V per Vendetta è il primo film post Matrix prodotto dalle sorelle Wachowski. È il primo esempio di un immagine presa a logo da un organizzazione di lotta. Tante prime volte per questo film distopico che cerca di tenere sulla stessa torre il distacco anarchico, l’amore, la passione della vendetta, la riflessione sociologica, il messaggio per il futuro, le dittature. Un film controverso, intoccabile per alcuni, troppo affollato per altri.
L’antefatto
Per chi non lo avesse ancora visto, la storia di V per Vendetta viene da molto lontano. Era il 5 novembre del 1605 e un gruppo di cattolici inglesi complottarono contro il re Giacomo I cercando di far esplodere la camera dei Lord con cinquanta chili di polvere da sparo. Guy Fawkes era uno degli attentatori. Mentre era a guarda dei barili esplosivi, fu arrestato. Fu torturato, confessò, tradì i suoi compagni e infine venne ucciso e il suo corpo dilaniato fu sparso ai quattro angoli del regno. Nonostante questo, lo ricordiamo per la sua capacità di tenere testa al re in persona con quella sua faccia da ribelle e sprezzante del suo destino elevata a simbolo di ribellione contro il potere.
Tra il 1982 e il 1985, il disegnatore britannico Alan Moore, (noto anche per Watchmen, La lega degli uomini straordinari, From Hell, The Killing Joker) traspone la congiura delle polveri del 1605 in chiave futuristica sulla rivista inglese Warrior. Il successo sarà tale che V per vendetta diventerà infine una graphic novel edita dalla DC Comics.
Il film è una rielaborazione del fumetto, anche se l’autore non ha voluto essere accreditato per l’opera. V, il personaggio che vive indossando la maschera di Fawkes, dopo un attentato dinamitardo il 5 novembre all’Old Bailey (la statua della Giustizia inglese «Difendi i figli dei poveri e punisci il malfattore!»), annuncia che esattamente dopo un anno avrebbe distrutto il parlamento inglese. La storia narra questi dodici mesi di attesa in un’Inghilterra governata da un regime totalitario. Soppresse la maggior parte delle libertà civili in cambio della sicurezza del paese, il dittatore farà di tutto per fermare la spirito di vendetta di V.
V for Vendetta: l'esplosione del Parlamento Fonte internet
Il film
Dal punto di vista dell’immagine il film è di rara bellezza stilistica, perfetta in ogni ambito sul quale primeggia il personaggio di V, di un eleganza sobria e potente al tempo stesso. La stessa recitazione di Hugo Weaving (l’odioso Mr Smith di Matrix, o di Mitzi Del Bra di Priscilla – La regina del deserto), priva della mimica facciale, si è concentrata in modo efficiente sul linguaggio del corpo e sulla modulazione della voce.
Il canovaccio di base è chiaro, lineare: un uomo senza identità si erge a nome di tutti contro il dittatore per reclamare il diritto alla libertà di parola, di religione, politica e di orientamento sessuale. sono concetti molto forti, rappresentati molto bene con scene entusiasmanti e coinvolgenti, riuscendo a creare quell’empatia con lo spettatore:
«Sotto questa maschera non c’è solo carne, sotto questa maschera c’è una idea, Creedy… E le idee sono a prova di proiettile».
«Il palazzo è un simbolo, come lo è l’atto di distruggerlo. Sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli. Da solo un simbolo è privo di un palazzo può cambiare il mondo».
«V era Edmond Dantès. Ed era mio padre. E mia madre, mio fratello, un mio amico. Era lei, ero io, era tutti noi».
Esistono però delle controversie sulla quantità di sottotrame, che cercano di coesistere sulla pellicola. Nel tentativo di dire tutto, alla fine risultano appena accennate, e falliscono nell’intento di approfondire i personaggi. A volte risultano addirittura fastidiose. Ad esempio il concetto stesso di vendetta, che invece di essere inquadrata nell’ottica della lotta al sistema, si rivela forse fin troppo personale. La genesi stessa di V risulta frammentata, a volte frutto di una visione supereroistica (l’uomo tra le fiamme), a volte troppo intimistica (la libertà di orientamento sessuale). Lo stesso personaggio interpretato dalla Portman, oscilla tra la vittima e la spettatrice, al quale occorreva dare una collocazione più decisa. Nessuna delle trame è sbagliata, tutte a modo loro sono perfette, ma forse occorreva avere più coraggio e decidere cosa tagliare.
V for Vendetta: il cast principale - Fonte internet
Il messaggio
Ma chi sono io per criticare le Wachowski? In ultima analisi V per vendetta ci parla dell’equilibrio tra governanti e governati, della differenza tra guida e dittatura, del baratto tra sicurezza e libertà. Cosa siamo disposti a sacrificare per la sicurezza? E dove ci porteranno tutti i piccoli compromessi che accettiamo? Questi temi vengono direttamente dall’America dopo 9/11, dove l’amministrazione americana utilizzò la necessità della lotta al terrorismo per limitare le libertà civili con quel Patriot Act ripreso a piene mani in tanti film. Oggi il messaggio è meno violento rispetto l’uscita del film, e meno rivoluzionario del fumetto.
Nel 2020 Wired azzardava che il messaggio di V per vendetta si fosse esaurito, che potesse essere classificato tra i film distopici che non hanno profetizzato proprio nulla. Il fato, purtroppo, ha voluto contraddirli. Passa quasi in sordina, persa in una delle sottotrame del film, il virus che ha ucciso 100k persone. Una pandemia i cui effetti sulla società vanno ben oltre le vite umane perse. Una tragedia sfruttata (o causata) ad arte dai governanti per iniettare la più forte delle paure: la casualità della morte, dove nessuno è veramente al sicuro, ne i ricchi nei i poveri, tutti ugualmente controllabili. E sarà proprio dalle ceneri della lotta alla pandemia, a nascere lo spirito della vendetta.
Questo film è più attuale di quanto mi piaccia ammettere.
Antonio Di Cesare, classe 68, lavoro nel mondo dell’informatica. Negli anni ’90 pubblico articoli tecnici e di costume sul mondo ‘nerd’ su alcune riviste specializzate. Recentemente riscopro il piacere di scrivere in una dimensione più intima, quasi come strumento terapeutico, per cercare, per chiarire. E per esibire me stesso.