Matilde Serao: una biografia da racconto

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Oggi ricordiamo Matilde Serao, giornalista, scrittrice, imprenditrice. Matilde Serao viene soprattutto ricordata per il suo romanzo Il Ventre di Napoli, e per essere stata la prima donna ad aver fondato un quotidiano, Il Giorno. Noi però la ricorderemo anche per le sue lotte per le donne, in un periodo in cui l’emancipazione femminile faceva i suoi primi passi, e per aver dimostrato che credere in se stessi è la chiave per il successo.

Matilde Serao: l’infanzia

Matilde Serao nasce il 7 marzo del 1856 a Patrasso, una città della Grecia, in cui il padre Francesco Saverio Serao, fu costretto a rifugiarsi. Francesco Saverio Serao infatti era un avvocato e giornalista di Napoli, città dalla quale dovette fuggire quando nel 1848, gli anni dei moti rivoluzionari, diventò ricercato perché un anti-borbonico. La sua fuga lo portò in Grecia dove conobbe la nobile decaduta Paolina Bonelly. Dall’unione dei due nacque Matilde Serao. Matilde passò quindi a Patrasso la sua infanzia per poi vedere per la prima volta la terra italiana all’età di 4 anni, quando nel 1860 ci fu la caduta definitiva dei Borbone. I Serao si trasferirono a Ventaroli, una frazione di Carinola in provincia di Caserta e poi a Napoli nel 1861 dove il padre trovò lavoro come giornalista.

Il primi passi nel mondo del lavoro

Nonostante il padre della Serao fosse un giornalista, la strada del giornalismo non si aprì subito per Matilde, che anzi da piccola non voleva imparare a scrivere, e iniziò a farlo solo dopo gli otto anni. Il primo lavoro di Matilde Serao fu come ausiliaria ai Telegrafi di Stato. Contestualmente però Matilde iniziò a sentire dentro di lei il richiamo della pagina bianca e la necessità di riempirla. Iniziò a scrivere così brevi articoli per il Giornale di Napoli e all’età di 22 anni scrisse la sua prima novella Opale. Da quel momento non smise mai più di scrivere, sino al giorno della sua morte.

Roma e Scarfoglio

Nel 1882 a 26 anni, Matilde sente che è il momento di dare una scossa alla sua vita. Come chi sente che deve realizzare l’obiettivo della sua vita, parte per Roma con l’intenzione di “fare la differenza”. Inizia così la sua collaborazione con la rivista Capitan Fracassa e scriverà…di tutto! Tutto quello che fa notizia, che è di moda, cronaca, letteratura, cultura, tutte le notizie di cui un giornale può parlare, Matilde ne scrive. Contemporaneamente scrive i primi romanzi, tra cui Il Ventre di Napoli, uno dei suoi romanzi più importanti. La penna è inarrestabile eppure c’è chi la critica. Sembra infatti che il suo modo di scrivere sia diverso da quello degli altri. Eduardo Scarfoglio, giornalista dell’epoca, dirà della sua scrittura: “vi si dissolve sotto le mani per l’inesattezza, per l’inopportunità, per la miscela dei vocaboli dialettali italiani e francesi”. Eppure è proprio questo modo di scrivere che renderà Matilde Serao unica nel suo genere. Scarfoglio invece si scoprirà essere come la volpe che disprezza perché non arriva all’uva. Innamorato di Matilde Serao e ricambiato, nel 1885 i due si sposano. Ma non sarà un unione solo familiare. I due infatti si uniscono anche in affari. Fondano infatti nello stesso anno anche il quotidiano “Il Corriere di Roma”. L’esperienza purtroppo non andò benissimo e per salvare gli affari dovettero cedere ad una fusione con il Corriere del Mattino, dando vita al Corriere di Napoli. I due si trasferirono quindi a Napoli e continuarono qui a lavorare come giornalisti, però non rinunciarono al loro sogno di essere gli unici proprietari di un quotidiano e ci riprovarono nel 1891. Fu allora che, lasciando il Corriere di Napoli, diedero vita a Il Mattino tutt’oggi uno dei quotidiani più letti in Italia.

L’imprenditrice Matilde Serao

Purtroppo il sodalizio amoroso e d’affari con Scarfoglio terminò quando Eduardo tradì Matilde e dal frutto di questo tradimento ne nacque una bambina. Matilde Serao quindi lascia Il Mattino, ma nel 1903 fonda il quotidiano Il Giorno e diventa il suo competitor. Matilde Serao diventa ufficialmente così la prima giornalista italiana ad aver fondato un quotidiano e diventa ufficialmente una delle prime imprenditrici italiane. Il Giorno era perfettamente in linea con lo stile di Matilde Serao: fuori dagli schemi della polemica, dei toni accesi e dei canoni giornalistici dell’epoca. Diede insomma del filo da torcere a Il Mattino, raccogliendo un ampio consenso del pubblico.

Pensare a Matilde Serao imprenditrice nel 1903 desta sicuramente stupore, se pensiamo che ancora oggi nel 2020 solo 1 impresa su 5 è guidata da una donna. C’è da ricordare però che Matilde Serao non pensava che essere donna fosse un limite e lo predicava anche nei suoi articoli. Nel 1890 infatti tra le tante riviste per cui scrisse, Matilde scrisse anche per Il Giornale delle Donne, una delle riviste più importanti d’Italia per l’emancipazione femminile. Obiettivo della rivista era quello di dare voce alle donne e ai loro diritti, primo fra tutti il diritto al voto. Si parlava di storie di donne e si cercava di far capire che il ruolo della donna doveva cambiare. Attenzione però a definirla femminista. Matilde Serao era refrattaria a qualsiasi estremismo, e lo vedremo meglio parlando del suo stile. Rispondendo alla femminista Anna Maria Mozzoni, spiegò così il suo punto di vista:

“Per quello che riguarda la donna e la politica – scrisse Matilde ad Anna Maria il 21 maggio 1880 – non posso discutere con lei, pregiata signora. Se me lo concede, io sono un’artista. Naturalmente democratici, repubblicani, emancipatori, socialisti, umanitari, signori e signore non sono artisti. Ditalché mi trovo costretta a dirle che quella certa specie di donna che è l’ideale delle sue teorie, è da noi assolutamente respinta, come una figura rigida, dura, senza alcuna poesia. Anzi, per riunire tutti questi aggettivi, noi la respingiamo come antiestetica. Per la vita, per l’amore, per l’arte ci vuole la donna. Istruita, ma donna. Maestra del popolo, infermiera, scrittrice, educatrice, ma donna. Niente diritti politici, niente ingerenze elettorali, niente attribuzioni maschili, niente professioni impossibili”.

giornale delle donne

Lo stile unico di Matilde Serao

Si parla troppo poco di Matilde Serao, e ancora meno del suo stile, all’epoca criticato. Alla base delle critiche mosse contro la sua scrittura c’è il suo stile nuovo ed unico. Il suo stile infatti non segue canoni standard, o che è copia di “mille riassunti”. Matilde Serao scrive spontaneamente, e l’unico obiettivo che si pone è quello di arrivare alle persone. Non conta il come bensì il cosa e nel parlare del cosa, nel denunciarlo e nel descriverlo, Matilde riesce a creare il suo stile. Uno stile che sicuramente ha dentro di se un tocco che è quello della femminilità. Nel raccontarci la vita di quei giorni Matilde Serao parla come fosse una madre per i suoi lettori, ai quali spiega il presente e gli affida il futuro, affinché ne realizzino uno migliore. In questo Matilde Serao riesce non solo a superare i suoi colleghi contemporanei ma è forse una delle prime a creare uno stile di comunicazione che trasuda di femminilità. Un modo di comunicare che ancora oggi è da riscoprire e da realizzare. Leggere Matilde Serao è come fare una chiacchiera con l’amica sapiente, ospitale e pronto a mettere a nudo le fragilità del quotidiano ma allo stesso tempo fiducioso nel futuro. Il lettore non può fare altro che accogliere il messaggio, anche quando questo è duramente vero, assorbendo l’informazione e predisponendosi al cambiamento. È questa la potenza dello stile di Matilde Serao che culmina con Il Ventre di Napoli e con il suo quotidiano Il Giorno. Uno stile che purtroppo però gli costò il premio nobel alla letteratura. Nel 1926 infatti Matilde Serao fu candidata al premio Nobel, ma Mussolini fermò la candidatura perché nei suoi articoli Serao era apertamente contro la guerra.

Matilde Serao morì l’anno seguente, nel 1927. Fu improvvisamente stroncata da un infarto e indovinate cosa stava facendo? Stava scrivendo. Il punto questa volta lo ha messo il destino.

La storia, quella della vita di Matilde finisce, ma della sua vita va ancora scoperto molto e molto ancora si può imparare da questa donna straordinaria.