Elena Ferrante, il genio ignoto della letteratura italiana

Elena Ferrante è una scrittrice italiana, nata presumibilmente il 5 aprile 1943 a  Napoli, dove ha vissuto gran parte della sua vita… o almeno credo. La realtà è che queste sono soltanto alcune tra le molte ipotesi riguardanti la biografia, le opere e la stessa identità di questa scrittrice (o scrittore?), la cui vita aleggia nel mistero assoluto.

 

Ho deciso di parlarne per la rubrica Storie di donne perché, benché la sua identità sia ignota, la Ferrante descrive la natura intima delle donne in modo così vivido e rivoluzionario, da meritare una menzione d’onore tra le figure femminili – o presunte tali – che si sono distinte nel tempo. Attraverso i suoi romanzi, l’autrice ha scardinato uno ad uno i cliché legati all’universo rosa e ha messo nero su bianco tutte le emozioni e le sensazioni che accompagnano le femmine fin dalla nascita, anche quando risultano sgradevoli e difficili da ammettere ad alta voce. Ne “L’amica Geniale’’, ad esempio, la protagonista fatica ad essere presa sul serio nel mondo accademico e viene fortemente scoraggiata quando annuncia di voler fare carriera all’Università. Ne “La figlia oscura”, il personaggio principale è una madre snaturata, che abbandona le figlie per ritrovare sè stessa e snocciola senza alcun timore, tutti i fastidi legati alla maternità. Infine ne “L’amore molesto’’ parla della fragilità psicologica, con tale intensità, da rendere il testo quasi cruento. In realtà, in tutti i suoi testi, la Ferrante non fa altro che parlare della verità, nuda e cruda, anche quando sembra scomoda.

 

Abbiamo intervistato Francesca Perricci, laureata da poco in lettere proprio con una tesi su Elena Ferrante e autrice della pagina lamicageniale_italia su Instagram.

 

Da dove nasce la tua passione per la letteratura e in particolare per la Ferrante? Quando sei stata folgorata?

 

“Ho sempre avuto una passione per le storie: da piccola mia madre mi leggeva le storie della buona notte e, ancora oggi, ho l’abitudine di dormire con i libri sotto al cuscino. Quando un libro mi prende, ne divento gelosa e voglio tenerlo vicino a me. Per quanto riguarda la Ferrante, invece, la passione è più recente. Il primo libro della saga de ‘’L’amica geniale mi è stato regalato all’università. Il titolo mi ha sempre catturato, perché il tema dell’amicizia è universale e, in particolare, mi piaceva che si trattasse di una storia tutta al femminile. Ho iniziato a leggere il prologo in treno, mentre tornavo a casa e la storia mi ha subito appassionata.”

 

Parliamo della tesi che hai realizzato su di lei.

 

“È strutturata in tre capitoli, il primo parla della scelta dell’anonimato e delle ipotesi sull’identità dell’autrice. Il secondo capitolo analizza tutto quello che ha scritto prima e, infine, l’ultimo capitolo è tutto dedicato a L’amica geniale.”

 

 

Perché, secondo te, “’L’amica geniale” ha fatto così tanto successo? 

 

“L’amica geniale ha avuto successo prima in America e poi in Italia. Secondo me, i lettori esteri sono stati attratti dall’ambientazione partenopea. In secondo luogo, credo che il successo sia dovuto alla capacità dell’autrice di raccontare i sentimenti scomodi legati all’amicizia, come l’invidia e la cattiveria, rivolgendosi a chi legge con sincerità.”

 

Concordo. La Ferrante spesso tocca temi scomodi. L’amicizia stessa, come tu stessa hai detto, è lontanissima dai canoni classici. Anche la maternità – penso a “La figlia oscura” – è lontanissima dalla narrazione di essa a cui siamo abituati.  Tu credi che sia un artificio per colpire il lettore o è proprio l’aderenza alla realtà che fa risaltare questi aspetti?

 

“Io penso che sia una totale aderenza alla realtà. Anche quando parla di maternità, pone l’accento là dove prima non si era soffermato nessuno. A noi donne, da quando nasciamo a quando moriamo, viene imposta l’acquisizione del ruolo di madre, ci viene detto se non sei mamma, non sei donna e lei ha messo in risalto questi aspetti negativi della nostra società. Io credo che il dono della Ferrante sia questo: dire verità scomode, ma pur sempre verità.”

 

Questo mi fa pensare che sia una donna a scrivere. È un argomento scottante: tu chi credi che si celi dietro questo pseudonimo e perché? 

 

“In realtà io penso che sia un’opera scritta da più persone, forse un uomo e una donna. Sono state realizzate delle inchieste che indicano Domenico Starnone e sua moglie Anita Raja come i probabili scrittori dietro a tutto questo. Hanno analizzato i loro conti bancari e hanno notato dei versamenti anomali da parte della casa editrice E/O, che non riescono a spiegarsi. Credo che questa inchiesta abbia svelato la verità, ma ne avremo la certezza soltanto quando morirà la persona che c’è dietro allo pseudonimo. Al momento restano soltanto ipotesi che la casa editrice non conferma, per aderire ad un ideale letterario valido.”

 

Secondo te è solo una questione di principio o vi è pure un’idea commerciale? Il fatto che lo scrittore sia anonimo di certo fa crescere la popolarità attorno ad esso.

 

“Ti dico come la penso: la E/O è una casa editrice relativamente giovane e credo che abbia azzardato pubblicando l’autore o l’autrice con uno pseudonimo, perché vicina alla persona che c’è dietro In sostanza, credo che alla E/O siano amici delle mani che hanno generato questi romanzi. Poi è normale che abbiano cavalcato l’onda del successo.”

 

Ma è davvero necessario che si conosca l’identità dell’autore?

 

“Secondo me no. Perché alla fine capita che, a volte, conoscendo la persona reale si rimanga un poco delusi, mentre a noi è dei libri che importa, no? La Ferrante dice che la scrittura è un atto di fede, come Dio: tu non hai bisogno di avere per forza una data anagrafica, un nome e un cognome… tu gli credi. Così è la letteratura. Forse siamo noi che non sappiamo più leggere, siamo noi ad avere troppa sete di realtà e a voler sapere tutto senza godere della letteratura in sé.”

 

“L’amica geniale’’ può essere considerato un classico della letteratura? 

 

“Sì, credo che la saga possa essere considerata un classico della letteratura contemporanea. È stata già inserita tra i libri da studiare a scuola. Come diceva Calvino, un classico è tale perché non finisce mai di dire quello che ha da dire. E io, ogni volta che apro uno qualsiasi dei libri della serie, mi rendo conto che ha sempre da darmi qualcosa di nuovo ed importante.” 

 

In generale, quali sono secondo te i canoni da prendere in considerazione per poter dire ”questo è un classico della letteratura”?

 

“È una domanda interessante! Secondo me un classico è tale quando racconto la vita anche negli aspetti più crudi.”

 

Le opere della Ferrante sono intrise di un forte valore simbolico. Penso alla bambola, presente in diversi romanzi, tra cui ‘’L’Amica Geniale’’. Cosa rappresenta nella saga?

 

“La bambola, presente anche ne La figlia oscura, è il simbolo dell’identità che le due amiche si scambiano. Elena dà la sua a Lila e viceversa: così facendo, danno all’altra un po’ di sé e contemporaneamente lo perdono. Questo scambio – con il conseguente disorientamento che ne deriva- simboleggia l’amicizia che resiste anche di fronte ad una cancellatura, allo smarrimento di sé stessi.”

 

In un certo senso ti riferisci, quindi, anche alla smarginatura?

 

“Certo. La letteratura è piena di riferimenti a questo sentimento di malessere: ne hanno parlato anche Kafka, Sartre e molti altri. La Ferrante ha semplicemente dato un nome particolare ad un sentimento comune. Nel primo romanzo è solo una disfunzione tattile, poi man mano si arricchisce di dettagli e, nell’ultimo romanzo, lo associamo addirittura a una data, quella del terremoto di Napoli.”

 

Quale altra opera consigli? Qual è il tuo preferito oltre “L’amica geniale”?

 

“A me è piaciuto tanto La vita bugiarda degli adulti. Consiglio anche La figlia oscura perché parla della maternità in modo non convenzionale e L’amore molesto, nonostante sia più cruento.”

 

Parliamo del tuo blog su Instagram, lamicageniale_italia. Quando hai avuto l’idea di crearlo e perché? 

 

“Ho creato la pagina su Instagram poco dopo la messa in onda della prima stagione della serie tv tratta dalla saga omonima. Sono sincera, è nata in un momento di noia. Inizialmente postavo solo foto del cast e qualche frase tratta dai libri.”

 

Oggi la pagina è molto seguita. Ti aspettavi questo successo? Investirai professionalmente su di essa?

 

“No, assolutamente no! Con la messa in onda della seconda stagione c’è stato un incremento incredibile di seguaci: oggi sono seguita da 42.000 persone! Non ho un piano editoriale: credo che continuerò a pubblicare quello che mi passa per la testa, senza pressioni.”

 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

 

“Mi piacerebbe lavorare per una casa editrice. Non mi vedo in nessun altro posto. Mi piacerebbe anche scrivere. Il problema è che la scrittura non è mai automatica, né tanto meno è qualcosa che qualcuno ti può insegnare.”