Un piatto amato da grandi e piccini: i Supplì alla romana

Un piatto amato da grandi e piccini: i Supplì alla romana

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Fonte foto: Roma Fanpage

Quando si parla di cucina romana rustica non si possono non menzionare i favolosi Supplì alla Romana. Per chi non li avesse mai assaggiati o non ne avesse mai sentito parlare, oltre all’invito a porre rimedio il prima possibile, spieghiamo brevemente di cosa si tratta:  sono crocchette di riso cilindriche dalla forma allungata che contengono un cuore filante di mozzarella.

Velocissimi da preparare, ma necessitano di una particolare attenzione alla cottura. Andiamo però con ordine: il riso dev’essere condito con un sugo di carne e, una volta freddo, si formano le polpettine cilindriche all’interno delle quali si mette un bel pezzetto di mozzarella. Fatte le crocchette, si devono passare nell’uovo sbattuto e nel pan grattato per poi friggerle. E qui viene il bello: è necessario essere abili nel capire quanto proseguire la cottura. Infatti, un supplì fatto a regola d’arte, all’interno ha la mozzarella filante, badate bene, né completamente fusa né totalmente solida, bensì calda e filamentosa. Da qui il loro secondo nome “Supplì al telefono”: una volta spezzata a metà la crocchetta, ci si ritrova davanti la mozzarella che forma dei fili come se fossero i fili del telefono. 

Quando una ricetta è tanto deliziosa e famosa è lecito domandarsi delle sue origini

Possiamo intanto iniziare col dire che il nome “supplì” proviene da una parola francese “surprise”, sorpresa che si riferisce alla mozzarella filante che si trova al suo interno e che si scopre dopo il primo boccone. 

La storia

Le prime testimonianze di questo piatto all’interno di ristoranti e locali risalgono alla fine del 1800. Infatti nel 1870 si trova per la prima volta la parola “supplì” all’interno del menù della Trattoria della Lepre (Roma) come “Soplis de riso”. Precedentemente a questa data invece, le nostre crocchette di riso venivano solamente vendute per strada, fritte sul momento e servite calde, soprattutto durante feste ed eventi mondani.

Nel 1929 invece compare la prima ricetta ufficiale del supplì nel libro di Ada Boni (famosa gastronoma italiana) intitolato “La cucina romana”.

Il supplì alla romana è simile agli arancini siciliani, simile ma non uguale. Una fra le prime differenze è la forma: l’arancino è più grande può avere le più svariate farciture. Oltre a questo, anche la panatura è differente: il supplì viene immerso nell’uovo per trattenere il pan grattato mentre l’arancino viene cotto in pastella.

Svariate le differenze, ma non si possono non notare le somiglianze che ci fanno capire quanto, alla fine, la cucina italiana sia tutto sommato sulla stessa lunghezza d’onda. Rimane il fatto che i Supplì alla romana sono un piatto amato da grandi e piccini.


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