Tombe d’Egitto: dove sono Alessandro Magno e Cleopatra?

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Uno dei migliori strateghi e conquistatori militari mai esistiti, capo di un vastissimo impero a nemmeno 27 anni. Dall’altro lato, una dei più astuti e potenti faraoni d’Egitto, considerata anche la prima celebrità della storia.

 

Le figure di Cleopatra e di Alessandro Magno non hanno influenzato solamente il corso degli eventi; lo spettro delle loro gesta ha permeato la cultura di ogni epoca, entrando a far parte della tradizione artistica e letteraria. Il loro solo nome evoca tuttora un’immagine così intensa e straordinaria della loro persona da rendere quasi non credibile che siano mai davvero esistite – o che siano mai davvero morte.

 

E nonostante le loro origini e le loro esistenze furono estremamente diverse, c’è un luogo in particolare che li lega strettamente: l’Egitto o, più precisamente, Alessandria.

 

La città, edificata sul delta del Nilo e affacciata sulle rive del Mar Mediterraneo, fu fondata nel 331 a.C. proprio da Alessandro Magno. Dopo la conquista di Tiro e Gaza, lo stratega aveva iniziato il suo cammino verso l’Egitto, dove fu accolto come un vero e proprio liberatore. Gli antichi Egizi mal sopportavano i Persiani, poco sensibili alle materie di culto, e Alessandro seppe invece omaggiare saggiamente ed efficacemente le loro credenze, fino ad essere persino consacrato faraone. Il condottiero decise dunque di costruire una città che testimoniasse la sua grandezza e fu così che nacque l’ancora esistente Alessandria d’Egitto, prima città a cui diede il suo stesso nome e progettata nientemeno che dal rinomato architetto Dinocrate di Rodi.

 

Alessandria crebbe fino a divenire nel 305 a.C. nuova capitale d’Egitto, oltre che quartier generale della dinastia Tolemaica; e per molto tempo fu una delle più vaste città al mondo, seconda solo a Roma. Ed è qui che si intreccia con l’esistenza di Cleopatra VII, figlia del faraone Tolomeo XII e ultima regina d’Egitto. La vita della celebre donna si colloca quasi tre secoli dopo la morte di Alessandro Magno: nata e vissuta principalmente nella capitale, nonostante un periodo di esilio in Siria, è generalmente creduto che sia Alessandro Magno che Cleopatra siano stati sepolti sul suolo della capitale.

 

Ma dove sia avvenuta la sepoltura e, soprattutto, dove si trovino attualmente le loro tombe, è un mistero che prosegue da oltre duemila anni. Sono decine le teorie e i progetti di scavo perpetuati nella speranza di un ritrovamento; una scoperta che sarebbe pari, ma senza dubbio superiore, solamente a quella del sepolcro di Tutankhamon realizzatasi per mano di Howard Carter nel 1922, e che risuonerebbe per molto tempo ad ogni angolo del pianeta.

 

Nel frattempo, vi daremo inizio con le ultime novità nella ricerca del grande condottiero.

 

Alessandro Magno

 

Nato a Pella (Grecia) nel 356 a.C. e figlio del re Filippo II, Alessandro fu educato da Aristotele dai 13 ai 16 anni e divenne re di Macedonia a soli 20, in seguito all’assassinio del padre. Fu a 22 anni che diede inizio ad una delle più grandi conquiste mai avvenute nella storia: la presa dell’Impero Persiano. In soli dodici anni, Alessandro estese il suo potere dalla Macedonia all’Egitto fino alle steppe dell’Asia Centrale, per un totale di oltre 5 milioni di chilometri quadri.

 

La morte sopraggiunse con un improvviso coma nel 323 a.C. a Babilonia, all’età di soli 33 anni, e non si è mai avuta risposta certa a quali ne furono le cause: avvelenamento, abuso d’alcool oppure malattia, di cui recentemente si è ipotizzata la sindrome di Guillain-Barré per il combaciare di alcuni sintomi, il sovrano lasciò il suo regno senza preavviso. Mummificato allo stesso modo dei faroni d’Egitto, il corpo di Alessandro fu prima sepolto a Saqqara e in seguito trasferito ad Alessandria, la grande città da lui stesso fondata. 

 

Eppure le fonti non sono chiare, spesso in contrasto l’una con l’altra, e ad oggi sono numerose le teorie degli esperti su dove si possa trovare il corpo: alcuni archeologi credono che sia stato spostato durante i secoli dell’Impero Romano per metterlo in salvo da escursioni barbare; altri sostengono che riposi in una grande tomba ritrovata nel 2014 ad Anfipoli, in Macedonia; e c’è chi è convinto che si trovi addirittura nella nostra Venezia. Secondo Andrew Chugg, ricercatore e giornalista del National Geographic e autore di un libro riguardante la sua teoria, i resti di Alessandro Magno si troverebbero nientemeno che nella Basilica di San Marco, scambiati erroneamente per il corpo del santo evangelista nel Medioevo – e le prove sarebbero proprio nel sarcofago.

 

Ma non è l’unico ad essere certo delle proprie scoperte. Nel 1989, l’archeologa greca Liana Souvaltzi avviò il suo progetto di scavo nell’Oasi di Siwa, nel deserto libico, sede dell’Oracolo di Amun e del tempio dedicato ad Amun Ra, luogo di estrema importanza in tempi antichi. Fu lì che Alessandro Magno, in visita all’Oracolo, seppe di avere discendenza divina ed essere figlio di Zeus, divinità paragonabile ad Amun Ra: nonostante si trattò probabilmente di un errore grammaticale da parte dell’Oracolo, il quale provò a parlare al sovrano in greco, l’evento ebbe un grande impatto su Alessandro e questo potrebbe spiegare il suo desiderio di essere sepolto nell’Oasi. Nel 1995, Souvaltzi annunciò di aver ritrovato l’entrata di quel che sembrava un grande monumento in stile ellenistico, con il dissotterramento di statue a forma di leone, simboli dedicati ad Amun Ra e diversi ornamenti greci. Ma a causa di tensioni politiche dell’epoca tra Grecia e Macedonia, il governo greco costrinse quello egiziano a revocare il permesso di scavo e, oltre vent’anni più tardi, l’archeologa sta ancora combattendo per il proseguimento dei lavori. Pare che la scoperta potrebbe tuttora cambiare la situazione politica egiziana e spezzare l’equilibrio tra un certo numero di paesi; ad oggi, il luogo è sorvegliato dalle autorità egiziane e nessuno vi ha il permesso di accedere. Non tutti gli esperti concordano con la teoria di Souvaltzi, ma di certo questa non potrà mai essere né confermata né smentita fintanto che non le sarà concesso di continuare le sue ricerche.

 

 

Corridoio d’ingresso alla tomba,
fonte dell’immagine: Liana Souvaltzi e ancient-origins.net

 

 

Ricostruzione 3D della tomba,
fonte dell’immagine: Liana Souvaltzi e ancient-origins.net

 

Allo stesso tempo, vi sono altri studi promettenti in corso e le notizie più recenti arrivano proprio da Alessandria d’Egitto. Da oltre 15 anni, l’archeologa greca Calliope Limneos-Papakosta sta scavando nell’antica capitale, seguendo le indicazioni di antiche mappe e avvalendosi dell’uso di tecnologia moderna per il rilevamento di superfici sotterranee, come strumentazione geofisica ERT (Electrical Resistivity Tomography). Negli anni, la ricercatrice ha scavato oltre 10 metri nel sottosuolo ed è riuscita ad indentificare i quartieri reali di Alessandria, riportando alla luce per la prima volta la pavimentazione originale. Nel 2019, la sua squadra ha inoltre rinvenuto una meravigliosa statua in marmo chiaramente raffigurante Alessandro Magno, un premio tanto atteso per una ricerca che prosegue da oltre un decennio con tenacia e costanza – nonostante le poche soddisfazioni. Nell’ultimo anno di scavo, l’ERT ha individuato nei giardini Shallalat 14 anomalie sotterranee, segno che al di sotto potrebbe essere custodito qualcosa di potenzialmente molto interessante.

 

 

Scavi di Alessandria d’Egitto e l’archeologa Calliope Limneos-Papakosta,
fonte dell’immagine: National Geographic

 

 

Statua di Alessandro Magno rinvenuta duranti i lavori,
fonte dell’immagine: National Geographic

 

Ma scavare ad Alessandria non è semplice: sin dai tempi di Alessandro Magno, la città è stata soggetta a tsunami, terremoti e innalzamenti del livello dell’acqua, ed è anche per questo motivo che alcuni esperti ritengono che le sepolture reali, tra cui forse quella di Cleopatra, si trovino ora sommerse sui fondali marini assieme ad altri reperti individuati negli anni. Lo stesso progetto di Papakosta ha subito non poche interruzioni a causa della continua presenza di acqua nello scavo, che nemmeno le pompe in continua azione sono in grado di risolvere efficacemente.
Purtroppo, il permesso di esplorazione è terminato e la situazione Covid-19 ha imposto uno stop alle attività, anche quelle archeologiche. 

 

Si riuscirà mai a riportare alla luce la verità? O il passare del tempo ne ha cancellato irrimediabilmente le tracce? Eppure una delle meraviglie dell’archeologia è proprio questa: continuare a credere e a sognare.

Vi aspettiamo la prossima settimana con il proseguo dell’articolo e la ricerca della tomba di Cleopatra.


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