Il primo Papa in Iraq

Per la prima volta in secoli di papato, il nostro amato Papa Francesco è riuscito nel desiderio di papa Giovanni Paolo II di recarsi in IraqIl viaggio all’interno dello stato Iraqueno è durato ben 4 giorni; l’itinerario del papa è iniziato alle 7:30 del 5 marzo, dove ha salutato i fedeli, prima di salire a bordo dell’aereo che l’ha condotto a BagdadAll’atterraggio nel continente arabo, è stato accompagnato da una calda accoglienza ed è stato seguito dall’incontro con il primo ministro, insieme ad una cerimonia ufficiale di benvenuto.

La prima giornata è stata caratterizzata dall’incontro con le maggiori autorità del paese e con le principali personalità ecclesiastiche. Bergoglio è stato felice di annunciare che alla veneranda età di 84 anni sia stato entusiata di condurre questo viaggio, il quale lo ha aiutato nel prendere un po’ d’aria in seguito alle misure anti-covid, ringraziando le autorità competenti e tutti i medici per lo straordinario lavoro.

L’Iraq, paese all’insegna della lotta con il Califfato jihadista, ha affrontato uno stato di angoscia, ma il papa, con le sue parole, è riuscito a trasmettere un ampio messaggio di speranza ad un popolo così coraggioso. Ha infatti paragonato la speranza alle palme lungo la strada verso l’aereoporto.

Papa Francesco in precedenza nel 2019 aveva già incontrato l’imam sunnita Ahemed al Tayyeb, introducendo alla base una forma di fratellanza tra i due popoli. È stato proprio in questo viaggio che Jorge Mario Bergoglio ha unificato sotto un cielo di uguaglianza e fratellanza, anche il popolo shiita, in un incontro con l’ayatollah Ali al Sistani; trattando di principi fondamentali di parità, tra le componenti etiche, sociali e religiose.

L’incontro intereligioso si è avuto ad Ur luogo significativo nella storia di Abramo, considerato padre delle tre religioni del libro; spianando la strada ad un futuro in cui la tradizione del paese si intersecherà alla perfezione con quella religiosa. Nella città di Bagdad, non ha solo contribuito al messaggio verso il popolo iraqueno, ma ha incitato i capi della chiesa caldea ad ignorare il previlegio e ad assumere il ruolo di pastori per guidare un popolo scosso dalla guerra.

Lungo la strada di Erbil, che conduce a Qaraqosh, Bergoglio ha osservato le distese di campi profughi e cimiteri di cristiani che già nel 2014 furono costretti alla fuga dall’Isis, il quale segnò i loro villaggi con delle bandiere nere ed al loro interno incisa una “N”, la quale stava a simboleggiare la N di nazzareno. Osservando i testi dei sopravvissuti il papa si è commosso e ha asserito che: “Il terrorismo non avrà mai l’ultima parola

Durante il 7 marzo ha inoltre visitato Qaracosh, la città delle Piane di Ninive, in cui ha celebrato la santa messa nella cattedrale dell’Immacolata Concezione, la quale oggi è una delle più belle del paese, ma non priva di ricordi spiacevoli. Infatti la cattedrale fu fulcro del potere jihadista, in cui venivano tenuto in ostaggio i cristiani. Il benvenuto a Qaraqosh è stato molto caloroso, milioni di persone si sono ritrovate in strada per riuscire ad intravedere il papa. Mentre ad Erbil è stata celebrata la santa messa all’interno dello stadioFranso Hariri”, in cui fedeli e non vi hanno partecipato.

Ma il viaggio nello stato non è terminato prima della visita di Mosul, in cui è stata celebrata la preghiera di suffragio in onore delle vittime della guerra, con alle spalle le macerie delle chiese distrutte dall’Isis, che aveva trasformato proprio la città di Mosul nella sua rocca forte.

Durante il viaggio di ritorno, il papa ha escluso una visita in Siria, approvandone una in Libano, facendo visita soprattutto a Beirut. Ha inoltre osservato la lista delle donne vittime dell’Isis, spingendo ogni donna a ribellarsi contro ogni forma di violenza. È proprio durante la “Giornata Internazionale dei diritti della Donna” che ha affermato, prima di rivolgere gli auguri a tutte, che: “Le donne sono coloro che portano avanti la storia”; terminando così il viaggio colmo di emozioni, che rimarrà per sempre nella storia.