“Il rumore dei tuoi passi“ è un romanzo del 2012 della scrittrice italiana Valentina D’Urbano. Il libro è diventato un bestseller, è stato tradotto in francese e tedesco.
“Il rischio c’è, e lo conosci. Li conosci tutti i rischi di questo posto. Ma c’è stato chi quei rischi non li ha mai considerati, li ha ignorati, ha fatto finta che non esistessero. C’è stato chi ha calcolato male i tempi e pur sapendolo se n’è fregato. E quel qualcuno era proprio l’ultimo che ti saresti aspettato. Quel qualcuno era Alfredo…”
Alzi la mano chi non ha mai amato qualcuno senza che il suo amore non fosse corrisposto. Eh si, l’amore impossibile è un fenomeno molto più comune di quanto si pensi. Anzi, per molte persone, gli amori più sofferti e tormentati sono proprio quelli più grandi. In altri casi, ci sono persone che pur amandosi tra loro, per un motivo o per l’altro, non riescono a stare insieme. Come se il caso, o il destino, non volesse proprio saperne.
Il rumore dei tuo passi è emblema dell’amore negato, doloroso, ma nel contempo forte e coraggioso.
Alla Fortezza il degrado, l’illegalità, lo spaccio, e la paura sono all’ordine del giorno.
La storia
Siamo negli anni 80. Anni in cui non era importante studiare, era già tanto che i bambini prendessero la licenzia della scuola media. E così farà anche Beatrice. Alfredo invece no. Lui prenderà solo la quinta elementare.
I due protagonisti si conoscono fin da bambini, vivono nello stesso degrado come fiori in mezzo al cemento. Tutti li chiamano i “gemelli”, in quanto cresciuti insieme fino a contaminarsi e quasi fino a confondersi. Un’amicizia che cresce con loro fino a diventare un sentimento eroico, graffiante e pieno di intrecci.
Non si può dire il perché certe cose accadano, a volte per debolezza, per mancanza di coraggio, per vigliaccheria o per uno stupido scherzo del destino, ma Alfredo inizia a drogarsi dopo la morte del padre e Beatrice diventa per lui l’appiglio un attimo prima di cadere.
Una storia che ti strazia il cuore. Una storia di una realtà che ti arriva come uno schiaffo in faccia, come una secchiata di acido.
Ci insegna a comprendere che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci. Chi non attraversa la sofferenza resta in un certo senso un bambino.
È la vita come dice l’autrice dei “poveracci”, ognuno ha il diritto di una storia.