Il 5 aprile 2021 è stato approvato un decreto che abolisce la censura cinematografica in Italia. Ma cosa vuol dire veramente? Facciamo un passo indietro e ripercorriamo insieme le tappe che ci hanno portato alla situazione attuale.
La censura in passato
La prima legge in assoluto, che ha introdotto la possibilità di censurare le pellicole cinematografiche, è stata approvata nel 1914. Per far sì che venisse realmente applicata, è stata creata la figura del revisore, una persona insignita del compito di guardare i film in anteprima e di tagliare le scene non ritenute idonee. In seguito, nel 1920, è stata addirittura costituita una commissione composta da magistrati, educatori ed esperti di arte. La commissione riceveva i copioni in anteprima e poteva addirittura rigettare il film.
Questo, per l’Italia, è il periodo del Fascismo, e il controllo sui film diventa un importante strumento del regime per fare propaganda e per inculcare i valori coerenti al totalitarismo di Mussolini. Per rafforzare la vigilanza, viene istituito un vero e proprio Ministero della Cultura Popolare, incaricato di controllare ogni fase della produzione dei cortometraggi e dei lungometraggi. Il tempo passa e, come sappiamo, per fortuna il sistema dittatoriale fallisce e viene fondata la Repubblica Italiana. Le cose dovrebbero automaticamente andare meglio per il mondo cinematografico, ma non è del tutto così. Nonostante la rinnovata libertà sociale, vige il divieto di produrre film che intacchino la morale e, ancora una volta, questo potere viene utilizzato dal governo. Siamo nel 1952, e Giulio Andreotti si oppone con tutte le sue forze all’uscita del film “Umberto D” di Vittorio De Sica, accusandolo di voler diffamare la nostra nazione all’estero. Di conseguenza, viene istituita una commissione statale in grado di approvare le sceneggiature in fase di pre-produzione. Un’ulteriore modifica alla legge avviene nel 1962: resta la commissione composta da esperti e pubblici ufficiali, e resta la possibilità di fare tagli e modifiche. La novità è data dall’opportunità di interpellare anche un rappresentante delle associazioni in difesa dei diritti degli animali, per valutare le scene che li riguardino.
Oggi
Il 5 aprile 2021 è stato approvato un decreto che, secondo le dichiarazioni del Ministro della Cultura Dario Franceschini, avrebbe abolito del tutto la censura, superando definitivamente quel sistema di controlli e interventi che consentiva tutt’oggi allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti. In realtà, la commissione non è stata soppressa e la composizione della stessa è molto simile al passato. Tuttavia, il cambiamento è costituito dall’impossibilità di modificare le opere e di impedirne la diffusione. Quello che il gruppo di vigilanza può fare, è classificare le pellicole in base alla presenza di scene violente o meno, in base a quelle troppo esplicite o capaci di provocare disagio.
Le classificazioni comportano ugualmente delle penalizzazioni: cosa succederà a quei film ritenuti politicamente o socialmente scomodi? Verranno lo stesso approvati e finanziati o saranno scartati? Chi è che stabilisce il metro di misura per ritenere idonea o meno l’arte? Aleggiano molti dubbi su ciò che l’ennesimo decreto comporterà per questo settore culturale, già fortemente trascurato e penalizzato dallo Stato.
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.