Per la prima giornata del WMF2023, è salito sul Mainstage, ospite di Cosmano Lombardo, Pablo Trincia, celebre volto del giornalismo d’inchiesta italiano.
Pablo Trincia è un conduttore televisivo, giornalista e public speaker di enorme successo. Un uomo che si riesce ad ascoltare anche la mattina, dal 2017 ad oggi. Sono passati ben sei anni infatti da quando scoprì una grandissima potenzialità e decise, per primo, di sperimentarla in Italia: il podcast seriale. Veleno e Il dito di Dio sono tuttora la testimonianza di una intuizione rivoluzionaria. Ma come è nata questa passione che sta travolgendo migliaia di ascoltatori?
Ho lavorato tanti anni in tv. Nel 2015/2016 uscì una grossa serie audio di 12 puntate di un’ora ciascuna: un vero e proprio esperimento realizzato da una giornalista americana che decise di approfondire un caso di una ragazzina uccisa a Chicago 20 anni prima. Una cosa in controtendenza rispetto ai video superveloci che si vedevano già allora. Ne sono rimasto stregato.
Trincia è ufficialmente il re del podcast seriale. Dopo Veleno, un’inchiesta di 7 puntate sul caso Bibbiano, il Dito di Dio ha raccontato a distanza di 10 anni, storie di destini intrecciati e tragedie indimenticate sulla Costa Concordia.
C’è tanto lavoro e pensiero. Dopo aver raccolto tutto il materiale ci si chiede cosa si vuole raccontare, al di là della storia degli audio originali dei personaggi. Come posso renderlo un’esperienza? Strange Days si parlava di realtà virtuale. Ecco quello è. Alla fine delle puntate ti senti i vestiti umidi dalla paura, hai empatizzato al 100%. Questo è il mio obiettivo.
Il podcast – afferma Trincia – è un esempio di narrazione antica. Lo facciamo da sempre tutti i giorni, ben prima della tv, della radio. Rispetto ai media, questa cosa ti accende l’immaginazione e ti permette di vivere in modo personale tutte le storie.
Quanto lavoro c’è dietro un podcast seriale?
C’è tanto lavoro e pensiero. Sono circa 4/5 mesi di brainstorming evitare le strade già battute. Serve un approccio obliquo, inaspettato. Ogni storia si porta dietro una grande domanda: cos’è/dov’è il vero male? Chi sono io davvero? Come mi comporterei in certe situazioni? L’obiettivo è sempre quello di alzare la visuale.
Costruire un podcast: ecco gli essentials per Trincia
1. Qualsiasi cosa tu faccia, non perdere mai di vista la storia;
2. “C’era una volta”. L’elemento di magia è indispensabile. Il bello è raccontare una fiaba a persone adulte, ex bambini;
3. Chi ascolta vuole l’ambientazione, i dettagli che sviluppano l’immaginazione. Come la bambina col cappotto rosso di Shindler’s list, i colori le sensazioni che avvicinano l’ascoltatore. Crea sempre un racconto visivo;
4. Il podcaster è l’architetto della mente di chi ascolta. Costruisci una verità, da sovvertire sul finale.
Un consiglio per chi ascolta
La migliore operazione che si possa fare è togliersi la veste del giudicante. Meno giudizio, più immedesimazione.
Indago il male perchè mi affascina, è quello che non siamo e forse vorremmo essere ma non abbiamo il coraggio di essere. Flirtiamo con la mente, la fantasia, lo fanno tutti. Non racconto il male fine a se stesso, capisco se c’è qualcosa da imparare.
Laureata in marketing e masterizzata in comunicazione e altro che ha a che fare con la musica. Fiera napoletana, per metà calabrese e arbëreshë, collezionista compulsiva di vinili, cd o qualsiasi altro supporto musicale. Vanto un ampio CV di concerti e festival.