Se la vostra prima reazione all’idea che sia in arrivo su Netflix il 9 aprile un altro film sui supereroi è “Ancora?!”, ripensateci: Thunder Force è tutto fuori che un superhero-movie canonico.
Per rendersene conto, basta dare un’occhiata veloce al cast, iniziando dalla coppia di protagoniste: Melissa McCarthy, nota al grande pubblico grazie ad Una mamma per amica, e in seguito per i suoi esilaranti ruoli in Le amiche della sposa, Una spia e mezzo e il remake al femminile di Ghostbusters; e Octavia Spencer, indimenticabile in The Help, così come in Hidden figures, The Shape of Water e molti altri.
Oltre al “fantastico duo”, a garantire risate assicurate la presenza di Jason Bateman – se vi ricordate le sue performance in Come ammazzare il capo 1 e 2, Game Night e Una spia e mezzo, sempre con la McCarthy, capirete di cosa si sta parlando.
Completano il quadro due attori non nuovi ai film di supereroi, poiché appartenenti alla gloriosa squadra Marvel: Bobby Cannavale, il compagno dell’ex-moglie di Ant-Man, e Pom Klementieff, Mantis nei vari Guardians of the Galaxy nonché negli ultimi due Avengers. Entrambi esordiscono nell’inedito ruolo di “cattivi” in Thunder Force: fanno parte dei Miscreant, dei super-villains che sono essenzialmente criminali sociopatici cui dei fortuiti raggi cosmici hanno donato abilità eccezionali.
Per contrastare questi cattivoni dotati di poteri sovraumani, la scienziata Emily Stanton (Octavia Spencer) ha inventato una modalità per dotare di poteri analoghi le persone normali. Ma la visita imprevista della sua vecchia amica delle superiori, Lydia (Melissa McCarthy), sul luogo di lavoro cambia tutto: non sapendo, come sempre, tenere le mani a posto, Lydia si inocula inavvertitamente il preparato, trasformandosi in una super-eroina dalla forza straordinaria.
Quel che è fatto è fatto e, non potendolo cambiare, ci si deve adattare: Emily e Lydia partono insieme in missione per sconfiggere il re di tutti i cattivi – non a caso, chiamato the King (Bobby Cannavale) –, politico ambizioso provvisto, anche lui, di forza straordinaria, che sta formando una squadra di super-cattivi, i sopra citati Miscreant, appunto.
Cannavale e la McCarthy avevano già lavorato insieme in Superintelligence, film tv targato HBO che vedeva alla regia sempre Ben Falcone, regista di Thunder Force nonché marito di Melissa. Nello stesso progetto aveva lavorato anche Octavia Spencer, a riprova del detto secondo cui “squadra che vince non si cambia”.
McCarthy e Falcone sono una coppia affiatata anche nella vita, e sullo schermo hanno già prodotto e scritto insieme altri tre film, oltre i due ricordati prima: Tammy (2014), The Boss (2016) e Life of the Party (2018), sempre commedie. Insieme si divertono molto, e si vede: Thunder Force non fa eccezione, costellato com’è di gag e battute.
Il regista, appassionato di comic book di supereroi, ha voluto giocare con una serie di luoghi comuni classici del genere, come ad esempio le lucenti e sgargianti tutine (che però non sono lavabili, quindi durante tutto il film si scherza sul fatto che la super-eroina puz… diciamo, non profumi); le macchine sportive, anch’esse lucenti e sgargianti, ma poco pratiche (come dimostrano le difficoltà di Emily e Lydia a uscire fuori dalla loro Lamborghini viola); o i famosi – e questa volta meno lucenti e sgargianti – “danni collaterali” causati dai super-heroes, che da Sokovia in poi gli appassionati del genere ben conoscono, e che anche in Thunder Force non mancano (vedi quando Lydia si fa prendere dall’enfasi dell’azione e scaraventa un bus attraverso la città, distruggendone una serie di monumenti).
Un’altra strizzata d’occhio satirica al genere è nella scelta della colonna sonora, con le eroine che attendono il pezzo heavy metal prima di lanciarsi nella lotta. Con questo pretesto, in ogni caso, sono coinvolti per questa produzione Netflix nomi mitici del genere, tra cui Corey Taylor, ex-Slipknot, Lzzy Hale, Scott Ian, ex-Anthrax e Dave Lombardo, ex-Slayer.
Il film sfiora anche temi più profondi, in particolare grazie alla presenza di due protagoniste, oltre che donne, cinquantenni: come dichiara Falcone, “non se ne vedono molte di donne con più di quarant’anni in ruoli di super-eroine”. Un modo per sottolineare come ci sia una parte eroica in ognuno di noi, pure e soprattutto nelle persone normali.
Per delle sane risate, quindi, che amiate o meno il genere supereroico, Thunder Force vi aspetta su Netflix a partire dal 9 aprile.
Scrivo da sempre. Da quando ancora non sapevo farlo, e scrivevo segni magici sulle tende di mia nonna, che non sembrava particolarmente apprezzare. Da quando mio nonno mi faceva sedere con lui sul lettone, per insegnarmi a decifrare quei segni magici, e intanto recitava le parole scritte da altri, e a me sembravano suoni incantati, misteriosi custodi di segreti affascinanti e impenetrabili, che forse, un giorno lontano, sarei riuscita a comprendere e che, per il momento, mi limitavo ad assaporare sognante. Sogno ancora, tantissimo, e nel frattempo scrivo. Più che posso, ogni volta che posso, su ogni cosa mi appassioni, mi incuriosisca o, più semplicemente, mi venga incontro, magari suggerita da altri.
Scrivo per Hermes Magazine e per altri siti, su vari argomenti, genericamente raggruppabili sotto il termine di “cultura“. Scrivo anche racconti, favole, un blog che piano piano prende forma, un libro che l’ha presa da un po’ e mi è servito a continuare a ridere anche quando tutti intorno a me sembravano impazzire (lo trovate ancora su Amazon, mai fosse vogliate darmi una mano a non smettere di sognare).
Scrivo perché vorrei vivere facendolo ma scriverò sempre perché non riesco a vivere senza farlo.
Scrivo perché, come da bambina, sono affascinata dal potere di questi segni magici che si trasformano in immagini, in pensieri, in storie. E, come da bambina, sogno di possedere quella magia che permette loro di prendere vita dentro la testa e nell’immaginazione di chi li legge.