Sintesi e grandiosità. Proseguirà fino al 27 marzo 2022 la mostra dedicata al celebre artista poliedrico Mario Sironi, inaugurata a luglio 2021 in occasione dei sessant’anni dalla sua scomparsa.
Ad ospitarla è il Museo del Novecento di Milano, custodito all’interno del caratteristico Palazzo dell’Arengario in piazza del Duomo. Un punto di riferimento per la cultura artistica nato con l’intento di diffondere la conoscenza dell’arte del Novecento e che preserva una collezione di oltre quattromila opere di arte italiana del XX secolo.
La vita
Mario Sironi nasce a Sassari nel 1885 e viene da subito circondato da artisti e talenti: il nonno è uno scultore e scienziato, lo zio un architetto, il padre un ingegnere, la madre una cantante e la sorella una pianista. Fu però accompagnato per tutta la vita da un certo disagio esistenziale, che cercò di guarire avvicinandosi all’arte: abbandonata l’università, si iscrisse alla Scuola Libera del Nudo in via Ripetta e da lì ebbe inizio il suo percorso artistico.
Nel corso degli anni spaziò dal divisionismo all’espressionismo, passando per il futurismo e l’interventismo. I suoi temi più cari furono la guerra e la politica, e dagli anni Trenta iniziò ad esprimere la sua visione attraverso la pittura murale. In realtà, Sironi condivise per tutta la vita l’ideologia fascista, seppure non approvandone le leggi razziali, in quanto riteneva che fosse l’unica occasione per riportare in alto l’Italia. Disperato per il crollo delle sue speranze, il 25 aprile uscì in strada tra gli spari e rischiò di essere fucilato da un gruppo di partigiani: fa salvato nientemeno che dallo scrittore Gianni Rodari, in quel momento tra i membri della brigata partigiana, che lo riconobbe e gli concesse un lasciapassare.
Morì a Milano a 76 anni, nel 1961, per motivi di salute.
Paesaggio urbano di Mario Sironi Fonte dell'immagine: artribune.com
La mostra
La mostra “Mario Sironi. Sintesi e grandiosità” comprende 110 opere che ricostruiscono l’evoluzione artistica di Sironi, dagli inizi al tormento degli anni finali. La collezione include inoltre degli inediti e alcuni elaborati che non apparivano nelle antologie da quasi cinquant’anni, come “Pandora” (1921-1922), “Paese nella valle” (1928), “Case e alberi” (1929) e “L’abbeverata” (1929-30),
Assieme alle riproduzioni della figura umana, il tema più rappresentato è il ciclo dei paesaggi urbani, il quale riesce ad esprimere sia la drammaticità della città moderna, sia un potente desiderio di costruzione, sia fisica che metaforica. In esposizione anche alcuni capolavori monumentali, quali come la “Vittoria alata” (1935), gigantesco studio per l’aula magna della Sapienza di Roma; il “Condottiero a cavallo” (1935); e lo studio preparatorio lungo quasi sei metri della “Giustizia Corporativa” (1937-38), esempi degli anni della pittura murale.
La mostra è stata curata dalla critica e storica dell’arte Elena Pontiggia e da Anna Maria Montaldo, direttrice del Museo del Novecento, in collaborazione con Andrea Sironi-Strausswald dell’Associazione Mario Sironi di Milano e Romana Sironi dell’Archivio Mario Sironi di Romana Sironi di Roma.
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