Il Futurismo è stato un movimento artistico, politico e letterario fondato in Italia nel 1909 da F.T. Marinetti. Servendosi di “manifesti” e non disdegnando importanti polemiche, sostenne con forza che arte e costume dovessero cancellare completamente le forme espressive del passato per ispirarsi alla multiformità della vita moderna e della civiltà meccanica. L’arte doveva, quindi essere proiettata verso il futuro e costituire un modello per ogni successiva avanguardia.
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Dal 1 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023 è allestita nelle sale di Palazzo Zabarella a Padova la mostra “Futurismo. La nascita dell’avanguardia 1910-1915” a cura di Fabio Benzi, Francesco Leone e Fernando Mazzocca. Questa mostra vuole scandagliare la nascita e le vicissitudini di questo movimento, dandone una rappresentazione originale. Gli organizzatori invitano il pubblico a scoprire questa corrente artistica cercando di definire i presupposti culturali e le diverse anime che hanno portato alla nascita e alla progressiva espansione di questa scuola di pensiero che ha caratterizzato l’arte occidentale della prima metà del novecento.
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Ma cosa si intende con “Futurismo”? Il significato che ne dava Marinetti era “arte del futuro” ed infatti questo movimento era, tra le avanguardie del secolo scorso, quella più intrisa di voglia di rinnovamento, di ribellione alla tradizione e che più confidava nelle possibilità offerte dalle innovazioni tecniche offerte dal futuro. Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Giacomo Balla e Gino Severini, che costituirono la prima generazione di Futuristi, sentivano forte il bisogno di risvegliare l’arte figurativa. Ritenevano infatti che l’arte dovesse esprimere in modo più deciso la realtà svincolandosi dai temi religiosi e mitologici ancora prevalenti.
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Quindi il Futurismo può essere visto come un antesignano delle idee portate dal Dadaismo, dalle avanguardie russe e dalle neo avanguardie della seconda metà del novecento. Si può dire che abbia introdotto una rivoluzione artistica che idealizzava l’opera d’arte totale, che andava oltre gli angusti confini di un quadro o di una scultura per arrivare invece a coinvolgere tutti i sensi. I tratti salienti di un’opera Futurista sono quindi: massimo contrasto cromatico, simultaneità volta a determinare l’effetto dinamico, e compenetrazione per svincolare l’oggetto dai suoi confini.
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All’interno del Palazzo Zabarella, le circa centoventi opere esposte permetteranno di confrontarsi con tutto questo. Le creazioni risalgono al periodo che va dal 1910 al 1915, anno in cui l’uscita del Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo e l’entrata in guerra dell’Italia stabilirono uno spartiacque nelle ricerche artistiche del movimento. Molte delle opere sono state esposte raramente o sono addirittura inedite e provengono da collezioni internazionali. Si contano oltre quarantacinque prestatori che, già di per sé, testimoniano dell’importanza e della completezza di questa mostra che promette di avvolgere il visitatore in una esperienza totalizzante e polimaterica.
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Il curatore Fabio Benzi ha così descritto l’esposizione:
“La mostra accoglie opere di Boccioni, Balla, Carrà, Romolo Romani – uno dei firmatari del primo manifesto – di Bonzagni, solo per citarne alcuni, insomma di tutti quegli artisti che hanno partecipato al movimento futurista. In questo senso innovativo è anche il taglio attraverso cui vengono presentati pittori come il belga Jules Schmalzigaug, amico di Boccioni, e che stava a studio da Balla , che tuttavia non era mai stato inserito nel novero dei futuristi nelle mostre svoltesi in passato, pur avendo partecipato alle mostre futuriste dell’epoca. Tra gli artisti in mostra c’è anche la russa Olga Rozanova”.
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Ha inoltre così motivato la scelta delle opere selezionate:
“Quelli dal 1910 al 1915 anche se non sono sicuramente da considerarsi come gli anni più importanti per il movimento, sono cruciali in quanto anni di formazione. D’altronde in qualsiasi movimento c’è sempre questo sentimento eroico, finalizzato a creare, specie all’inizio, una nuova situazione. La novità della mostra consiste nell’avere esaminato, insieme agli esordi del movimento futurista, i suoi primi cinque anni. Come tutti i movimenti di rottura anche il futurismo nasce da una tradizione avanguardistica, come ad esempio quella del Divisionismo che, fin dalla fine dell’Ottocento, era considerato un linguaggio pittorico d’Avanguardia. E poi il Simbolismo, che era il movimento spiritualista in cui il ragionamento che sta dietro la pittura costituisce l’altro grande momento di legame del Futurismo con l’arte del suo tempo”.
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Palazzo Zabarella si trova a Padova in Via degli Zabarelli al civico 14. Si tratta di una zona pedonale raggiungibile tranquillamente a piedi dalla meravigliosa Prato della Valle o dalla Stazione Ferroviaria. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 19 (la biglietteria chiude alle 18.30) e i biglietti si possono acquistare anche online, cliccando qui, in una data e con un orario che poi non si possono modificare. La prenotazione non è, comunque, obbligatoria.
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Le premesse per un pomeriggio interessante ci sono tutte e poi Padova saprà offrire sicuramente altri spunti per concludere la serata.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.