“Come il mare in un bicchiere” il nuovo libro di Chiara Gamberale

Quando leggi i libri di Chiara Gamberale ti domandi da subito se tutto quello che sente le fa bene o le fa un male cane. Chi come me è una lettrice o un lettore accanito questi quesiti se li pone. Sopratutto se un libro trabocca d’emozioni, che ti si attorcigliano sul cuore senza mai lasciarlo andare dalla prima all’ultima pagina.

 

Chiara è bravissima a scrivere così e per chi sopratutto “è così”. Perchè non serve conoscere la descrizione dettagliata di un personaggio se di questo personaggio riesci addirittura a vedere e a sentirne l’animo, a sentire le sue paure, a comprendere ciò che sente e come vive in determinate situazioni. E Chiara, autrice e personaggio principale di questo libro, che lei stessa ama definire “quaderno” decide di raccontarsi. E raccontarsi in un periodo come quello che abbiamo trascorso non è affatto semplice, perché bisogna ricostruirsi e reinventarsi ogni giorno.

 

Chiara vive il suo dentro, le sue angosce le sue paure senza rendersi conto, che il suo dentro, così caotico e a volte imprevedibile diventa l’unico modo per difendersi dal mondo fuori, che annaspa, che è malato. Così come ha raccontato a sua figlia Vita, e che ha bisogno di guarire e per farlo, noi tutti, anche i bambini dobbiamo seguire i consigli e i protocolli del “Grande Beppe”.

 

A Vita mancano i suoi amici, a Chiara mancano le persone che hanno reso il suo dentro, gli abitanti della sua “Arca di Noè”, qualcosa e qualcuno di meraviglioso anche là fuori, eppure nonstante questo, sembra stare bene. Ma cosa significa stare bene ai tempi del Covid-19? In un mondo malato, dove il peggio pare sia fuori dalla porta, lei riesce a vivere, a viversi e a riempirsi gli occhi di Vita. Vita, la sua bimba. Quella che arriva dalla luna e ti riempie di sole. Vita che impegna le sue giornate. Vita che riempie le sue pagine. Vita che le chiede di vestirsi da mamma principessa, o da mamma maestra, Vita che urla dal balcone al mondo che deve guarire, perché lei deve rivedere i suoi amichetti. Vita che sconvolge e stravolge. Vita fuori e Vita dentro. Poco importa se la casa non è grande come il mondo, in quel momento è il mondo più bello di sempre. Dove ci si riscopre, dove si sorride, dove si piange, dove si ha paura, dove ci si deve riabbracciare da noi, quando purtroppo o per fortuna non possono farlo gli altri.

 

Chiara, decide di non minimizzare nulla, di dare spazio ai sentimenti di chiunque, decide di raccontarli, perché in questo libro, quello che si sente, non è la storia di come si sopravvive al Covid-19 e su come comportarci attenendoci alle regole che ci sono state date, ma piuttosto, come si dovrebbe vivere alla luce di un disagio che viene molto prima del CoronaVirus, che sostanzialmente è l’arte di farcela senza qualcuno accanto, oppure avendo qualcuno accanto che non vogliamo.

 

Chiara, parte da questo presupposto, dalle storie che si raccontano e si vivono. E sono storie semplici, di persone che potrebbero benissimo far parte della nostra vita. O che addirittura potremmo essere noi. E riempirla con niente e tutto. E quel bicchiere, traboccherebbe lo stesso sia con l’uno che con l’altra possibilità. Perchè se ci si pensa bene, è proprio nel momento in cui si ha più paura, che “si sa come si fa” a trovare il coraggio, ed in qualche modo, un pò tutti noi, l’abbiamo trovato:

 

“Dall’urgenza degli abbracci che oggi ci mancano, dal pericolo degli abbracci che oggi non ci mancano e che anzi, se vengono meno, ci permettono di stringerci più forte a chi davvero siamo: e che allora forse non erano abbracci, ma morse”.