In Italia si festeggiano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, ma in Belgio è scoppiata, dopo la Pandemia, anche la polemica delle polemiche: la traduttrice fiamminga Lies Lavrijsen (che la polemica l’avrebbe dovuta fare anche per il suo cognome), in accordo e in collaborazione con la casa editrice Blossom Books, ha omesso il nome del profeta e fondatore dell’Islam, tale Maometto, dalla sua moderna traduzione belga dell’Inferno dantesco, giustificando la sua mossa con il non voler “offendere inutilmente” i lettori islamici.
Ma andiamo per gradi: per chi non lo sapesse, nel canto XVIII della Divina Commedia, il buon Alighieri, vagando con l’amico di sempre Virgilio nei nove cerchi dell’Inferno e svenendo ogni due per tre sul suo cammino, incontra infinite schiere di peccatori, in un assembramento letale di personaggi peccaminosi, tra i quali anche il profeta Maometto. E voi vi chiederete: “Che ci fa laggiù il ‘Maomettone nazionale’?” Ebbene, nel ‘300, vista la Chiesa “bigottona”, egli era considerato un “cristiano apostata”, ovvero si pensava avesse seminato discordia e per questo veniva orribilmente punito. Un inciso problematico che da sempre e per sempre ha fatto discutere generazioni di dantisti e non solo. Nella versione di Lavrijsen, il passaggio non è cancellato, ma ogni riferimento al profeta dell’Islam è reso anonimo. (Che a parte la riflessione, che ci può stare in determinati contesti, ma detto fuori dai denti, signora Lavrijsen, con quale enorme ego si erge a paladina delle sacre scritture del sommo poeta?).
La traduttrice ha motivato la sua scelta in un’intervista in una radio belga. Secondo la “Dantessa“, la visione di Maometto è oggi cambiata (ma tu guarda che scoperta!), in modo tale da non corrispondere più al “messaggio contenuto nel libro”. (Ci voleva quella con il cognome impronunciabile a ricordarmelo, perché da sola non c’arrivavo). Siamo sinceri, Maometto in questo canto è sottoposto a un destino crudele e umiliante solo perché è il fondatore dell’Islam. I ladri o gli assassini nell’inferno di Dante hanno commesso errori reali, mentre fondare una religione non può essere riprovevole. E su questo siamo tutti d’accordo. Ma dovremmo anche dare adito al lettore di elevarsi a un grado d’intelligenza maggiore, di capacità di discernimento su cosa sia giusto e sbagliato, e sopratutto su cosa si voglia prendere per fittizio e cosa no. Soprattutto se ci si appresta a leggere una lettura impegnativa come la Divina Commedia, che è di un’importanza fuori dal comune. Ricordandoci che in ogni libro ci potrebbero essere dei personaggi rivisitati in modo diverso da come si sono posti nella loro realtà quotidiana. Sui social media “si è scatenato l’inferno” proprio a causa della manomissione di un testo secolare e l’apparente mancanza di fiducia nei lettori. Che per l’amor del cielo, va bene preservarmi dall’ignoranza di pensare che Maometto sia un peccatore alla stregua di Giuda, ma seriamente si pretende di voler manomettere un rotolo divino come la Commedia?
Dal “Manometto time” per ora è tutto! Anzi no, pare che in Belgio ci siano ben 15 versioni del poema dantesco. Ignoranti e beati noi, della patria del Sommo, che ne abbiamo solo uno, ma per nostra fortuna originale e pure D.O.P.!
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.