“Padrenostro”, il film autobiografico di Claudio Noce


Fonte foto: La Repubblica

 

È stato un percorso molto doloroso e lungo. L’idea di rendere questo fatto realmente accaduto un film che vive con me da molto tempo, la difficoltà era come raccontarlo. Il punto di vista che mi interessava.Con queste parole, il regista Claudio Noce apre la conferenza stampa del film da lui diretto “Padrenostro” presentato in anteprima alla 77a Mostra del Cinema di Venezia e in competizione per il Leone D’oro al Miglior Film.

 

Un film autobiografico che si basa sull’attentato avvenuto il 14 dicembre 1976 al vicequestore Antonio Noce, il padre del regista, organizzato dai terroristi del gruppo Nuclei Armati Proletari, in cui persero la vita il poliziotto Prisco Palumbo e il terrorista Zichitella. Il punto di vista del film, come affermato dal regista, osserva gli anni di piombo attraverso la percezione di un bambino, nel tentativo di affrontare un trauma familiare mai del tutto superato e della sua rimozione.

 

Ho capito che potevo usare un punto di vista molto rigoroso, quello di un bambino, che poi siamo io, mia sorella e mia fratello, che ha veramente assistito alla scena. Io avevo due anni, mia sorella era a scuola, ma poi tutti e tre l’abbiamo ricostruita quella scena, fino a oggi.

 

Consapevole dei traumi e delle paure vissute da tante famiglie a partire dalla fine degli anni ’60 fino all’inizio degli anni ’70, scovolte da immagini ricorrenti di strade insaguinate e nel terrore continuo di agguati, mitragliette, simboli anarchici, nuclei proletari armati, e sopratutto vittime, il regista Claudio Noce ha deciso di raccontare la storia come fosse universale, e non solo una vicenda privata. “È stato un momento non semplice, come regista e come uomo, a darmi il via per scriverla. È anche un film di pacificazione, con l’idea che quella generazione di invisibili abbia subito in maniera involontaria una guerra non capendo cosa stesse succedendo intorno. Parlo di me, come dell’altra parte.”

 

Il titolo del film, Padrenostro, diventa il simbolo dell’assenza di un genitore il cui peso del personaggio è comunque palpabile nella quotidianità, proprio come una preghiera. Il film è quindi una lettera aperta di un figlio dedicata al padre, il cui ruolo è affidato a Pierfrancesco Favino, anche in qualità di produttore. L’attore, nella conferenza, ricorda l’incontro con il regista e come è nato il progetto.

 

“Mi ha raccontato questa storia, e io vedevo me, il rapporto con mio padre, riconoscevo odori, sapori, silenzi, le stanze della mia casa, e mi si affacciava il pensiero di una generazione che quegli eventi non li ha vissuti, ma li ha subiti, ne è stata circondata. Quei bambini si dava per scontato non sapessero, non sentissero, quando non era così.”

 

Un film che cerca di ricostruire i legami tra i padri e i figli dell’epoca, che l’attore ha scelto di produrre per rendere omaggio a quelle emozioni intense che redimono l’animo, sconvolte dalla Paura dilagante nella società di quegli anni, il protagonista invisibile eppure fondamentale del film che Noce sceglie di portare in scena.

 

“La paura è un tema che il film affronta in maniera profonda, e uno dei motivi per cui ho voluto farlo. Il percorso di separazione che porta a superarla utilizza strumenti anche molto semplici, legate ai sentimenti e alle relazioni, al dialogo. Mi sono accorto facendo il film che nessuno in famiglia avesse mai chiesto all’altro come stesse, nonostante avesse portato questo peso con sé per quarant’anni. Subimmo un abuso, la mia famiglia come mio fratello che vide morire una persona. Attraverso la paura, il protagonista passa verso l’altra parte del fiume, cresce.”

 

Tanti in passato hanno raccontato gli anni di piombo, ma questo film vuole raccontare l’infanzia di quegli anni.

“Lo sguardo di un bambino.” afferma Favino. “Il messaggio politico sta in questo, facciamo parte di generazioni che non hanno partecipato a grandi eventi storici e forse gli è stato anche impedito di dire come l’abbiamo vissuti. I figli degli uni e degli altri hanno probabilmente condiviso i bisogni. Questo ci ha regalato una generazione laica, capace di vedere a quegli eventi in maniera diversa, non solo al cinema, ma anche in letteratura, che può affidarsi all’infanzia, è attraversata dall’emozione, non ha bisogno di razionalizzare, ma di essere inclusa. Noi ci sentiamo di dover chiedere il permesso, di scusarci di non aver fatto parte di quel momento storico. Sono un pò stanco di questo.”

 

Il film sarà distribuito nelle sale cinematografiche dal 24 settembre 2020 da Vision Distribution.