(Fonte foto: BergamoNews)
Dopo aver trascorso gli ultimi tre mesi a Bergamo e provincia, è un pò difficile pensare positivo. Eppure i bergamaschi in questo sono davvero bravissimi. Hanno saputo fronteggiare l’emergenza Covid-19, che ha causato più di seimila perdite nella regione Lombardia, sono stati costruiti ospedali in meno di una settimana, sono stati sanificati Rsa, e posti di lavoro in men che non si dica. Gli alpini e gli Ultrà dell’Atalanta, insieme ad uno squadrone di volontari hanno costruito una terapia intensiva da campo in fiera, sono state fatte un sacco di donazioni agli ospedali. Il volontariato paese per paese non si è mai fermato. Le carezze che non potevano essere date sulle guance direttamente con le mani, venivano fatte con gli occhi dai ragazzi giovani, che si sono improvvisati volontari per quelle persone più a rischio. Ogni giorno, con i dovuti presidi portavano loro la spesa e beni di prima necessità di casa in casa. Questa Bergamo, abbracciata alla sua provincia, ma anche alla leonessa Bresciana, ha combattuto così, e in molti altri modi la tragedia silenziosa, di quei carri che hanno portato i nostri cari fuori dalle nostre comunità perchè qui, non c’era più posto nemmeno per potergli dare una degna sepoltura. Questo è stato il Covid-19 a Nembro, Alzano, Bergamo, i paesi di provincia con Brescia. Abbiamo dovuto barricarci in casa, stare lontani dai nostri affetti per proteggerli prima che fosse troppo tardi. Per prevenire quel dolore, che ha investito e lacerato centinaia di famiglie. Così le strade si sono svuotate, il rumore del traffico ha fatto spazio al silenzio, interrotto solo dal suono delle ambulanze, e tutto è rimasto spento. Nonostante la grinta, quella la gente di Bergamo, “quella gente che la fa’nda i man“ non ha mai perso. L’hanno dimostrato con i tanti gesti simbolici, e concreti di vicinanza reciproca.
Sono spuntati arcobaleni, gigantografie appese agli ospedali, striscioni, fuori dagli hub covid, e non solo. Crowfuonding per ogni ospedale, gente che aiutava anche con pochi spicciioli chi era in difficoltà Gesti semplici, ma fatti con il cuore. Ed è proprio di questo cuore che s’accede che c’è da dire, parlare e raccontare: una neon è apparso in Piazza Mercato delle Scarpe. Vicino alla zona della funicolare che posrta nella splendida città alta. Un neon che recita una delle frasi più famose di Dante Alighieri: ovvero l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia, il verso 139 del XXXIV canto: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Un’ idea dell’ artista Edoardo De Cobelli, promosso dall’Associazione Volta in collaborazione con il Comune di Bergamo, che resterà acceso, sullo sfondo scuro dell’ex cisterna, di giorno e di sera per tutta estate. Questa istallazzione si trova esattamente nel locale inferiore dell’ex Chiesetta di San Rocco, il neon sarà visibile attraverso la grande vetrata che illuminadone piazza e cuori.
Un messaggio per la città che, dopo mesi lunghi e difficili, prova a ripartire. “Il cielo notturno che si apre a Dante e a Virgilio, dopo il travagliato percorso attraversato per raggiungerlo, è infatti presagio del nuovo cammino di luce e di speranza che accompagna il seguito del viaggio”. Lo stesso viaggio che sta imparando a fare questa città, insieme a tutti i paesini e paeselli che hanno toccato con mano l’inferno e che, con questi piccoli e coraggiosi passi di lenta rinascita, stanno provando a rinascere. Anche Roby Facchinetti dei Pooh, insieme al compagno di sempre Stefano D’Orazio, attraverso una canzone, o meglio un inno alla vita, intitolato “Rinascerò, Rinascerai” hanno voluto tenere accesa e viva la forza di questa gente.
Perchè le stelle, ci sono sempre, solo che a volte, sono nascoste dalle nuvole.
Ed è un bene che qualcuno come Edoardo, giovane critico d’arte bergamasco che oltre ad aver frequentato l’Università Cattolica del Sacro Cuore, è stato studente alla Sorbonne di Parigi e l’Alma Mater Studiorum di Bologna, dove ha conseguito la laurea specialistica in Arti Visive, abbia cosi tanta voglia di ricordarcelo.
Sicuramente anche Dante e Virgilio in questo momento staranno gridando: “Forza Berghem, Mola mia!“, rendiamoli fieri di noi.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.