La nascita del walkman: i primi passi della musica

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Con la nascita del Walkman nel lontano 1979, la musica iniziò letteralmente a fare i primi passi

Oggi non c’è gesto più comune che infilare gli auricolari e scegliere il proprio brano preferito. Sull’autobus, in macchina, durante l’allenamento. Un rito semplice e frequente che ripetiamo più volte durante il giorno, spesso senza neppure rendercene conto. Non è sempre stato così. Prima del 1979 la musica era chiusa nelle quattro mura di casa, dei negozi, dei bar. Potevamo fischiettarla, canticchiarla o rubarla passeggiando per le strade da qualche finestra aperta, ma l’idea di poterla portare con noi non ci sfiorava neppure.

L’idea

Proprio questa idea ha illuminato la mente dei tre creatori che hanno prodotto per la Sony il primo walkman: Akio Morita, Masaru Ibuka e Kozo Ōsone. Il modello di lancio era blu e argento, in vendita in Giappone dal 1° Luglio del 1979. Negli Stati Uniti uscì solo l’anno successivo. Un’ombra si posa però su questo merito. Sembra infatti che un tal Andreas Pavel, inventore tedesco, abbia rivendicato la paternità dell’idea costringendo la Sony a convenire ad un pesante accordo extragiudiziale.

Come ogni innovazione che si rispetti anche il walkman è nato da un’esigenza. La storia narra che il presidente della Sony Akio Morita abbia chiesto inizialmente un prototipo per poter ascoltare musica lirica durante un volo transoceanico e per salvarsi le orecchie dal rumoroso rock per cui andavano matti i suoi figli. Condividere un ambiente non significava più dover condividere anche la musica. Ognuno era libero di vivere i propri momenti scegliendo la colonna sonora più adatta al suo modo di sentirsi.

Dalla richiesta di Akio Morita è nata una prima versione ispirata al registratore a cassette usato dai giornalisti, il Sony Pressman, sostituendo però la funzione di registrazione con quella di riproduzione. Sembra, tuttavia, che le batterie realizzate su misura non abbiano avuto l’efficacia sperata, o che il team per la fretta abbia imbarcato per errore delle cassette vuote, quindi parrebbe che Akio non sia riuscito a realizzare il suo desiderio durante il volo. Ma la Sony si, ha preso il volo.

Il walkman: un vero riscatto per la Sony

L’invenzione della “musica da asporto”, della “street music” come forse la chiameremmo oggi, ha permesso infatti all’azienda di risollevarsi dopo il flop dei nastri Betmax degli anni ’70 sbaragliati dalla concorrenza dei VHS della JVC. La partenza non sembrava promettere bene, i 3000 pezzi venduti inizialmente non permettevano infatti di compensare il prezzo relativamente basso ma una campagna pubblicitaria aggressiva e innovativa ha dato il giusto slancio.

Una pubblicità innovativa

I dipendenti della Sony andavano in giro per le strade a mettere cuffie in testa ai passanti per condividere con loro l’esperienza dell’ascolto. La genialità della campagna ha avuto il successo meritato: presto il walkman ha conquistato il mondo trovando nomi diversi a seconda delle nazioni: Soundabout negli Stati Uniti, Freestyle in Svezia e Stowaway nel Regno Unito. Una rivoluzione di dimensioni inaspettate aveva cambiato la musica. Chiunque poteva avere con sé le proprie colonne sonore preferite, chiunque era libero di godere delle vibrazioni della musica senza dover necessariamente condividere un’esperienza spesso intima e profonda.

L’effetto walkman

Un cambiamento di questa portata ha inevitabilmente influenzato lo stile di vita dei ragazzi prima, maggiori utilizzatori all’esordio della novità, e degli adulti poi. Il professor Shuhei Hosokawa ha dato un nome alle conseguenze che aveva già previsto a livello sociale. “Effetto walkman” è infatti il neologismo che ha scelto per indicare il cambiamento del paesaggio urbano scaturito dall’utilizzo del nuovo dispositivo che ha reso le persone meno coinvolte dall’ambiente circostante, meno inserite nel contesto e sempre più focalizzate sulla propria zona, su sé stessi e sul piccolo spazio attorno a sé.

Basta salire su un pullman oggi o semplicemente passeggiare per la strada per rendersi conto che l’effetto walkman non solo è ancora presente ma si è esponenzialmente diffuso con l’aumentare di dispositivi che attirano la nostra attenzione strappandoci di fatto dal mondo circostante. Ma l’effetto di ogni strumento dipende dall’uso che se ne fa, intingiamo allora il cuore nel dolce fascino degli anni ’80 imparando almeno, come i ragazzi di allora, a dividere la nostra canzone preferita con chi amiamo tenendo all’orecchio “una cuffietta per uno”.