Flashback Habitat presenta come ultima esposizione prima dell’estate: L’incantesimo della Galaverna, una mostra che vede la presentazione di un corpus di otto sculture in resina e vetro dell’artista valdostano Massimo Sacchetti.
Le opere saranno esposte dal 4 luglio 2024 fino al 10 novembre 2024, negli spazi di Corso Giovanni Lanza 75 a Torino.
Chi è Massimo Sacchetti
Massimo Sacchetti è nato ad Aosta nel 1958. Inizia a dipingere giovanissimo. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, usa tutte le tecniche, dal disegno alla pittura, dalla fotografia alla scultura, la grafica e la videografia 3D. La Natura è l’assoluta protagonista delle sue opere, che sono state esposte in tutto il mondo.
Il rapporto tra arte e natura nelle opere di Massimo Sacchetti
Nell’arte di Massimo Sacchetti, la natura è l’origine e lo strumento che modella l’opera. Il legame con il territorio d’origine, Gressoney-Saint-Jean, costituisce la struttura portante delle sue galaverne. L’artista coglie nel trascorrere del tempo e nel mutare delle stagioni la materia e la suggestione che plasmano le sculture. Proprio da qui nasce la Galaverna che dà il nome alla mostra: quel fenomeno atmosferico che si verifica quando, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, la temperatura inizia ad abbassarsi e dalla brina si creano dei veri e propri cristalli, forme fugaci e fragili eppure straordinarie, frammenti di ghiaccio che si depositano sui rami, sull’erba, componendo una geografia del paesaggio dalle tinte fiabesche, oniriche. L’artista valdostano si lascia ispirare da queste visioni e dalla volontà di immortalare un fenomeno che in altro modo sarebbe solo effimero, incastonando su legno di larice l’allusione a questo spettacolo della natura.
Fonte foto: Exibart
Le sculture di Sacchetti, sono realizzate con lamine sottili di resina trasparente e graniglia di vetro di Murano di dimensioni e calibro differenti. Infatti, da qualsiasi prospettiva la si guardi, la Galaverna di Massimo Sacchetti ci restituisce una forma, un colore, un dettaglio sempre differente e straordinario.
Fonte foto: Exibart
“Nel momento in cui la scultura è solo pensiero nella nostra mente e nella nostra memoria, essa può crescere e formarsi in un processo temporale. Allo stesso modo, una volta uscita dal nostro cervello e materializzata in oggetti concreti, la scultura cresce e si riproduce in quanto insieme di esperienze e di idee che si diffondono trasformandosi. Si tratta della stessa metamorfosi che avviene per le piante, che si riproducono dall’unione dei principi maschili e femminili messi in comunicazione dalla contiguità, dagli insetti, dal vento. Intesa come pensiero progettante la scultura raggiunge la sua forma con un processo mentale che attinge alla memoria e alla percezione dell’ambiente e delle materie impiegate nella costruzione”.
La rivelazione della bellezza della fugacità
Sacchetti si sente come un uomo che cammina nel buio, come un cieco che ha sviluppato una certa sensitività, capace di immergere il visitatore nella sua visione di oscurità alla ricerca di una risonanza. L’artista, in modo poetico, guarda oltre senza timore, svelando allo spettatore ciò che è segreto e misterioso: l’inguardabile, schiudendo al visitatore, un varco altrimenti irraggiungibile, sia che tracci una fenomenologia di pareti rocciose con un sistema di linee verticali e orizzontali, sia che faccia lievitare nell’aria un’architettura di chiocciole, o che le sue mani plasmino statue di sale. L’artista è sensibile alla straordinaria inafferrabilità di ogni oggetto concreto, afferra risonanze per comporre la sua partitura, per dare senso e rendere eterno ciò che è all’apparenza, fugace e inspiegabile.
Studentessa di Didattica e Mediazione culturale del patrimonio artistico. Amante della musica, teatro, della danza, dell’arte in ogni sua manifestazione, appassionata di Monet, Klimt- Secessione viennese ed arte contemporanea orientale.