Bentornati miei cari impasticcati, nella terza pasticca promessa, che dedicheremo al misterioso Innominato, uno dei personaggi cruciali, necessari e più teatrali dei Promessi Sposi, se non il più affascinante a livello psicologico. Ma andiamo per ordine.
Riassumiamo…
Nella Prima Pasticca Promessa abbiamo cercato di carpire l’importanza e i nessi con la cultura filosofica e storica di Manzoni, nel tracciare una saga amorosa che batte tutti i romanzi Harmony della zia Pina. Nella Seconda Pasticca abbiamo analizzato, la Gertrude, meglio conosciuta come la Monaca di Monza, ed ora eccoci qui, a parlare dell’Innominabile Innominato e a sbattercene altamente gli zebedei di Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, protagonisti del racconto.
Chi è L’ Innominato?
Io l’innominato me lo sono immaginato tante volte alle superiori, ve lo giuro! E non ho mai creduto che fosse come lo rappresentavano nelle pagine dei libri. Alcune volte, nella mia testa da studentessa interessata, aveva le sembianze di Zorro, altre ancora sembrava più Pinguino il nemico di Batman, ma nessuna di quelle visioni mi soddisfaceva davvero del tutto. Fino a che un bel giorno su Real Time, m’imbatto ne “Il Boss delle Cerimonie” e lì la folgorazione netta: L’innominato era proprio lì, sugli schermi della cucina di casa mia: proprio lui, il boss delle cerimonie Don Antonio. L’innominato di Manzoni era la rappresentazione storica e goliardica di Don Antonio Polese.
In “romanzo veritas”
Ma bando alla ciance, e diamo una visione un po’ più dignitosa a questo grandissimo personaggio della letteratura italiana e non solo. Per “grandissimo” intendo di grande risalto eh, perché se parliamo di coscienza e giustizia è un po’ un casino. Ma se lo mettiamo a confronto con la personalità di Don Rodrigo, l’Innominato ne esce comunque con più dignità. Egli infatti non fa ribrezzo alla gente come Rodriguzzo, ma incute ad essa più timore. Ed è comunque un personaggio con un certo spessore psicologico. Dunque, come abbiamo già detto, il nostro buon Manzo dipinge questo nobile signore con un alone di mistero.
I capitoli dedicati all’Innominato
Egli entrerà a far parte delle pagine del romanzo quando Don Rodrigo, decide di far sequestrare e rinchiudere Lucia proprio nel suo castello (con l’aiuto della Monaca di Monza e del suo galoppino riescono a far si che ciò accada). Ma l’innominato proprio alla visione e a colloquio con la nostra Lucia Mondella, ha una folgorazione sulla via di Damasco e decide di lasciarla libera, chiedendo perdono di tutte le azioni pazzerelle, commesse nella sua vita.
Perché Innominato?
Oltre al fatto che era descritta come un personaggio misterioso, caratterizzato da una forte personalità, schiva, lontana dal mondo egli è un vero proprio criminale che Don Rodrigo a confronto faceva anche un po’ ridere. Di quest’uomo Manzoni scrisse: “non possiamo dare ne nome, ne cognome, ne titolo“. Un uomo quindi notturno, ombroso, scuro, che metteva anche parecchio paura. Egli si nascondeva nel suo castello a Lecco (Rocca che fra l’altro esiste davvero a Vercurago).
Fonte foto: Wikipedia
Chi fu il vero Innominato?
Esiste, il vero Innominato, secondo voi, cari lettori? Lo volete scoprire, eh? Ci pensa la vostra prof Pasticca a darvi tutte le notizie del caso. Ebbene si, il caro Innominato esiste e dovete sapere che nel Fermo e Lucia (ovvero la prima stesura dei Promessi Sposi) veniva chiamato: “Il conte del Sagrato” ispirato, forse, alla leggendaria figura di un certo Federico Bernardino Visconti.
Nato a Brignano Gera d’Adda il 16 settembre 1579 apparteneva al ramo di una delle famiglie più nobili di tutta la Lombardia, quella appunto dei Visconti (che avevano già una grande storia alle spalle) ed era imparentato con i signori di Milano. Egli aveva una madre molto buona e docile, a differenza del padre, Giambattista Visconti che era un uomo dissoluto, di facili bevute di grandi spenducchiate, e molto abile con le altre donne, ma non con la moglie, tanto da fare figli qua e la. In una delle sue inseminazioni seriali, produsse il fratello prefe del nostro Bernanrdino, con il quale egli si dilettava nelle peggior scorribande del secolo.
“Questo Matrimonio non s’ha da fare”
Alla morte del padre, la madre rimasta sola e cerbiatta decise che forse era meglio rifarsi una vita amorosa migliore, cosi decise di sposarsi con un altro uomo. E voi credete che sta volta forse le sarebbe andata meglio? No (infatti), il nostro Innominato aveva deciso insieme al fratello che la mamma non si doveva sposare e per impedirle di convolare a nozze la sequestrano e le impediscono il matrimonio. Dei figli davvero giudiziosi!
Il serial Killer, (convertito) del Sagrato
Fonte foto: Wikidata
Non contento di aver sequestrato la madre, e di aver fatto tantissimi casini e di incutere timore nella gente, un bel giorno bazzicando per Crema (la città natia mia e della madre di Bernardino) incontra gli occhi di una bellissima ragazza. S’innamora perdutamente, tralasciando un piccolo dettaglio: la ragazza era già fidanzata. Ma no problema, coltello in mano, e andiamo a far un delitto davanti alla chiesa! Uccide il fidanzato e la rapisce…
Ma…giunto ad una veneranda età un bel giorno decide di chiedere perdono a tutti delle sue marachelle. E chiama il il cardinale Borromeo che impegnato ad una sagra della porchetta a Treviglio, lascia andare le porchette, e corre da lui, per confessarlo e assolverlo da tutti i peccati. Chissà se non l’avesse fatto.
Tra finzione e realtà
Ed eccoci arrivati alla conclusione di quest’altra pasticca dedicata alle vicende e ai personaggi dei Promessi Sposi, dove apprendiamo con buon gusto, che il nostro Manzoni, si è bellamente ispirato alla storia del Bernardino Visconti, ma che sicuramente, sia dal punto di vista di un matrimonio che “non sa da fare” sia proprio dalla vita reale di quest’uomo. La figura del cardinale però viene tralasciata, e si lascia, nei capitoli diciannove, venti, e ventuno a Lucia l’ardua compito di redenzione dell’Innominato. Insomma, di donne salvifiche (più salvi che fiche!) ne abbiamo tantissime nella letteratura italiana. Vuoi vedere che gli uomini del tempo, avevano già capito che le donne, sanno davvero portarti in paradiso?
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.