Il 26 giugno scorso, presso la libreria “Mondadori” di via Cola di Rienzo a Roma, si è tenuta la presentazione del nuovo romanzo di Cristina Stillitano “A luglio non succede mai niente”, ed. Piemme, con un dibattito tra l’autrice e il giornalista, sceneggiatore e scrittore Ugo Barbàra, il cui “In terra consacrata” è stato candidato al Premio Strega nel 2009.
Attraverso una lunga chiacchierata, come quella tra due vecchi amici, quali effettivamente sono, sono stati svelati alcuni “segreti” – ma ovviamente non tutti! – presenti nel nuovo romanzo giallo della Stillitano.
La presentazione del nuovo romanzo di Cristina Stillitano "A luglio non succede mai niente"
L’ispirazione del romanzo
Innanzitutto l’ispirazione, che parte dagli articoli di Dino Buzzati sul fatto di cronaca realmente avvenuto in via San Gregorio a Milano nel 1946: il massacro di Franca Pappalardo (40 anni) e dei suoi tre figlioletti di 7 anni, 5 anni e dieci mesi, barbaramente uccisi dall’amante del marito della donna Rina Fort, definita “la belva di San Gregorio”, che sarà condannata all’ergastolo. “L’ombra del male scivola intorno a ciascuno di noi e ci potrebbe toccare”: così Dino Buzzati sul “Nuovo Corriere della Sera” descrisse quell’orrore che tanta impressione destò nell’opinione pubblica e ovviamente in Cristina Stillitano, tanto da essere il “mandante” che le ha ispirato non di certo la trama ma la suggestione che serpeggia in tutto il romanzo, ossia che “il male sia davvero tornato e si infila nelle case”, diventando un fatto quotidiano che si innesta su una generazione che aveva ancora negli occhi gli orrori della Seconda Guerra Mondiale (si cfr. al proposito la “Nota dell’autrice” alla fine del libro).
Le trama e il fulcro del romanzo
La trama intricata, l’avvicendarsi di personaggi emergenti e descritti fin nei particolari, il ruolo della TV come “focolare domestico”, intorno al quale s’impernia la vita delle famiglie italiane del Dopoguerra , ma soprattutto il “Carosello”– trasmissione in onda tra le 20.50 e le 21.00, che riunisce tutti a cena e “prima che i bambini vadano a dormire” e quindi momento importante e irrinunciabile prima del congedo della notte: questi i tratti caratteristici e l’ambientazione da cui prende il via il romanzo e a cui rimanda continuamente. E’ infatti in quel breve intervallo che si compie il delitto del romanzo.
L’ambientazione del romanzo
Il luogo in cui avviene il delitto è Viale Liegi a Roma, tra il quartiere Pinciano e il quartiere Parioli, due zone della Roma “bene”, sia durante il Boom economico degli Anni Cinquanta e Sessanta che ancora oggi. Rivive dunque quell’epoca come accade in un vero e proprio romanzo storico, in cui gli aspetti positivi sono spesso solo apparenti – come in “Vacanze romane”– e ad essi si contrappongono quelli realistici, come quelli descritti nelle opere di Pasolini e di Carlo Emilio Gadda. E’ insomma un vero e proprio “documento storico” di quell’epoca. Del resto anche l’uso del linguaggio caratteristico del Dopoguerra rivela una serie di “arcaismi” che oggi non esistono più: ad esempio l’uso della parola “cocomero” per intendere l’ “anguria”- termine per l’epoca ancora relegato alla sfera dei dialettismi lombardi, ma non di certo diffuso nel resto d’Italia. Del pari lo “sputafuoco” è l’attuale accendino, mentre l’ “acchiappafacce” è la moderna macchina fotografica! Questa traslitterazione dei termini dell’epoca in termini più moderni rende l’idea del costante sforzo compiuto dalla scrittrice per restituire correttamente integra ma comprensibile la lingua e la realtà dell’epoca.
Il tema della memoria in forma di romanzo
Costituiscono spunti essenziali per mantenere intatta la memoria del passato non solo il bombardamento di San Lorenzo, ma anche il lutto personale del commissario Clodoveo per la moglie- morta affogata nel Tevere davanti ai suoi occhi. Il peso di questo passato così gravoso lo schiaccia in un profondo tormento interiore– di cui la coscienza gli presenta il conto attraverso fantasmi e dialoghi traumatici – per pervenire infine ad un’ amalgama spesso incomprensibile, in cui è proprio lui che deve rielaborare la verità. Del resto anche Ardenia-l’unica testimone ricoverata in ospedale-ha perso totalmente la memoria di quanto è accaduto. La ritroverà solo grazie ad uno psicologo, con cui riuscirà a contrastare quella “brace che consuma l’animo e toglie il respiro”: l’amnesia.
Il commissario del romanzo
Da qui emerge l’ostinazione del commissario Clodoveo che – novello Maigret – raggiunge la verità attraverso non solo l’intuito, ma quasi cercando di “assorbire l’ambiente circostante”, come dice la scrittrice, “fiutando, scrutando nelle profondità dell’animo”, immedesimandosi empaticamente sia con le persone che con l’ambiente, per arrivare – come se fosse un’ “illuminazione” (nel senso ungarettiano)- a trovare un riscatto rispetto ai traumi del passato e, contemporaneamente, a pervenire alla soluzione del mistero. Insomma, un giallo intricato a carattere apparentemente familiare, ma che mescola insieme il romanzo psicologico, storico e d’ambiente romano. Assolutamente da non perdere, per un’ottima lettura soprattutto d’estate, anche perché delle “Inchieste di Clodoveo” sono già stati opzionati i diritti per realizzare una serie TV!
La presentazione del nuovo romanzo di Cristina Stillitano "A luglio non succede mai niente"
Chi è Cristina Stillitano
Giornalista professionista e scrittrice, vive a Roma e nel 2018 ha pubblicato la prima serie de “Le inchieste di Clodoveo” – diventato in pochissimo tempo primo in classifica tra i bestseller della categoria noir. Successivamente ha scritto “Andrai, Tornerai, Non morirai”, che ha vinto il primo letterario “Amazon storyteller” nel 2021 e “La giostra del perdono” per Piemme editore nel 2023.