si dice

Ma si dice gli o le? In che occasioni?

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Si dice? Eccome!

Si dice sia gli che le. Certo che parlavo con mia sorella e gli ho detto proprio non si può sentire. Non si può, credo esista proprio una legge fisica che lo impedisca, e se non esiste dovrebbe. Almeno una giuridica. Ah, no, aspetta. Esiste.

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Anche perché in effetti è uno di quei tanti errori che non rende chiara l’intenzione del messaggio.

La regola

La regola in effetti è incredibilmente chiara, più semplice di così non potrebbe essere: gli significa a lui. Le significa a lei. punto. Non c’è proprio altro.

La confusione

Se mi esprimo con parlavo con mia sorella e gli ho detto in realtà ho appena detto parlavo con lei, con mia sorella, e poi a lui gli ho detto. Così appare più evidente, no? Ho introdotto un terzo interlocutore.

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L'errore è evidentissimo.

Con una sola eccezione

L’eccezione è data dal fatto che in italiano esiste il pronome di cortesia, vale a dire quel pronome che si usa per evitare di rivolgersi in forma diretta all’interlocutore. In generale in tutte le lingue europee (non solo in italiano) tale pronome ricalca la seconda persona plurale: Vous in francese, usted in castigliano, voceî in portoghese, vyi in russo. E sì, anche in inglese, dove si usa indistintamente you sia per la seconda persona singolare che per quella plurale.

Non è TU

Contrariamente a quel che si è soliti credere, infatti, you non è tu, ma voi. Nelle lingue anglosassoni è infatti caduta in disuso la seconda persona singolare, che è thou, permeando tutto di un formalismo di interlocuzione che viene smussato solo, quando è il caso, dal resto della frase.

Ma sarebbe comunque VOI

Quindi il vero pronome di cortesia sarebbe Voi. Tuttavia nel Belpaese questo formalismo ha seguito anche un’altra strada. oltre all’indiretto voi, in origine si utilizzavano anche gli aggettivi per dare distacco formale: vostra (o sua) eccellenza, vostra (o sua) signoria, vostra grazia, vostra magnificenza.

Sono femmine!

Cadrà subito all’occhio trattarsi tutti di sostativi femminili (quindi riferito al genere del sostantivo e non a quello della persona), proprio in riferimento ai quali si è consolidato l’uso del lei. Allo stesso modo si è passati da le loro eccellenze (quando le persone cui ci si intende rivolgere sono più d’una) al loro.

E quindi…

In Italia quindi i pronomi di cortesia sono lei, voi, loro. Alcuni più usati di altri, alcuni in disuso (ma nemmeno poi tanto), qualcuno più in uso al nord e qualcuno al sud. Ma sono tutti validi e in uso.

Ed ecco l’eccezione!

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Essendo lei pronome femminile, l’intera frase si declina al femminile, essendo il soggetto della stessa non più la persona, ma il sostantivo usato per indicarla.

Quindi sì, le avevo detto quella cosa anche se mi sto rivolgendo a un uomo.

Tutto chiaro?

Quindi: gli e le si usano entrambi, anche in maniera mista a prescindere dal genere del soggetto. Ma se ho espresso il genere in un modo preciso all’interno della frase (mia sorella) devo conservare tale genere per tutto il suo svolgimento: quindi il pronome non potrà essere altro che le.

La confusione

L’errore, per chi non sia proprio ferratissimo d’italiano, nasce dalla convinzione l’espressione della frase all’interno del contesto della realtà partecipi a renderla più chiara e non bisognosa di particolari attenzioni.

Questa cosa, che effettivamente esiste, si chiama anacoluto. Ci arriveremo, ma è bene sapere che anche lo stesso anacoluto pretende il rispetto dei pronomi.

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assorreta

 


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