Willy il principe di Bel-Air, 30° Anniversario della sit-com con Will Smith

“Ehi! Questa è la maxi storia di come la mia vita sia cambiata,

capovolta, sottosopra sia finita…

…seduto su due piedi, qui con te,

ti parlerò di Willy,

superfico di Bel-Air.”

 

Chi scrive, era un ragazzino negli anni 90′, e in quel periodo c’erano una miriade di ritornelli orecchiabili che riempivano i pomeriggi, tra pubblicità di giocattoli e cartoni animati di ogni tipo. Un ritmo che aiutava a ricaricare le energie dopo una lunga giornata di scuola, con i quaderni aperti sul tavolo per fare i compiti e la tv sintonizzata su Italia 1. L’estratto di questa sigla proviene da una delle sit-com culto per tanti giovani.

 

È il 10 Settembre del 1990, e negli Stati Uniti la tv apre la scena su “Willy il principe di Bel-air”, sit-com che vede l’esordio ufficiale di un giovane rapper, con l’occasione giusta per toccare il successo televisivo. L’attore Will Smith, oggi una delle icone più apprezzate di Hollywood, che negli anni successivi sarà protagonista di tanti film che faranno felici non solo i fan di tutto il mondo, ma anche gli incassi al botteghino. Da Bad Boys, a Indipendence Day, Men in Black, Nemico Pubblico, fino alla definitiva consacrazione con la candidatura all’Oscar nel 2001 per il film “Alì”, biopic diretto da Micheal Mann in cui l’attore interpreta in modo impeccabile la vita, la carriera sportiva e l’impegno civile del pugile Muhammad Alì. Al finire della serie, Will rilancia anche la carriera musicale, firmando nel 1997 un contratto con la Colombia Records, la più antica etichetta discografica americana (oggi connessa al gruppo Sony Music Entertainment), per l’album “Big Willie Style“, il cui videoclip della hit “Men in Black” farà da traino al film, con oltre sei milioni di copie vendute, e a cui seguiranno altri album di successo.

 

Questa doppia coda di una stella internazionale ne ha percorsa di strada per splendere così in alto, eppure, la lunga scia, emerge dal basso.

 

L’intuizione del produttore della rete televisiva NBC, Benny Medina, vide il riflesso della sua storia personale in quella del giovane Will, e decise di trasformarla in una sit-com innovativa, che tagliava il legame con lo stile classico delle serie tv del passato.

 

Vennero girati in studio 148 episodi dalla durata di 23 minuti e divisi in 6 stagioni, che in Italia arriveranno solo nel ‘93, in cui si racconta la crescita di un simpatico ragazzo proveniente dai sobborghi di Philadelphia, spedito dalla madre a vivere sotto il tetto degli zii più ricchi, che vivono in una lussuosa villa di Bel-Air, Los Angeles, e che gli consentono opportunità migliori, scombinandone però ogni abitudine.

 

Un incipit che lega gli episodi, basati tutti sulla stessa struttura auto-conclusiva, in cui Willy combina sempre dei guai a causa della sua esuberanza, e con o senza l’aiuto del cugino Carlton, l’attore Alfonso Ribeiro, il suo esatto opposto, ma comunque apprezzatissimo dai fan, riesce a risolvere la situazione, redarguito dalla famiglia con tanto di lezione morale per il protagonista e il pubblico presente in tv o nello studio di registrazione.

 

La serie però, seppe diventare anche dissacrante, dall’umorismo scorretto e con situazioni demenziali, prendendosi addirittura gioco di altre “concorrenti” che avevano incollato i telespettatori allo schermo per anni, come “I Robinson” o “Il mio amico Arnold”, i cui attori saranno anche guest-star in alcuni episodi dello show. I personaggi invece, risentono delle necessità di scrittura del tempo, e agli occhi del pubblico moderno appaiono meno strutturati, non evolvono e restano sempre gli stessi, rispettando le volontà dei fan affezionati, semplici strumenti per scatenare o alimentare situazioni comiche. Non erano certo storie che aprivano riflessioni profonde, o che avevano messaggi da divulgare per istruire i giovani sull’impegno civile. Eppure, è confortevole ritrovare gli stessi volti, la stesse scene, la stessa sigla, al pari di riabbracciare un amico, Willy, che ti passava a salutare per distrarti con una risata dagli impegni.

 

I bambini di allora credevano in lui, gli adulti di oggi un po’ meno, e cercano altro. Anzi, alcuni sentono la necessità di elaborare strane teorie sulla serie, come quella che ipotizza che Willy sia morto fin dall’inizio della storia e che nel testo della sigla si nascondano segreti criptici che raccontano la fine del ragazzo, ucciso in strada da una gag, salutato dalla madre verso un ultimo viaggio in un paradiso privato, la Bel-Air lussuosa e divertente che ha sempre desiderato. (teoria ben spiegata sul sito lascimmiapensa.com)

 

Al di là di tutto, resta la leggerezza della serie e i momenti di spensieratezza che regala. La sigla è quel motivetto che continuo ancora a fischiettare quando la mente ha bisogno di un rifugio dalla monotonia della realtà. “Yo Home to Bel-Air”, titolo originale, venne scritta e interpretata dallo stesso Smith, con la musica composta dal maestro Quincy Jones, famoso direttore d’orchestra ma anche produttore musicale. La versione italiana è stata adattata Edoardo Nevola con la collaborazione di Rossella Izzo.

 

La serie è terminata il 20 Marzo 1996, ma il cast è sempre rimasto legato, dando luogo a diverse reunion per celebrarla, scoprendo quanto sia ancora viva nei cuori dei fan.

 

All’inizio del 2020, sulla rivista Hollywood Report, Will Smith ha annunciato di voler produrre un reboot della serie, stavolta in chiave drammatica, reinterpretando il materiale originale. Il progetto nasce da un finto trailer comparso su YouTube, realizzato dal diretto della fotografia Morgan Cooper, che rileggeva la storia di Willy in chiave più cupa, le cui visualizzazioni hanno superato i cinque milioni di utenti. Will Smith ne restò impressionato, e si decise ad esplorare nuove strade narrative, puntando su un livello di sviluppo più moderno. I tanti servizi streaming si stanno dando vera battaglia per accogliere l’oggetto desiderato nei propri server, e presto si capirà il canale ufficiale dell’esordio della nuova serie. Una notizia che ha lasciato perplessi molti fan, ma che stimola la curiosità di tanti altri.

 

In ogni caso, il Principe ha ancora futuro; magari è cresciuto, ha maturato nuovi pensieri o atteggiamenti, canta canzoni diverse, e forse, ha da dirci la sua opinione su questo strano mondo che viviamo. Un amico che tornerà a trovarci, da abbracciare con commozione, rimembrando il passato con divertimento, ora che non abbiamo più i quaderni aperti sul tavolo, ma compiti ben più difficili da affrontare da adulti.

 

Auguri Willie, buon compleanno!