Roberto Baggio, il divino

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Per il suo stile di gioco ricorda il grande artista Raffaello, ha incantato il mondo intero con le sue perle. Considerato il giocatore italiano più forte della storia, oggi in Leggende Sportive vi parleremo di Roberto Baggio.

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Talento innato

Roberto Baggio nasce nel 1967 a Caldogno e si avvicina al calcio sin da piccolo nelle giovanili della squadra del suo paesino. All’età di 13 anni, senza conseguire il diploma, egli viene ingaggiato dal Lanerossi Vicenza, in cambio di 500.000 lire, arrivando pian piano in prima squadra. A Vicenza colleziona 12 reti in 29 incontri, conquistando il cuore dei tifosi. In una delle ultime partite di campionato, Baggio subisce il primo di una serie di gravi infortuni che lo costringeranno a restare fuori dal campo per quasi due anni. Durante questa fase di depressione e incertezza, il giocatore abbandona la fede cattolica e decide di abbracciare il buddismo, riuscendo a superare i suoi periodi di crisi interiore.

La rivelazione

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Nel 1985 viene ingaggiato dalla Fiorentina, ma i suoi problemi al ginocchio lo terranno ancora lontano dal campo per un po’, fino alla stagione 1987-1988, quando finalmente Roberto può dimostrare il suo talento. Infatti, Baggio a Firenze può vantare 55 gol in 136 partite. Il Divin Codino (chiamato così per il suo modo di portare i capelli) diventa così l’idolo dei tifosi viola e uno dei fantasisti più devastanti del campionato italiano.

Il passaggio alla Juventus

Nel maggio 1990, Roberto Baggio viene clamorosamente acquistato dalla Juventus e i tifosi della Fiorentina scendono in campo per protesta contro l’allora presidente Pontello, per aver perso il loro simbolo. A Torino il calciatore raggiunge la gloria. In cinque anni, il suo palmarès bianconero può vantare 115 reti in 200 partite, la vittoria di un campionato italiano (1994-1995), di una Coppa Italia (1994-1995) e di una Coppa UEFA (1992-1993). Il 1993, infatti, fu l’anno per eccellenza per Baggio, grazie alla vittoria del prestigioso Pallone d’Oro, che lo coronava come il miglior calciatore al mondo.

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L’esperienza in Nazionale e il rigore

Roberto Baggio fa il suo debutto con la maglia azzurra nel 1988, a 21 anni, e sigla la sua prima rete in un’amichevole contro l’Uruguay nell’Aprile 1989. Partecipa allo storico Mondiale di Italia ’90 e, dopo le prime due partite in panchina, segna contro la Cecoslovacchia un gol che è considerato come la più grande rete nella storia della Coppa del Mondo FIFA. L’Italia non trionfa nella competizione, ma i suoi gol furono indubbiamente decisivi per il terzo posto. Ma c’è un evento che ha marcato in maniera indelebile la vita stessa del giocatore. Era il Mondiale del 1994, finale Italia-Brasile. La partita termina sullo 0-0 e, per decidere la squadra che ne uscirà vincitrice, si arriva ai calci di rigore. L’ultimo, quello decisivo, Roberto Baggio lo sbaglia. La sua esperienza in Nazionale, tuttavia, terminerà nel suo primo Europeo, quello del 2004, in seguito al campionato mondiale del 1998 e all’esclusione dall’Europeo del 2000.

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Fine carriera

Il Divin Codino continua la sua avventura in Serie A nel Milan, Bologna, Inter e, infine, Brescia, continuando a dare dimostrazione che il suo soprannome non è stato deciso casualmente. La sua partita d’addio al calcio fu un Milan-Brescia della stagione 2003-2004, in cui tutto il pubblico di San Siro gli regala una standing ovation degna di un vero campione.

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Ed è con numeri straordinari che Roberto Baggio termina la sua carriera: 291 gol in 643 partite disputate.

Oggi

Si dice che “Non è più domenica”, da quando il Divin Codino ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo, ma certamente Baggio ha mantenuto la sua notorietà impegnandosi in numerose iniziative a scopo benefico. Per tale ragione, egli detiene il ruolo di ambasciatore FAO e gli è stato assegnato il Peace Summit Award 2010, per il suo impegno forte e costante alla pace nel mondo e le relative attività internazionali.

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E’ possibile, inoltre, prendere visione del film documentario a lui dedicato “Il Divin Codino“, prodotto da Netflix, in cui si racconta la storia e la vita del campione a livello introspettivo.