“Hive Mars”, l’alveare marziano per vivere su Marte nel 2066

Può sembrare fantascienza e invece la visione degli studenti del Politecnico di Bari ha tutti i presupposti per una ipotesi scientifica accreditata: nel 2066 la realizzazione di uno dei primi insediamenti umani sul pianeta rosso.
 
“Hive Mars: progetto di un insediamento, di classe ibrida, sulla superficie marziana”. Questo il titolo della tesi nata nel Politecnico di Bari, nel Laboratorio di Tesi di progettazione architettonica del dipartimento di Ingegneria civile e dell’Architettura. La prima in Italia, dedicata alla Space Architecture.

Hive Mars, ossia alveare marziano, è stato scelto come nome del villaggio da costruire su Marte ispirandosi alla conformazione geologica del sottosuolo a nido d’ape del luogo prescelto per l’insediamento, che si trova nell’emisfero Sud del pianeta.

L’alveare è richiamato anche dal principio di aggregazione dei moduli abitativi pensati, che riprendono la figura geometrica esagonale, e nel principio fondativo del design dei rovers automatizzati già esistenti, che si ispira agli insetti terrestri, in particolare alle api. L’esercizio accademico ipotizza una data per vedere l’opera in fase di allestimento: il 2066, tenuto conto che la prima missione spaziale dell’uomo su Marte è prefigurabile attorno al 2035.

Al progetto di tesi di laurea si sono dedicati sei studenti del Politecnico di Bari: Alessandro Angione di Molfetta (Ba), Federica Buono di Valenzano (Ba), Ivana Fuscello e Isabella Paradiso di Andria (Ba), Mirha Vlahovljak e Hana Zecevic di Sarajevo. Relatore professor Giuseppe Fallacara. Correlatore architetto Vittorio Netti.

L’idea di base dei neodottori in Architettura deriva dall’utilizzo delle risorse e dei materiali presenti su Marte. Ciò rappresenta la capacità fondamentale per la progettazione e costruzione di strutture permanenti e semipermanenti sul pianeta rosso, ma anche sulla Luna. 

Il team ha stilato un diagramma di missione, volto a valutare le fasi di lancio, viaggio e ammartaggio, esaminando tutti i mezzi necessari. L’obiettivo è di scandire la trasferta umana, di lunga durata, in 2 fasi principali. Un primo stadio vedrebbe il lancio del velivolo spaziale Big Falcon Rocket nel luglio 2030, utilizzabile per il trasporto degli assets di superficie, funzionali alla preparazione del sito prima dell’arrivo degli individui; la seconda fase consisterebbe invece nel lancio, nel settembre 2035, del veicolo spaziale SLS BLOCK 1B. Quest’ultimo dovrebbe condurre un primo equipaggio teorico di 8 persone sul Pianeta Rosso, la cui permanenza durerà almeno 730 giorni terrestri.

Per rendere l’insediamento autosufficiente, verranno trasportati dalla Terra anche:

24 pannelli solari e 6 kilopower, ciascuno con rendimento pari a 10 kW, per la produzione energetica;

– due elementi utili alla produzione di acqua e ossigeno, in quanto, giornalmente, ogni membro dell’equipaggio necessiterà di circa 3,52 kg di acqua e di 0,84 kg di ossigeno;

elementi prefabbricati, necessari allo stoccaggio di acqua, ossigeno e combustibile.

Alcuni dei componenti per la costruzione dell’habitat dovranno essere fabbricati, assemblati e testati sulla Terra, al fine di garantirne l’idoneità durante le fasi di esercizio in un ambiente estremo come quello marziano. Essi consisteranno in:

– 3 moduli abitativi gonfiabili e dispiegabili, in grado di ospitare le attività umane;

– 3 airlocks e 4 suitports, ossia elementi cilindrici dispiegabili, volti al collegamento dei moduli abitativi tra loro o con l’ambiente esterno;

– 21 finestrature, ossia elementi stratificati a forma romboidale, prefabbricati e preassemblati.

Dettagliato, scientificamente preciso e obiettivamente attuabile: un progetto ambizioso, futuristico ma concreto, che delinea la possibilità per l’uomo di dominare anche lo spazio. Auguri e complimenti ai sei neodottori che hanno approntato una così singolare tesi di laurea.