si dice

Si dice che ogni apostrofo lasciato è perso

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Si dice, degli apostrofi…

…io li dico, poi si vede. Eh, si vede che sei un ignorante. Abbiamo già visto come comportarci con gli apostrofi in caso di articoli indeterminativi femminili e maschili (e anche come tali generi influiscano sui pronomi), ma non sono gli unici casi in cui essi possano essere usati. Sperando che nessuno riesca a sbagliare l’apostrofo nell’uso dell’articolo determinativo (ma mai dire mai), c’è una condizione in cui in effetti l’errore regna sovrano (basta fare un giro sui social per rendersene conto). Anzi, ce n’è. o Ce né? O ce n’é? Ma che n’é so.

si dice

sembra strano, eppure...

Sembra impossibile

Come i due elementi possano essere confusi, giuro, mi sfugge. Perché non sono nemmeno la stessa cosa. Non è come un e un’, che sono entrambi articoli indeterminativi e tutto sommato l’errore è quasi comprensibile (‘n’ce provate!).

Cosa sono? Ne

Ne è un pronome (ne discuterò con Ugo; vorrei riparlarne; ne vorrei un po’), cioè quel tipo di particella facente parte del discorso in grado di sostituire il nome, permettendo di indicare, senza nominarli, persone, entità, situazioni o cose già tirati in ballo precedentemente o comunque sottintesi.

Può essere anche un avverbio indicante il moto da luogo sia reale che figurato (ne vengo proprio adesso; ne trarrò le mie conclusioni), e usato in posizione enclitica assume un valore intensivo (andarsene; fottersene).

…come se fosse antani?

Sì, ok, sono stato cattivo. Le parole enclitiche sono quelle parole, soprattutto monosillabi, che non possedendo un accento proprio poggiano prosodicamente alla parola precedente formando con essa una singola unità accentuale.

…Sbiriguda?

Sì, vabbe’, prosodicamente però ve l’andate a cercare, eh. Non è che sono qua a spiegarvi tutto il dizionario. Che poi uno pensa…

Cosa sono? N’è

N’è non è un pronome. Questa particella complessa è in realtà la contrazione di un pronome, o di un avverbio, e di un verbo (ce ne è). Sottintendendo quindi un complemento già enunciato o comunque evidente, ce n’è si può configurare quindi come una frase completa (soggetto + verbo + complemento oggetto).

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O sennò fate un po' come vi pare, tipo.

Cosa sono? Ne

Ne è anche un comune italiano in Liguria. Ma mi sa che questo non c’entra nulla.

Il bisticcio

manifesto che trattasi di due cose completamente diverse, l’unica cosa che ne può generare l’errore è la somiglianza grafica. Oppure c’è qualcos’altro?

Questa maledetta E chiusa

Mettendo un attimo da parte la somiglianza grafica con annessa ignoranza, l’errore sorge probabilmente per un discorso fonetico: ne, infatti, si pronuncia con la e chiusa, mentre n’è con quella aperta. La pronuncia, tuttavia, è noto, pur essendo univoca, subisce oscillazioni a seconda della provenienza geografica di chi la emette; di conseguenza, oltre a non riuscire a fornire aiuto sulla corretta grafia probabilmente diventa proprio la causa dello scambio.

Non solo!

Dite la verità, pensavate mi fossi dimenticato di .

A fomentare l’errore ci si mette anche né, congiunzione negativa (né questo né quello), che si pronuncia con la e chiusa, esattamente come il ne pronome o avverbio; e che fino e per tutto il ‘700 si è pronunciata con la e aperta (in conformità con il latino nec), esattamente come n’è. Solo in seguito è passata alla corretta e chiusa per effetto della costante posizione protonica (e no, gli acceleratori di particelle non c’entrano nulla: la posizione protonica è quella occupata, all’interno di una parola, da segmenti o sillabe che precedono la sillaba in cui ricorre un accento primario, che a sua volta si definisce posizione tonica).


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