Molti sono gli aneddoti o i fatti curiosi che accompagnano, nel corso della storia, la realizzazione di opere d’arte, soprattutto dei grandi maestri. Vogliamo ricordarne qui alcuni episodi che caratterizzano l’inventiva e la specificità degli autori
1. Il paesaggio della Giocanda
La Monna Lisa leonardesca ha dietro di lei un paesaggio bucolico ameno e tranquillo. Molti ricercatori hanno svolto indagini sullo scorcio che compare alle spalle della Gioconda. Le ipotesi si sono susseguite indicando di volta in volta luoghi diversi: dal Valdarno alle Prealpi, dalle paludi pontine alla Val Trebbia, al Montefeltro. Dal 1992 l’ipotesi più accreditata, espressa prima da Carlo Starnazzi e poi confermata da Carlo Pedretti, è quella che si tratti del territorio dove l’Arno riceve le acque della Chiana, e che le arcate del ponte visibile alla sinistra della donna siano quelle di Ponte Buriano. Ipotesi avvalorata anche dalla ricerca cartografica che Leonardo (1452-1519) esegui nella zona per conto di Cesare Borgia negli anni 1502/1503.
2. La testa e la mano destra del David
Il grande blocco di marmo di Carrara dal quale Michelangelo (1475-1564) scolpì il David rimase allungo nei magazzini della cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze. Sin dalla metà del ‘400 chi aveva provato a scolpirlo [Agostino di Duccio (1418-1481) e Antonio Rossellino (1427-1478)] aveva dovuto rinunciarvi per le dimensioni e la difficoltà che ciò comportava. Michelangelo riprese il “Gigante” nel 1504 per ricavarne il capolavoro che tutti conosciamo. Ma la grandezza dell’artista è tale proprio per le sue conoscenze, oltre che della materia, anche delle regole dell’ottica. Infatti la testa del colosso è leggermente più grande delle dimensioni che dovrebbe avere proporzionalmente al corpo, proprio perché vista dal basso dia invece l’impressione di essere congrua. Analogamente anche la mano destra, distesa lungo il corpo, è sovradimensionata; questo invece, per bilanciare l’equilibrio visivo della statua stessa.
3. La fontana dei quattro fiumi a Roma
Pare che Gianlorenzo Bernini (1598-1680) non fosse poi molto simpatico al Papa Innocenzo X, per via del suo carattere alquanto altezzoso. Il Pontefice, racconta la leggenda, avrebbe assegnato al grande architetto e scultore solo la progettazione delle condutture che portavano l’acqua alla fontana che doveva essere costruita in Piazza Navona. L’artista allora ebbe l’idea di regalare un modello in argento e in scala del suo progetto alla cognata del Papa, donna Olimpia Maidalchini, principessa di San Martino al Cimino, la quale, entusiasta dell’effetto scultoreo, convinse l’illustre congiunto ad affidare a Bernini l’intera realizzazione dell’opera. Il giorno dell’inaugurazione però, alla presenza del Papa e dei dignitari vaticani, dalla monumentale fontana non sgorgò affatto l’acqua, lasciando tutti gli astanti perplessi. E solo dopo che il Bernini, soddisfatto dell’effetto beffardo, diede l’ordine di aprire le condutture il flusso dell’acqua completò la magnificenza della scultura.
4. L’Ofelia morta nel lago
Uno dei più importanti esponenti della corrente Preraffaelita inglese (corrente nata nel 1848, che promulgava il ritorno a un’arte antecedente il Rinascimento e ai valori stilistici antecedenti la pittura di Raffaello) è stato John Everet Millais (1829-1896); il suo splendido dipinto più famoso è senz’altro “Ofelia morta nel lago” ispirato all’Amleto di Shakespeare. La modella che impersonò Ofelia è Elizabeth Siddal futura moglie di Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), altro esponente di spicco del movimento. La propensione di Millais al realismo ha voluto che la povera Lizzie posasse per molto tempo immersa all’interno di una vasca piena d’acqua per cui la giovane si ammalò gravemente di polmonite.
5. Gli orologi molli di Dalì
Molti dei dipinti del maggior esponente del Surrealismo: Salvator Dalì (1904-1989), hanno come protagonisti o comprimari orologi molli, deformati seguendo la forma dei supporti sui quali giacciono. Una delle interpretazioni per le forme così cedevoli e inverosimili è che rappresentino la fluidità del tempo che passa e lo scorrere della memoria capace di deformare e mescolare i ricordi. L’eccentrico e immaginifico pittore catalano ha avuto nel corso della sua esistenza molto successo e qualcuno dei suoi detrattori lo ha soprannominato “Avida dollars” anagrammando il suo nome.

Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.