1 Giugno 1970: cinquanta anni fa muore Ungaretti

Condividi su

In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare
Ad ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che una volta
già gli ero stato
assuefatto
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
Cerco un paese
innocente.

 

Lontano dal razionalismo e da una ragione ridotta a misura, Ungaretti è da sempre animato da un vivo senso religioso, da un desiderio sincero di capire le ragioni, di andare nella profondità delle cose. La sua scrittura è sempre orientata nella direzione della scarnificazione del verso, dell’abolizione della punteggiatura, dell’espressione lapidaria, dell’uso del blanchissement (lo spazio bianco) per scolpire la poesia. Il verso, reso sempre più essenziale, si riduce talvolta ad una sola parola e diventa rivelatore del tentativo del poeta di andare al cuore delle cose e della vita, senza orpelli retorici e paludamenti che nascondano l’evidenza della realtà. Uomo di grande spirito, fece della poesia pura e portatrice di speranza anche di fronte al dolore più insensato come quello della guerra il proprio vessillo, e del poeta una sorta di missione.

 

 

La vita 

 

Nato ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi emigrati per lavoro, resta orfano di padre all’età di due anni. Riceve, comunque, una discreta educazione frequentando l’Ecole Suisse Jacot, e trasferendosi successivamente a Parigi. Qui, dal 1912 al 1914, frequenta la Sorbona ed entra in contatto con l’ambiente intellettuale dell’epoca.
Tante sono le influenze che subisce durante il periodo parigino: Apollinaire, Palazzeschi, Picasso, Modigliani, De Chirico. Legge la filosofia intuizionistica di Bergson, il simbolismo di Valery, si avvicina ai poeti del crepuscolarismo e del futurismo, ha diversi scambi epistolari con personalità influenti dal punto di vista artistico-letterario. Giunto in Italia, pubblica le sue prime poesie sulla rivista d’indirizzo futurista Lacerba. Per la sua prima vera raccolta, Il porto sepolto dobbiamo aspettare il 1916, quando grazie all’amico Ettore Serra, verranno distribuite le prime poche copie delle poesie scritte durante gli anni al fronte. Queste opere andranno poi a confluire nella successiva raccolta Allegria di naufragi del 1919, ripubblicata nel 1923 con il solo titolo di Allegria. Le avversità del destino, e in particolare la morte del figlio Antonello, segnano la produzione della maturità, tra cui si ricordano Sentimento del tempo (1933) e Dolore (1947), in cui si scorge il desiderio del poeta di raggiungere nell`aldilà i suoi cari scomparsi.L’atteggiamento poetico di Ungaretti è in sintonia con la sua concezione della vita e con una religiosità piuttosto implicita.equivale a una discesa nelle profondità dell’io, per riportare alla luce frammenti di verità: questi possono consistere anche in brevissime immagini, suscitate nel poeta dalla contemplazione della natura, come la notissima “Mattina” (“M’illumino / d’immenso” ).
In questo caso il poeta celebra l’innocenza, quello stato d’animo puro e vergine di chi  contempla il mondo e si sente parte vibrante di esso, senza alcuna mediazione di pensiero, ma per istintiva partecipazione alla vita.

 

La sua poesia

 

La sua poesia nasce sempre da un dato psicologico, legato alla sua esperienza biografica, ma non si propone di descrivere realisticamente alcuna realtà, neppure quelle interiori. E’ una poesia che somiglia a una “illuminazione” improvvisa, alla evocazione di una verità che emerge dal profondo e da molto lontano. Equivale a una discesa nell’abisso di sé, per riportare alla luce frammenti di verità.


Condividi su