Nell’ambito delle iniziative dedicate al centenario della nascita di Italo Calvino si segnala in particolare Alfabeto Calvino, ossia 20 incontri in 20 biblioteche che l’istituzione Biblioteche Centri Culturali di Roma Capitale e l’associazione culturale Doppiozero hanno organizzato — a partire dal 28 settembre 2023 e fino al 20 febbraio 2024 — per riflettere sulle tematiche e sulle opere del nostro poliedrico autore con esperti, docenti e scrittori, ma anche con la partecipazione degli alunni.
Una pedagogia implicita
Quella del 4 ottobre 2023, in particolare, era riservata ai soli docenti e si è tenuta presso la Biblioteca Guglielmo Marconi, dove sono stati trattati gli aspetti pedagogici e gli spunti di riflessione sull’insegnamento dalla brava collega e docente Prof.ssa Daniela Santacroce — docente nei licei romani, appassionata di Calvino sin dalla tesi di laurea, che ha frequentato l’editoria svizzera a Ginevra e successivamente quella francese della Sorbona, per approdare poi al dottorato in Scienze documentarie, linguistiche e letterarie nel curricolo di Studi storico-letterari di genere.
Le opere e gli spunti
Dalla Trilogia fantastica (Il visconte dimezzato, Il cavaliere inesistente, Il barone rampante), alle Cosmicomiche a Le città invisibili, da Marcovaldo alla Sfida al labirinto a Il midollo del leone, dall’ Esattezza a Una pietra sopra, le opere e i saggi tra gli anni 1950 e 1962 fino al 1980 sono stati tutti indagati alla ricerca di una pedagogia implicita.
Il ruolo dell’insegnamento
Italo Calvino crede infatti al ruolo dell’insegnamento nella società come fondamento per le nuove generazioni, soprattutto per sventare il consumismo forzato, la diffusione indiscriminata e la dipendenza dai mezzi di comunicazione di massa che lui definisce come i nuovi “barbari”. Di fronte al loro dilagare, si staglia invece la cultura della scuola e dell’università in cui domina l’intelligenza umana che si qualifica come “resiliente”: da un lato occorre osservare il reale con un linguaggio sempre diverso e variabile (da quello pittorico alle immagini descrittive fino ai fumetti), dall’altro bisogna narrarlo, ricomporlo e interpretarlo senza metodi riduttivi ma nella pienezza della sua dimensione globale che sottintende la complessità del reale.
Letteratura e linguaggio per uscire dalla barbarie
“Se dunque Italo Calvino non semplifica, non conforta e sembra andare controcorrente” – conclude la Prof.ssa Santacroce — “ci offre tuttavia un’arma di contrasto: la letteratura intesa come educazione, di grado e di qualità insostituibile (Il midollo del leone, 1955)”. La letteratura è dunque un campo di energie ed è l’unica che può creare degli anticorpi alla “peste del linguaggio”, ossia al nostro “abuso” della lingua parlata, che si genera quando si trasforma in formule astratte e generiche, che diluisce i significati, che omologa l’espressività e la creatività in automatismi sterili e burocratici. Facciamo allora comprendere agli studenti l’alto valore della molteplicità del reale recuperandolo in un linguaggio dalle mille sfaccettature!