In libreria dal 26 maggio e in anteprima al Salone Internazionale del Libro di Torino, Tanto amore non può morire di Moni Nilsson e tradotto da Samanta K. Milton Knowles. Con una scrittura semplice, d’impatto e venata di un quotidiano realismo, Moni Nilsson scrive un romanzo sulla vita, sull’amicizia e su quell’amore che non può morire mai. La storia di Lea aiuta ragazze e ragazzi ad avvicinarsi a uno dei temi più difficili da affrontare, la perdita prematura di un genitore, usando il linguaggio delle loro emozioni.
“Le mamme degli altri sono al lavoro. La mia è quasi sempre a casa, da quando ero in prima. Dice che il suo lavoro è guarire. E amarmi dalla mattina alla sera.”
La trama
Lea adora il calcio, i delfini e viaggiare con la famiglia, ma soprattutto stare con Noa, la sua migliore amica. Sono inseparabili fin da piccolissime, ma quando Noa le dice con schiettezza di aver visto la sua mamma dichiarare in tv di essere in fin di vita, comincia a odiarla. E si convince che se riesce a disprezzarla più di ogni altra cosa al mondo, sua madre, malata di cancro, non morirà veramente.
La rabbia di Lea per quello che le sta accadendo inizia a intaccare ogni aspetto della sua quotidianità: smette di andare a calcio, inizia a prendere a pugni i suoi amici e a voler passare le giornate da sola, o al massimo con l’anziana vicina Alma e il suo bassotto, che non le fa domande sui suoi sentimenti e sulle sue emozioni.
Nonostante tutto, però, deve andare avanti e sarà proprio sua madre a farle capire quanto sia importante trovare la forza di reagire e di amare, anche quando le cose non vanno come dovrebbero, e il primo passo potrebbe essere proprio fare pace con Noa.
Un romanzo pieno di amore per la vita
Con grande delicatezza e intuizione, Moni Nilsson rappresenta uno dei più forti dolori che si possano provare, quello della perdita prematura della mamma, in un romanzo coinvolgente, pieno di luce e di amore per la vita. Con un linguaggio diretto, istintivo e molto intimo, i sentimenti di Lea emergono in tutta la loro intensità dalle pagine scritte in prima persona, indagando temi fondanti come la sofferenza, la gestione della rabbia, l’importanza dell’amicizia e della comunità nei momenti duri e della comprensione dell’altro, la voglia di essere normali e di non sentirsi compatiti.
Quando siamo tornati a casa, la mamma si è ammalata di nuovo e ha perso tutti i suoi capelli ricci. Sulla sua testa lucida ho disegnato una razza che non è venuta benissimo, un delfino e un pesce a righe azzurre. Volevo che pensasse più al nostro viaggio che alla malattia. E anch’io. È più bello pensare alla Polinesia francese che al cancro.
La famiglia di Lea è un caleidoscopio che riflette tutti i possibili tipi di reazioni umane al dolore e all’elaborazione del lutto e Nilsson racconta ogni comportamento in maniera comprensiva e mai giudicante, usando le lenti di una ragazza che sta imparando a capire il mondo.
La morte come elemento naturale della vita
La morte, presentata come un elemento naturale della vita, per quanto difficile da comprendere, viene affrontata con un approccio laico e tanto spazio è riservato alle voci e all’affetto di tutti coloro che gravitano intorno alla mamma di Lea – le sue amiche più care, il marito, i figli, i vicini – rendendo il romanzo onesto, accessibile e utile per avvicinare i ragazzi alla delicata tematica del lutto.
“‘Posso darti una mano?’ Chiede Lucas mentre sto dipingendo la bara in soggiorno, dove stava il letto ospedaliero della mamma. ‘Sì’ rispondo. Dipingo squali, delfini e razze. Dipingo il grande castagno sulla collina nel parco […] Lucas e io dipingiamo. E dipingiamo. E ascoltiamo la sua musica preferita. Per giorni e giorni. Torniamo alla vita dipingendo. La mamma è dappertutto.”
L’autrice
Nata nel 1955 nel distretto di Bandhagen, a Stoccolma, e cresciuta in una famiglia anticonformista, Moni Nilsson ha vissuto un’infanzia di viaggi e ha conosciuto artisti di tante diverse nazionalità. Dopo la nascita dei suoi tre figli si è dedicata alla scrittura diventando una delle più apprezzate autrici della letteratura svedese contemporanea per bambini e ragazzi, conquistando generazioni di giovani lettori. Nella sua carriera, Nilsson ha spaziato tra i generi più diversi e i suoi libri sono stati tradotti in oltre 20 lingue. È vincitrice di molti premi letterari come l’Astrid Lindgren Prize nel 2010 per il suo contributo alla letteratura svedese per l’infanzia, il Nils Holgersson Plaque nel 1998, il Tower of Babel Honour nel 2005, premio assegnato ogni anno in Estonia al miglior libro straniero, e il Carrousel international du film de Rimouski in Canada, per la miglior sceneggiatura cinematografica di un film per bambini nel 2007.
La traduttrice
Nata a Stoccolma da madre svedese e padre americano, dopo aver trascorso i primi anni di vita in Svezia, si trasferisce in Italia, dove vive tuttora. Cresciuta a pane e libri di Astrid Lindgren, si laurea prima in Studi Interculturali e poi in Scienze Linguistiche con due tesi sulla grande autrice svedese. Attualmente lavora a tempo pieno come traduttrice editoriale dallo svedese, dal danese e dall’inglese, traducendo per le più importanti case editrici italiane. Sogna di diventare una nomade digitale e di vivere viaggiando.
La casa editrice Uovonero
Fondata nel 2010 a Crema da Enza Crivelli, Lorenza Pozzi e Sante Bandirali, Uovonero è una casa editrice di libri inclusivi, ad alta leggibilità, che promuovono una cultura della diversità e si propongono di rendere la lettura un diritto di tutti.
La casa editrice ha scoperto – e tradotto – talenti come Siobhan Dowd, Lynda Mullaly Hunt, Henry Winkler, Elle McNicoll, Pietro Albì, Pam Smy, Emma Shoard, Francesca Corso, Giovanni Colaneri. Fra i titoli di maggior successo, Il mistero del London Eye, di Siobhan Dowd, Premio Andersen 2012, Una per i Murphy, di Lynda Mullaly Hunt, Vincitore Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2020, Il riscatto di Dond, di Siobhan Dowd, Finalista Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2016, Un pesce sull’albero, di Lynda Mullaly Hunt, Finalista Premio Andersen 2016, Vincitore dello Schneider Family Book Award 2016, Vincitore del Premio Cento 2017.