Mungetas altrimenti dette lumache monachelle. Sono le più diffuse anche se ne esistono di altre specie quali le più grandi Helix Aspersa, in Sardegna sono chiamate boveri o coccoiddu, oppure le Eobania Vermiculata, più chiare e striate.
Che questo prodotto faccia parte della cultura alimentare sarda fin dal neolitico è ampiamente dimostrato dalla presenza di grandi quantità di gusci di lumaca in grotte e siti archeologici. I modi più classici di gustare le Mungetas prevedono che vengano arrostite o cotte in padella con olio, aglio, pangrattato e prezzemolo. Altri tipi di lumache possono venire cotte con salsa di pomodoro insaporita con il peperoncino.
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La tradizione culinaria sarda ha origini antichissime, che affondano sia nella cultura contadina, legata in particolare alla pastorizia, che in quella dell’ambiente marinaro, così come nei numerosi intrecci culturali che hanno prodotto il carattere dell’isola. Sulle tavole sarde campeggiano piatti frutto di ricette semplici ma saporite, ispirate sia alle preparazioni dei pescatori di un tempo sia alla tradizione rurale del territorio. Uno dei piatti più caratteristici della cucina sarda sono sicuramente le lumache.
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Se volessimo prepararci le Mungetas da soli come potremmo fare?
Iniziamo col mettere le nostre lumachine in un paniere con della crusca o della mollica di pane precedentemente bagnata e ben strizzata. Copriamole con un panno e lasciamole un paio di giorni a spurgare. Trascorsi i due giorni si possono trasferire le Mungetas in una terrina con sale, acqua e aceto rimescolandole di tanto in tanto. Trascorsa un’oretta si possono scolare e rimettere a bagno con acqua pulita, aceto e sale. Lasciate in ammollo per un po’ si possono lavare accuratamente per poi disporle in una una pentola con aglio schiacciato, peperoncino e sale. Coprire con acqua e portare ad ebollizione. A cottura ultimata scolarle per bene e disporle in un piatto condendole con olio e prezzemolo finemente tritato.
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Molti preferiscono impanarle per renderle più croccanti. Comunque le si prepari le Mugetas non hanno nulla da invidiare alle famose Escargot d’oltr’Alpe. Se si preparano arrosto, prediligendo una cottura lenta, si consiglia di usare una casseruola se invece si vuole una cottura più veloce va benissimo una padella per friggere. Come abbiamo visto la cucina sarda si avvale di ingredienti semplici il cui sapore viene esaltato in maniera molto naturale. Vediamo di conoscere altri piatti tipici della tradizione sarda.
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Le ispinadas
Era il cibo che i pastori portavano con sè al pascolo. Comodo da trasportare e molto nutriente, permetteva di affrontare le lunghe giornate di lavoro. Si tratta di bocconcini di carne di pecora che si infilano negli spiedini alternando i più grassi e i più magri e si cuociono molto velocemente direttamente sulla fiamma. Una volta cotti per mantenerli in temperatura possono essere conservati in un tegame di terracotta con coperchio, possibilmente vicino al fuoco.
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Il porceddu
Si può parlare della cucina sarda senza nominare il porceddu? Non credo proprio. Trattasi di un maialino di 20/25 giorni e del peso massimo di cinque chilogrammi che viene cotto allo spiedo girandolo frequentemente così che la cottura avvenga in modo uniforme e i liquidi non vengano dispersi. Le erbe aromatiche più utilizzate sono il rosmarino e le foglie di mirto. Il tempo di cottura va dalle tre alle cinque ore e il risultato è da leccarsi i baffi.
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La fregola con le arselle
La fregola è la tipica pasta di semola sarda che può avere varie forme e dimensioni, condita, in questo caso, con telline ovvero le piccole vongole che si possono raccogliere durante una passeggiata in spiaggia. La fregola, come qualsiasi altro formato di pasta, ben si adatta ad essere condita anche con sughi a base di carne o verdure.
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Non si può che ritenere, a questo punto, che la Sardegna oltre ad essere un’isola stupenda e molto ospitale possieda anche una offerta gastronomica di tutto rispetto e meriti quindi di essere visitata e assaporata in tutta tranquillità.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.