Quest’estate ho avuto la fortuna di visitare un luogo in cui non ero mai stata, pur trovandosi non molto distante da casa mia. Sconosciuto ai più, proprio per questo desidero parlarvene sperando di invogliarvi a raggiungerlo al più presto. Lo so, avete ragione, per il momento non ci è possibile spostarci liberamente, ma sognare ad occhi aperti è ancora possibile, giusto? Allora lasciatevi guidare e non ve ne pentirete.
Siamo nell’Oltrepò Pavese, più precisamente a Sant’Alberto di Butrio, frazione di Ponte Nizza in provincia di Pavia. Per poterlo raggiungere ci troveremo completamente immersi nella natura. L’eremo, infatti, si trova in un complesso di monti, tra verdi pascoli, abeti, castagni e querce. Per questo possiamo goderci una meravigliosa atmosfera di pace e tranquillità.
La storia dell’eremo
Fonte foto: paviafree.it
Dobbiamo ringraziare proprio Sant’Alberto per l’esistenza di questo posto, perché secondo la leggenda l’eremo fu a lui dedicato nell’XI secolo, dopo che egli guarì miracolosamente il figlio muto del Marchese di Canasco. Quest’ultimo, per ringraziarlo, fece edificare in suo onore un’intera Abbazia dedicata alla Madonna. Proprio per questo, la gente del posto suggerisce ancora di andare a pregare Sant’Alberto nel caso in cui un bambino faccia fatica ad iniziare a parlare.
Nell’abbazia soggiornarono personaggi storici importantissimi, come per esempio Edoardo II il Plantageneto d’Inghilterra. Egli, che era omosessuale, per nascondersi fece credere di essere morto in battaglia. Nell’abbazia infatti è esposta la targa della sua prima tomba. Altri personaggi importanti furono Federico Barbarossa e Dante Alighieri.
Un personaggio di grande importanza per l’eremo fu frate Ave Maria che visse nell’abbazia dal 1923 al 1964. Al suo interno si trova ancora la camera in cui egli alloggiò.
La storia di frate Ave Maria
Cesare Pisano nacque il 24 febbraio 1900 a Pogli di Ortovero nei pressi di Savona. Ebbe un’infanzia spensierata, ma purtroppo un giorno ebbe un terribile incidente. Giocando con i suoi amici, trovarono un fucile che pensavano fosse scarico e per gioco partì un colpo involontario che colpì il piccolo Cesare, rendendolo cieco per sempre. Fu in seguito ospitato in un istituto da Don Luigi Orione e nel 1923 andò a vivere nell’eremo di Sant’Alberto. Don Orione scelse di dargli questo nome, perché si accorse della sua devozione verso la Madonna. Frate Ave Maria era una persona molto umile e buona, saggia e benvoluta da tutti. In tanti infatti desideravano incontrarlo per edificarsi alla sua conversione e trarne beneficio.
Nel gennaio 1964 venne trasportato all’ospedale di Voghera, dove morì il 21 gennaio e venne proclamato Santo dal popolo. Le sue spoglie si trovano nell’eremo che per questo è diventato meta di pellegrinaggio.
Come raggiungere l’eremo
Autostrada MI-GE, uscita Casei Gerola. Seguite per Voghera, poi per Salice Terme e proseguite per Varzi. Quando entrerete nel comune di Ponte Nizza, troverete le indicazioni per Sant’Alberto.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.