Mosè Santamaria, un sogno tropicale scolorito e tanta saudade. Classe ’83, Mosè è un tuffo a capofitto in un mondo onirico, di amare riflessioni e meditazione, tra ricerca filosofica e insegnamenti, gli stessi che fanno del suo percorso personale un lavoro. L’esordio nel mondo della musica arriva nel 2015 con la sua prima release discografica #RisorseUmane. Partecipa alle fasi finali di prestigiosi concorsi nazionali come il Premio Tenco ed il Premio Bertoli, raccogliendo buoni riscontri dalla critica e diversi passaggi radiofonici. Lo scorso settembre, a distanza di due anni dal secondo album Salveremo questo mondo, è uscito il suo ultimo singolo Festivalbar, tra i ricordi sbiaditi di un palinsesto anni ’90 e l’amarezza dell’attuale condizione pandemica. Un’estate rubata dalle restrizioni anti-covid, i cinema all’aperto e la sfiducia nella politica.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Mosè alla scoperta del suo mondo cinico e disilluso, lo stesso che pervade il suo percorso artistico.
Tutto inizia nel 2015 con il primo disco #RisorseUmane. 6 anni sono trascorsi da quell’esordio. Come definiresti il tuo percorso artistico finora?
Un incrocio tra un mosaico bizantino, lo sguardo di Roby Baggio prima di un calcio di rigore e un mantra buddista.
Quando e come è scattata la scintilla che ti ha fatto capire che la musica sarebbe diventata la tua strada?
Non saprei, mi ci sono ritrovato, avrei potuto anche collezionare francobolli, si vede che la mia anima prima di reincarnarsi aveva deciso che mi sarei dovuto prendere delle belle facciate per svegliarmi scrivendo canzoni brutte (ahahahaha).
Dopo Salveremo questo mondo, Occhi nudi testimonia una svolta che in un certo senso sancisce un ritorno alle sonorità elettroniche e dream pop del primo disco. Da dove nasce questa svolta?
C’è chi si fa il risvoltino ai pantaloni, chi la riga tra i capelli e chi come me fa svolte elettroniche dettate dal cuore senza una ragione.
Festivalbar è il tuo ultimo singolo, uscito ad inizio settembre. Un inno alla saudade da fine estate e vecchi ricordi. Quanta malinconia c’è in Mosè Santamaria?
Questa è una bella domanda… “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.”
Cosa hai in programma per i prossimi mesi?
Davvero non so… mi auguro di essere centrato, consapevole e con la pace nel cuore.
Se dovessi definirti con un verso di un tuo pezzo, quale sceglieresti?
“Salveremo Questo Mondo” e “Festivalbar”.
Laureata in marketing e masterizzata in comunicazione e altro che ha a che fare con la musica. Fiera napoletana, per metà calabrese e arbëreshë, collezionista compulsiva di vinili, cd o qualsiasi altro supporto musicale. Vanto un ampio CV di concerti e festival.