Era l’11 aprile del 1994 quando gli Oasis esordirono con il loro singolo di debutto, Supersonic.
Grazie all’incontro fortuito dell’anno precedente con Alan McGee, proprietario della Creation Records, la band di Manchester firmò il primo vero contratto per cinque dischi con l’etichetta. E così, già nel dicembre ’93, gli Oasis entrarono in studio di registrazione, ai Pink Museum di Liverpool per realizzare un demo della loro prima pubblicazione discografica. Supersonic anticipò l’uscita del disco Definitely Maybe di qualche mese e fece girare i nomi di Liam e Noel Gallagher oltre i confini britannici.
La fama degli Oasis prima di Supersonic
Ai tempi, la band di Manchester era già nota alla stampa britannica: da qualche mese in giro sui piccoli palchi inglesi e d’oltremanica, gli Oasis portavano con sè il rock’n’roll grezzo della musica e dell’attitude che li contraddistingueva.
A febbraio ’94, gli Oasis si imbarcarono su un traghetto ad Harwich per raggiungere Amsterdam, dove li attendeva l’esordio in terra straniera come supporter dei Verve. Durante la traversata la situazione precipitò. Liam Gallagher e “Guigsy” Mc Guigan molestarono, evidentemente brilli, i passeggeri azzuffandosi con i tifosi del Chelsea in trasferta; nel frattempo, “Bonehead” Arthurs venne denunciato per aver devastato la cabina assegnatagli e il batterista Tony McCarroll fu arrestato per disturbo alla quiete pubblica. Unico supersiste, scampato all’arresto, Noel Gallagher. Non bastò un componente su 5 salvo per evitare l’annullamento del concerto ad Amsterdam. Ecco che per la prima volta, Liam e Noel, i due fratelli Gallagher, dopo una accesa lite, conquistarono i titoli della stampa britannica.
Qualche mese dopo l’episodio, uscì ufficialmente il primo singolo di debutto della band più acclamata, amata e odiata del brit pop.
Supersonic: l’esordio
Il settimo solco del disco di debutto degli Oasis, Definitely Maybe è affidato al riff trascinante di Supersonic. Del brano, che anticipò l’uscita del disco, il New Music Express disse:
«Supersonic è un’amalgama di ritmi anni Ottanta: sembra Tim Burgess alla guida degli Stone Roses cib testi di Shaun Ryder, Affermare che questi ragazzi emanano sicurezza da tutti i pori è come dire che Maradona è capace di giocare a calcio»
Le influenze contemporanee e del passato non mancano. Il riff trascinante d’esordio non nasconde richiami beatlesiani e My Sweet Lord di George Harrison pare essere una chiara ispirazione. Supersonic è ancora oggi una robusta e convincente dichiarazione di rock’n’roll del brulicante scenario britannico. La possente ritmica è sormontata da rime semplici ma adesive, un testo no-sense scritto e composto in soli 10 minuti, proprio come racconta il maggiore dei fratelli Gallagher nel documentario Supersonic del 2016:
«Qualcuno aveva ordinato cinese o fish and chips, o fish and chips cinesi…Io invece mi sono chiuso in un’altra stanza e, per quanto bizzarro possa sembrare, ho scritto Supersonic nel tempo che ci vuole a sei uomini per fare una cena cinese.»
Un testo controverso, dettato dalla fame o, più probabilmente dalla cocaina, i cui riferimenti (ovviamente smentiti dall’autore) non mancano. Se “You can sail with me/In my yellow submarine” è un tributo all’ispirazione di una vita, quella firmata Lennon-McCartney, la Elsa che sniffa sul treno supersonico, (I know a girl called Elsa/She’s into Alka Seltzer/She sniffs it through a cane) in realtà prende il nome dal rottweiler del tecnico del suono Dave Scott, presente in studio di registrazione e che, come ha tenuto più volte a ribadire il maggiore dei Gallagher, mostrava evidenti problemi di aerofagia. “Ero alla ricerca di ispirazione per il testo e lì per lì mi è sembrata una buona idea”.
Quella prepotenza mancuniana insita già nel primo verso “I need to be myself, I can’t be no one else” risuonerà ben presto nei locali grondanti di birra e sudore, pogo e insolenza, come rock’n’roll comanda. Gli Oasis conquistano rapidamente stampa, critica e orecchie di giovani che in quella sfacciataggine rivedono un desiderio comune di rivalsa.
Supersonic, scitta in 10 minuti, registrata e prodotta in sole otto ore, rappresenta l’inizio di un’era, fatta di risse, odio fraterno, battaglie britpop e successo planetario.
«Gli Oasis erano come una Ferrari. Belli da vedere, belli da guidare. Ma potevi perderne il controllo in qualsiasi momento, sempre.»
Liam Gallagher
Laureata in marketing e masterizzata in comunicazione e altro che ha a che fare con la musica. Fiera napoletana, per metà calabrese e arbëreshë, collezionista compulsiva di vinili, cd o qualsiasi altro supporto musicale. Vanto un ampio CV di concerti e festival.