Il Castello di Manfredonia è l’antico maniero situato in riva al mare che è stato costruito dagli svevi per proteggere la città costiera dagli invasori.
Imponente e suggestivo, sorge a pochi metri dalla sua cattedrale e pare che la sua costruzione appartenga, appunto, al periodo svevo. Nonostante i presunti natali, racchiude al suo interno testimonianze delle dominazioni sia angioine che aragonesi; quest’ultime sono rappresentate da vere e proprie modifiche effettuate nelle rispettive epoche che hanno contribuito rendere il maniero uno dei più belli di tutta la regione.
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La storia del Castello svevo angioino di Manfredonia
A causa della sua estrema regolarità geometrica e dell’impronta tipica delle popolazioni del Suebicum mare, il castello di Manfredonia dal punto di vista architettonico può essere classificato come una struttura di origine sveva. Lo fa pensare anche una certa linearità nelle strutture che è comune, insieme ad altri elementi presenti nel maniero, a fortezze analoghe di origini sveve.
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Nonostante la sua palese “facies sveva”, le prime informazioni documentabili sul castello di Manfredonia risalgono agli Angioini e più nello specifico sotto la dominazione di Carlo I d’Angiò nel 1279, periodo in cui il castello non era come lo conosciamo oggi, bensì aveva una struttura a pianta rettangolare.
Questo perché il castello di Manfredonia è il risultato di trasformazioni, ampliamenti e restauri avvenuti in periodi storici diversi. Quindi, potrebbe essere plausibile e coerente con i documenti rinvenuti, che gli Angioni avessero usufruito di una struttura preesistente di costruzione “Manfrediana”, ovvero risalente a Manfredi di Svevia, l’ultimo sovrano della dinastia sveva del Regno di Sicilia.
Originariamente la sua struttura consisteva in una spazio a forma di un parallelepipedo delimitato da una cinta muraria e da cinque torri quadrate che ornavano gli altrettanti spigoli della cinta.
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La quinta colonna, di cui sono giunte a noi solo poche tracce, si pensa fosse posizionata dove oggi è collocata la porta principale e che gli Aragonesi nel XV secolo l’abbiano trasformata in una colonna cilindrica.
Il periodo aragonese
Il dominio di Ferdinando I d’Aragona (1442) porta con se un nuovo processo di trasformazione del Castello che assume una nuova veste. Durante il XV secolo, infatti, gli Aragonesi attuano un piano di fortificazione delle strutture difensive concentrandosi soprattutto sulle città costiere. Non fu un’eccezione Manfredonia e il suo castello.
Rinnovato in alcune delle sue parti per abilitarlo all’utilizzo della polvere da sparo, il maniero acquista un fossato e una nuova cortina muraria esterna. Quest’ultima era composta da quattro torrioni circolari angolari che risultavano più idonei alle nuove tecniche di difesa. Uno dei quattro torrioni ad Ovest del Castello fu sacrificato dai viceré spagnoli nella metà del XVI secolo per farne il bastione pentagonale dell’Annunziata. Arrivati a questo intervento, il Castello comincia ad assumere un aspetto in linea con la sua realtà contemporanea.
La nuova funzione del castello
Con l’avvento dei turchi, nel 1620, il Castello non assolve più la sua funzione d’origine, ovvero quella difensiva, ma lascia spazio a quella di semplice caserma. Durante questo periodo, gli interventi effettuati mirano a rendere la struttura più adatta alle nuove funzioni a cui è destinata. Sotto il regno dei Borboni e fino al 1884, il Castello viene mantenuto in condizioni di efficienza, poiché Manfredonia era considerata una “Piazza Forte”.
Successivamente, tra il 1888 e il 1901, l’edificio passa sotto la proprietà dell’Orfanotrofio Militare di Napoli, fino al suo acquisto da parte del Comune di Manfredonia. Negli anni successivi ricoprirà funzioni di varia natura fino alla fine degli anni Sessanta del novecento; esattamente nel 1968 viene donato allo Stato e convertito in Museo al fine di conservare i reperti archeologici rinvenuti nell’aria del Gargano e del Tavoliere.
Infatti, è proprio con la scoperta delle stele daunie, monumenti in pietra rinvenuti nelle campagne di Siponto, che comincia a formarsi la Collezione del Museo che deve la maggior parte della sua fama all’archeologo toscano Silvio Ferri che ha avuto il merito di aver sensibilizzato gli abitanti e il territorio assicurandosi che i reperti venissero trasferiti al castello e venissero adeguatamente valorizzati.
Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia
Il Castello ospita al suo interno il Museo Nazionale Archeologico di Manfredonia, un’ala interamente dedicata ai reperti storici rinvenuti nell’aria garganica. I reperti esposti seguono un criterio cronologico ben preciso che si snoda in un percorso scandito in quattro sale principali.
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In queste sale vi sono spazi di approfondimento dedicati a resti archeologici di particolare rilievo per la storia pugliese che vanno dalla preistoria all’età arcaica.
Al primo piano troviamo due delle quattro sale presenti, una dedicata alla Preistoria e all’età del Bronzo. Al piano terra, invece, troviamo le altre due sale che sono dedicate alla civiltà dei Dauni, abitanti della Puglia settentrionale in età preromana, e alla peculiare collezione di stele daunie unica nel suo genere.
Sono una Boomer intrappolata nel corpo di una Millennial a cui piace scrivere. Ho un background variegato, sono eclettica e la semplicità non sempre fa parte di me (fortunatamente). Ho qualche laurea che attesta la mia specializzazione nel settore food, ma la verità è che mi piace comunicare il cibo in ogni sua forma, mi occupo di formazione, adoro la cultura coreana, la musica underground e vorrei essere perennemente affetta dalla sindrome di stendhal. A livello associazionistico, ricopro il ruolo di Responsabile Comunicazione, Marketing, Ufficio Stampa e Social Media Manager di Slow Food Roma & MULTI, viaggio alla scoperta delle culture e cotture che ci uniscono, evento a cura di Slow Food Roma & Lucy – Sulla cultura, ormai alla sua seconda edizione. Ho collaborato con media territotiali e riviste on line, ma Hermesmagazine è stata l’opportunità per entrare a far parte di una vera e propria redazione giornalistica ed avere uno spazio dove esprimermi e permettere alla mia natura dinamica di captare nuovi stimoli e trasformarli in occasioni per imparare e superare i miei limiti.