Siamo a Lecce, in Puglia. Non distante dal cimitero comunale, di fianco alla chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, è presente un antico edificio religioso costruito nel 1180. L’elegante chiostro che risale al XVI secolo è stato edificato con colonne binate ed è un’opera di Gabriele Riccardi. Di particolare bellezza è il pozzo centrale, impreziosito da un’edicola retta da colonne tortili di memoria berniniana. La facciata della chiesa è stata realizzata in stile barocco da Giuseppe Cino nel 1716, ma presenta una preziosa lunetta affrescata del Cinquecento. Da tutti questo edificio è conosciuto come Convento degli Olivetani.
Questo nome è dovuto alla presenza dei benedettini provenienti dal Monte Oliveto, i quali, giunti a Lecce nel 1494, hanno iniziato ad abitare questa struttura, decidendo di trasformarla secondo le proprie personali esigenze.
Il monastero degli Olivetani, a partire dall’Ottocento, è stato acquisito dal Comune di Lecce che lo ha utilizzato prima come sede di uffici pubblici e poi come ospizio per i mendicanti. Successivamente la struttura è stata affidata all’Università di Lecce che ha ristrutturato gli ambienti e trasformato il complesso in un centro culturale, al quale si può accedere in un clima di assoluto silenzio. I visitatori sono accolti da un imponente albero di noce e da un agrumeto, situati al termine di un viale ricco di arbusti.
Oltre alla sua bellezza architettonica, di particolare interesse continuano a essere le numerose tracce di affreschi, rimaste impresse sui muri proprio per rappresentare e ricordare alcuni episodi di vita monastica.
Per dare avvio a un progetto di valorizzazione turistica dell’edificio, in collaborazione con il Dipartimento di Beni Culturali e con il FAI (che ha in gestione la Chiesa), è stato messo a punto un progetto di visite guidate gratuite a questo monastero, che oggi, è una delle sedi più note dell’Università del Salento: assieme alla Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, rappresenta un importante riferimento identitario per la comunità leccese e richiama numerosi visitatori interessati all’aspetto storico-monumentale. L’iniziativa è del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo dell’Ateneo salentino, che ha la propria sede all’interno del Monastero.
Intorno a questo edificio, oltre all’interesse storico e culturale, aleggia una leggenda raccontata in particolare dagli anziani per destare curiosità. Un gioco di furbizia fra un monaco, Placido da Otranto, che tentava di sfuggire al suo destino, e la Morte. In questo gioco quest’ultima ebbe la meglio, perché come dice un proverbio: a tutto c’è rimedio tranne che alla…morte.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.