine! – era, nell’Iliade, dalla parte dei Troiani; Ares o Marte, il famigerato Dio della Guerra, pure faceva parte della schiera di Zeus. Completava il team Afrodite, dea della bellezza – da cui il nome delle sensuali fossette di Venere… -, nata dalle sponde del mare. Dalla parte dei Greci? Sostanzialmente, Era (o Giunone), la moglie di Zeus, che difendeva la famiglia andando spesso e volentieri contro il marito, e Atena, dea della saggezza e della guerra, in intelligente equilibrio mentale.

 

Nelle prossime puntate vi svelo come finisce la guerra tra greci e troiani, ma urge simpatico spoiler per ricollegarmi a quanto suddetto: vincono i Greci, con incazzatura finale di Achille dopo l’uccisione di Patroclo… proprio a evidenziare che gli uomini, già nell’epica classica, pur capeggiati da Zeus, poco potessero contro lo strapotere delle donne. Insomma, una delle dimostrazioni che se un Dio esiste, molto probabilmente, è donna.

 


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