Isole Egadi, arcipelago siciliano a cavallo tra il basso Tirreno e il canale di Sicilia, a circa 7 km dalla costa divisa tra Marsala e Trapani. 37,45 km² di isole e scogli, tra cui Favignana, Marettimo e Levagno, custodite da una cornice d’acqua cristallina alla cui vista è difficile trovare parole degne. Le Isole Aegates, dal greco Aigatai, erano in antichità le “isole delle capre”, che oggi invece preservano una Riserva Naturale Marina, la più estesa d’Europa.
E chi ama la storia, soprattutto quella antica, sa dell’enorme valore archeologico di queste zone. Scambi commerciali, guerre, nuove rotte; il Mediterraneo era il fulcro della vita navale nell’antichità e i suoi fondali, millenni dopo, ce lo ricordano ancora. Lo ricordava anche Sebastiano Tusa, il grande archeologo siciliano e assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia, scomparso nel 2019 in un incidente aereo. Per Sebastiano, la Sicilia, ma soprattutto il mare delle Egadi, era una culla di tesori inestimabile; e ad esso aveva dedicato gran parte della sua vita, riuscendo persino a ricostruire con precisione il luogo e le modalità della storica battaglia navale avvenuta nel 241 a.C. Ed è così che, ancora oggi, periodicamente, questo meraviglioso mare torna a restituirci testimonianze del suo passato, della sua quotidianità, e della magnificenza di ciò che fu.
Il ritrovamento
Ad inizio Agosto, l’operazione congiunta tra la Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia, l’Università di Malta e l’organizzazione archeologica no-profit RPM Nautical Foundation, dal 2001 impegnata nel supporto alla ricerca marina, ha portato nuovi frutti: l’incredibile scoperta di un relitto antico, nel mare delle Isole Egadi. Una nave risalente al IV o V secolo a.C. e contenente oltre 1500 anfore di tipo Almagro 51C, una tipologia di contenitore a collo stretto, bordi sporgenti e larghe anse arrotondate, tipicamente prodotto nella Penisola Iberica e comunemente utilizzato per il commercio di garum, una salsa fermentata a base di pesce molto diffusa in epoca romana come condimento.
A questa scoperta si è aggiunto, pochi giorni più tardi, il sorprendente ritrovamento di un ariete navale nella zona della famosa Battaglia delle Isole Egadi, adagiato sul lato sinistro; sebbene molto incrostato, è tuttavia visibile chiaramente un’iscrizione latina. E poco distante, è apparso persino un ordigno risalente alla Seconda Guerra Mondiale.
Il relitto era stato individuato con un side scan sonar a bordo della nave R/V Hercules della RPM Nautical Foundation. Le rilevazioni sono state effettuate con un AUV (Autonomous Underwater Vehicle, Veicolo Sottomarino Autonomo) e un ROV (Remotely Operated Vehicle, Veicoli a Comando Remoto), strumenti di robotica subacquea molto avanzata che permettono di identificare con dettaglio i resti marini, in questo caso il relitto e le sue anfore.
Nel corso del 2022 la Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia e l’Università di Malta, assieme al docente di archeologia Timmy Gambin e alla RPM, realizzeranno una ricostruzione 3D dell’imbarcazione. Comprensibilmente entusiasta anche Alberto Samonà, l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, il quale ha commentato come “L’uso sempre piu’ frequente delle nuove tecnologie nel campo della ricerca subacquea sta consegnandoci soddisfacenti risultati aprendo il Mediterraneo a una lettura piu’ ampia e dettagliata. La scoperta di un nuovo relitto ad alta profondità, dopo quello della nave romana individuata alcuni giorni fa a Isola delle Femmine, conferma l’importanza di intensificare le collaborazioni internazionali“.
Custode del passato
La potenza del Mar Mediterraneo è anche questa: essere in grado di donarci, nei momenti più inaspettati, testimonianze uniche del passato di tutti noi. Come è facile immaginare, questa scoperta non è difatti l’unica degli ultimi mesi.
Ad Aprile 2021, nel Golfo del Mondello (Palermo), sono state ritrovate tre anfore Dressel 2-4 databili tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C. A Maggio, sempre nel mare di Palermo, ma questa volta ad Ustica, sono state recuperate altre due anfore appartenenti ad un relitto romano a 80 metri di profondità, individuato nel 2019. A Giugno, nella contrada Bulala, nel mare di Gela (Caltanissetta), riemergono alcuni oggetti dell’antica Grecia risalenti al VI secolo a.C.: un kotyle e uno skyphos, tipiche coppe greche da bevanda con due anse orizzontali, e un frammento architettonico in pietra costituito da una base quadrata, con una piccola colonna a base circolare. E, infine, la scoperta menzionata da Samonà: a Luglio, un altro relitto romano a 92 metri di profondità è stato individuato al largo dell’Isola delle Femmine, in provincia di Palermo.
Una conferma, dunque, come ci ricorda la Soprintendente Valeria Li Vigni, “di quanto già sostenuto dalla Soprintendenza del Mare sin dai tempi di Sebastiano Tusa, che aveva indicato nel mare delle Egadi una fonte inesauribile di microstorie che ci portano verso la conoscenza della storia, non solo della Sicilia, ma del Mediterraneo“.
Giappone, archeologia, storia antica, videogiochi, horror, astronomia, marketing, scrittura. Sono felice quando gioco a Dragon Quest e quando tocco qualcosa di antico. Ho troppi interessi ed è per questo che amo scrivere: perché mi permette di viverli tutti.
Nata a Vicenza, sono laureata in Lingua Giapponese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ho vissuto per 1 anno a Sendai, nel Tohoku, e 2 anni a Napoli; mi sono specializzata in marketing e in quest’ambito lavoro ora nell’ufficio Marketing e Comunicazione di un’azienda TLC&ICT.. Il mio motto? 必要のない知識はない