Foto di Ornella De Carlo
A Bologna, nel Museo d’Arte Moderna, esiste uno spazio tematico dove sono ricostruite e raccontate le esperienze artistiche del territorio. Dall’11 novembre 2022 sino all’8 gennaio 2023 vi è un nuovo progetto intitolato “Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT”.
Una mostra realizzata con la collaborazione di MIT, il Movimento Identità Trans. Essa presenta alcuni disegni inediti realizzati da Marcasciano dagli inizi degli anni ’70. All’epoca, per la prima volta andò al centro sociale gestita da alcuni hippies di San Bartolomeo in Galdo (Benevento), suo paese natale.
Attivista, sociologa, attrice, figura di riferimento del movimento queer italiano e artista. Porpora Marcasciano è tutto questo e non solo. Ha vissuto il movimento del ’77, i collettivi gay e il movimento trans. Motivi per i quali questa mostra a cura di Michele Bertolino è decisamente degna di essere visitata e vissuta in prima persona. I disegni dell’artista sono stati creati tra il 1973 e il 1977 e nel primo decennio degli anni ’80. Rappresentano composizioni psichedeliche. Paesaggi meccanici surreali e corpi alieni uniti a mani, labbra, vagine, falli e tubi.
Le parole dell’artista Porpora Marcasciano
Protagonista di questa mostra, Porpora Marcasciano ha raccontato personalmente cosa rappresenta per sé.
“Qualche anni prima di morire, mia mamma sistemando la soffitta di casa, fece una scoperta archeologica per me importantissima: una vecchia cartella contenente circa cinquanta di miei disegni datati 1973-1977 e alcuni più recenti datati prima metà degli anni Ottanta. Da aggiungere alla narrazione la mia passione nel dipingere e disegnare che si interruppe in una fase critica della vita a metà degli anni Ottanta. I disegni più che un valore artistico hanno, a mio avviso, un valore simbolico poiché incarnano nei segni e nel significato il senso profondo di quegli anni. Io la considero pura creatività psichedelica.”.
Una mostra importante, che permette alle persone trans di veder finalmente riconosciuto il proprio genere elettivo. Nell’architettura della sala vi è un’atmosfera che è utilizzata anche nell’installazione sonora “Non siamo dove ci cercate”. Essa è stata realizzata dal ALMARE e vi sono testimonianze, registrazioni e materiali d’archivio che proiettano il pubblico tra rumori e sogni ancora attuali. Grazie anche alla creatività psichedelica, al sesso anarchico, alla felicità e all’utopia.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.