“Ni una más”, la nuova serie disponibile su Netflix, si presenta come un’opera estremamente significativa e senza mezzi termini, capace di andare oltre la semplice rappresentazione televisiva per diventare un potente grido di protesta contro la violenza sulle donne e le ipocrisie della società odierna.
Ispirata sull’omonimo romanzo di Miguel Sáez Carral, la serie affronta tematiche di enorme rilevanza sociale come il consenso e l’abuso, offrendo una riflessione intensa e spesso sconvolgente su quanto sta accadendo negli ultimi tempi.
Storia di dolore e denuncia
“Attenti! Qui si nasconde uno stupratore”
Frame dalla serie
La serie si apre con una scena che cattura immediatamente l’attenzione: Alma una diciassettenne che frequenta le superiori, appende uno striscione al cancello della scuola con la scritta “Attenti! Qui si nasconde uno stupratore”. Da questo momento, la storia si dipana attraverso un viaggio nel tempo, riportando lo spettatore a quattro mesi prima, quando un post su Instagram da parte di @Iam_colemanmiller scatena il caos: “Questa sono io il giorno prima di essere violentata“. Il post diventa virale, ma l’identità della vittima rimane un mistero.
“Ni una más” il titolo stesso è una dichiarazione forte e chiara: “Non una di più“, un richiamo disperato a fermare le violenze e gli abusi. La serie, nata dalla dimensione della finzione, trae forza dal materiale narrativo reale che la ispira, riflettendo sul dolore e sull’insufficienza delle tutela offerta alle vittime di questo genocidio al femminile.
Durante la visione, è inevitabile pensare ad altre opere simili che hanno scosso il pubblico, come “Tredici” (13 Reasons Why). Entrambe le serie esplorano le contraddizioni e le ingiustizie della società, mettendo in luce le dinamiche violente e incoerenti che spesso caratterizzano la vita degli adolescenti e non solo.
Le Protagoniste e le loro battaglie
Al centro di “Ni una más” c’è una narrazione corale che vede un gruppo di giovani donne confrontarsi con situazioni estremamente difficili. La protagonista principale, Alma (interpretata da Nicole Wallace), è una minorenne segnata da una violenza sessuale che ha cambiato radicalmente la sua vita. Attorno a lei si sviluppano le storie delle sue coetanee, tutte con problematiche diverse ma connesse dalla tossicità delle loro esistenze e dall’incomprensione di una società che le ignora.
La serie approfondisce tematiche come relazioni tossiche, co-dipendenza, suicidio, criminalità e incomunicabilità familiare, dipingendo un quadro complesso e doloroso della vita degli adolescenti di oggi. La caratterizzazione dei personaggi, ognuno con la propria storia passata e presente ci porta nelle vite di tutti e non solo in quella della protagonista principale.
Le amicizie che sostengono e rivelano
Alma trova conforto nelle sue migliori amiche, Greta e Nata (Aïcha Villaverde), con cui condivide un legame profondo basato su una fiducia reciproca totale. Queste amicizie sono un’ancora di salvezza in un momento in cui Alma si sente sola e giudicata. Nel corso della serie, Alma incontra casualmente Berta (Teresa de Mera), un’amica di vecchia data da cui si era allontanata. Il tentativo di ricucire il rapporto con Berta porta Alma a scoprire verità sconvolgenti che complicano ulteriormente la sua situazione.
La locandina della serie
Tematiche forti (a tratti disturbanti)
“Ni una más” mette sotto la lente d’ingrandimento l’adolescenza problematica e le dinamiche legate al consenso, alla costruzione di relazioni sane e alla tutela dell’individuo. La serie non si risparmia nell’affrontare le conseguenze dell’abuso e della violenza, offrendo uno sguardo impietoso e diretto che lascia il segno sia sui personaggi che sugli spettatori. Non solo la protagonista, è un grande esempio di resilienza e forza.
La narrazione, dal mio punto di vista, pur affrontando temi complessi, a volte pecca di coesione strutturale, con salti temporali e spostamenti non sempre chiari che possono rallentarne il ritmo. Tuttavia, la lentezza iniziale viene compensata da un crescendo di misteri e rivelazioni che catturano l’attenzione del pubblico.
Una denuncia sociale travestita da intrattenimento?
Ambientata in una “provincia bene”, tra ville lussuose e scuole private, “Ni una más” evidenzia il contrasto tra l’apparente sicurezza del benessere e la violenza che può annidarsi ovunque. La serie denuncia l’indifferenza e l’ipocrisia della società, implorando un cambiamento radicale e una tutela incondizionata per tutte le vittime. Oltre che ad una maggiore prevenzione ovunque!
Conclusione
Frame della serie
In conclusione, “Ni una más” è una serie che, pur con alcuni difetti narrativi, riesce a trasmettere un messaggio potente e necessario. La sua forza risiede nella capacità di andare oltre l’intrattenimento, trasformandosi in una denuncia sociale che colpisce al cuore delle ipocrisie contemporanee. Una visione che lascia il segno e invita alla riflessione, richiamando l’attenzione su storie e problemi che non possono più essere ignorati.
“Ni una más” non è solo una serie TV, ma un manifesto contro la violenza e l’ipocrisia sociale. Lo stare in silenzio perché si ha paura. Una serie da vedere per chiunque voglia comprendere meglio le dinamiche della violenza e dell’abuso nella nostra società, e rappresenta un importante passo avanti verso una maggiore consapevolezza e un cambiamento sociale assolutamente necessario.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.