“La foresta invisibile”: Maria Elisabetta Giudici racconta cent’anni di Storia, passioni e avventure

Fonte foto: librandomagazine.it

 

“Quanto tempo impiega un oggetto prezioso ad attraversare il Mediterraneo, le Alpi, le pianure francesi e arrivare dall’altra parte dell’Europa?”

 

È questo il quesito antifonico che attraversa le pagine del romanzo scritto da Maria Elisabetta Giudici. Due storie parallele vengono narrate, legate fin dall’inizio da un filo indissolubile capace di travolgere il lettore in un turbinio di amori estenuanti, complotti, rivoluzioni e di tanto coraggio. Due sono le figure umane che danno avvio a una storia il cui esito sembra essere continuamente sul filo della disfatta. Immacolata e Giovanni sono i protagonisti di una grande storia separata a metà, tra passato e presente, in due percorsi differenti, due desideri lontani tra loro. Sono due dei tanti protagonisti che non si conosceranno mai, una delle due figure lascerà per prima la scena, una fine che incontra la sua conseguenza in un amore dissipatore delle passioni umane, consumato tra le braccia di un’amicizia inaspettata, seguita da tante altre figure discusse della Storia.

 

Dieci decadi dividono questi due personaggi, e due città. Cent’anni di vita umana, da Trapani a Parigi. Il richiamo ovattato di un passato lontano ha origine in un oggetto antico. Una preziosa collana di perle di coralli, dono d’amore di un pescatore siciliano alla sua donna, fa un lungo viaggio, attraversa paesi ed epoche, rivoluzioni e avventure straordinarie, fino ad arrivare nella Parigi del ‘900 con tutte le meraviglie e le insidie che essa ha da offrire.Giovanni Caldarola, abile scalpellino pugliese, chiamato dal caso a essere uno degli artefici di una delle opere architettoniche più importanti della capitale francese del nuovo secolo, assaporerà l’agrodolce sapore delle mille possibilità offerte dalla città, trovandosi per caso ad affrontare innumerevoli ostacoli, a fuggire e a reagire, dimostrando fermezza e grandi abilità nell’immergersi nell’ignoto. Entrerà in possesso dell’oggetto prezioso, inconscio degli innumerevoli luoghi che ha attraversato, delle tante mani da cui è stato ghermito. Un oggetto che racconta un viaggio funesto e irregolare, perché, per arrivare nella capitale francese, farà un percorso inusuale: dalla Sicilia a Napoli, alla Cornovaglia a Le Havre, nel Nord-Est della Francia, per poi seguire il suo destino verso la causa greca contro l’Impero ottomano, finanche arrivando nell’Europa dell’Est e proseguire poi la sua Odissea inedita. Un oggetto che, oltre alla preziosa natura di cui è fatto, porta con sé un pezzo di storia di questa umanità irrequieta.

 

La foresta invisibile, edito da Castelvecchi Editore, è un libro iridato di colori vivi, ognuno esprimendo una peculiarità preziosa, proprio come una collana di corallo multicolore. L’autrice, con l’uso sapiente delle figure retoriche, riesce a esprimere descrizioni astratte e articolate degli ambienti, rendendo gli elementi della natura e quelli artificiali delle città vivi in una prosopopea danzante in cui questi elementi si intrecciano e si amalgamano nella mente del lettore attraverso immagini leggere e rilassanti. Dopodiché, il ritmo cambia repentinamente diventando anelante e passionale. Protagonista diventa la tenacia delle donne, resilienti e inarrestabili nel loro modo di amare le cose, fino a consumarsi, non potendo esse lasciarsi andare alla finzione, perché amano con il sapore della verità di cui sono madide le loro labbra. La narrazione procede sorniona, facendosi trascinare da frasi lunghe e incalzanti. La versatilità del romanzo si esprime attraverso la sua capacità di mutare il linguaggio senza un distacco netto, alternando la narrazione romanzesca a quella didascalica delle vicende storiche realmente accadute, denotando un ritmo ora scorrevole ora più impegnativo.